«Anche una lunga marcia comincia con un passo. Lo ha detto un esperto di lunghe marce» – ha scritto su Facebook Giovanni Toti, citando Mao Tse-tung, dopo avere ricevuto l’incarico da Berlusconi di rivoluzionare Forza Italia. Bisogna vedere dove questa marcia arriverà.
Al suo debutto in politica, nei primi mesi del 2014, l’ex direttore di Studio Aperto e di Tg4 era stato accolto come il delfino di Berlusconi. Carica non ufficiale e, nei fatti, di breve durata. A metà 2015 Toti aveva vinto le regionali in Liguria e almeno da allora era iniziato il suo scontro, duro e sempre più esplicito, con parte dell’establishment del partito. Non piaceva alla corte di Arcore il fatto che il governatore in Liguria potesse contare sull’appoggio della Lega ben oltre gli ambiti di giunta e consiglio, si costruisse una propria lista civica e fosse regolare ospite alle manifestazioni identitarie del Carroccio. E soprattutto che proponesse a Berlusconi di introdurre forme di democrazia interna che avrebbero inevitabilmente messo in discussione posizioni acquisite. Toti aveva da subito e più volte proposto il ricorso alle primarie in Forza Italia, prima come ultima ratio nel caso di incertezza sulle nomine poi in misura sempre più estesa. Insieme al rifiuto dello stato maggiore ogni volta aveva dovuto incassare quello del comandante in capo.
Ora, a due settimane di distanza dalla convention indetta a Roma dal governatore ligure per costruire un nuovo contenitore del centrodestra sostituivo di Forza Italia, Berlusconi ha ceduto alla richiesta del suo ex delfino: le ripetute sconfitte che hanno portato il partito azzurro, negli anni, sempre più vicino all’irrilevanza devono avere convinto l’anziano tycoon a tentare l’ultima carta, il rinnovamento di Forza Italia.
L’incarico di Berlusconi prevede che Toti sia affiancato da Mara Carfagna nella guida della fase di transizione e nel coordinamento del lavoro per il congresso. Non solo, Toti e Carfagna dovranno elaborare le loro proposte insieme ad Antonio Tajani, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. Una gabbia, sembrerebbe, destinata a contenere le energie del rivoluzionario azzurro.
Come reagiranno i notabili del partito alle proposte di Toti e Carfagna? Per ora si sa che, almeno nelle intenzioni di Toti, le cariche interne verranno rimesse in discussione e affidate al voto dei cittadini, o con le primarie o con i congressi, a partire dal livello comunale. Se questo proposito verrà mantenuto molti saranno ostili al nuovo corso ma non c’è nulla di scontato. In Liguria non solo la deputata spezzina Manuela Gagliardi vede nella nomina di Toti «l’anno zero» e l’inizio di «una nuova storia», con «la fine delle scelte calate dall’alto, con più democrazia, amministratori locali e giovani» e quello genovese Roberto Cassinelli loda l’idea di avere affidato la riforma del partito a «persone perbene, capaci, esperte, le persone giuste» ma il coordinatore ligure Sandro Biasotti, che il 20 luglio scorso, all’assemblea regionale di Forza Italia, aveva annunciato di essere stato riconfermato nella carica da Berlusconi, esprime «grande soddisfazione» per l’incarico di Toti. Non solo.
Biasotti aveva inviato a Berlusconi cinque giorni fa, lettera pubblica in cui si proponeva la soluzione poi adottata. Ecco il testo.
«Caro Presidente, anche io penso che F.I. abbia perso il suo ruolo propulsivo ed attrattivo, e allora mi permetto di invitarti non a fare un passo indietro o di lato ma a farlo in alto come merita la tua incredibile persona e storia. Dovresti occuparti di politica europea e mondiale e lasciare ai tuoi dirigenti l’effettiva operatività politica. Tu saresti sempre il presidente a vita ed il finanziatore secondo le leggi ed in più avendo le tv saresti sempre “ molto “ ascoltato. D’altronde è da anni che dici di non volerti occupare di scelte e decisioni del partito ed hai fin troppo delegato a terzi. Dovresti nominare subito un comitato dandogli i poteri di scrivere le nuove regole per un democratica scelta del coordinatore politico di F.I. con primarie aperte a tutti da tenersi entro Ottobre c.a. E poi subito dopo primarie per tutti gli altri ruoli. Io nominerei in questo comitato figure con cariche istituzionali, quindi Tajani, Bernini, Gelmini, Carfagna, Cesa, e Toti».
«Toti certamente non ha da tempo aiutato il nostro partito e soprattutto in queste ultime elezioni europee, ma non è un traditore , ti vuole bene anche se è troppo critico ma è un valore aggiunto che non dobbiamo perdere e/o regalare ad altri. Se rimaniamo fermi e non diamo una vera scossa rischiamo l’estinzione e quando sento Salvini e La Meloni che non vogliono più allearsi con te io sto male sapendo come tu invece li hai aiutati quando erano in difficoltà; loro non lo faranno più con te».
«Pensa se Salvini aprisse e desse posti certi in parlamento ai nostri deputati del centro e del sud ( la Lega minimo quadruplicherà i seggi ) e se garantisse a Toti ( separato da noi) un po’ di posti al nord. Rimarremmo veramente in pochi. Invece io credo che potremmo avere grandi spazi al centro politico ma solo con una rivoluzione e dopo vedrai che saranno i nostri ex soci a cercarci perché il centro destra sarà sempre vincente. Io addirittura proporrei alle primarie anche un nuovo nome al nostro partito per dare proprio idea di un nuovo corso “ Altra Italia “ Partito Popolare Italiano” io al gruppo avevo proposto “ Partirò Moderato Italiano PMI “ che richiama la piccola e media impresa».
Resta poi da vedere la cosa più importante: il partito rinnovato che cosa proporrà agli elettori? Toti (come anche Berlusconi, del resto) parla di una grande casa capace di ospitare liberali, popolari cattolici, riformisti e di dialogare con i ceti produttivi. E di una formazione alleata della Lega ma non subalterna a Salvini. Tra Lega e Forza Italia, però, il rapporto di forza di una ventina di anni fa si è ribaltato, al momento il partito azzurro e Fratelli d’Italia a fianco della Lega sarebbero due gatti a passeggio con una tigre. Situazione precaria e scomoda, per i gatti. Una proposta politica nuova, liberale, di fronte allo statalismo della Lega potrebbe rivitalizzare l’area di centrodestra e il Paese. Bisogna vedere in quale misura il nuovo partito potrà avanzare e sostenere idee veramente originali e diverse da quelle del potente alleato e non essere costretto a presentarsi come una sua copia sbiadita e rimpicciolita. (Sempre che Lega e M5S rompano l’alleanza).
Insomma, molte sono le incognite che Toti dovrà affrontare nella sua lunga marcia, moltissime le avversità, non pochi i nemici, dentro e fuori il partito. Del resto, lo aveva detto lo stesso Mao Tse-tung: «La rivoluzione non è un pranzo di gala».