Il botta e risposta tra maggioranza e opposizione sui fondi per la Gavoglio, in parte spostati dalla giunta del Comune di Genova per accelerare sulla nuova sede dei vigili urbani in via Canevari, continua.
Il Pd ha presentato tre identiche mozioni in consiglio municipale, consiglio comunale e consiglio regionale perché ritiene «inaccettabile sul profilo del metodo e del merito – dice la capogruppo in consiglio comunale Cristina Lodi – non è stato interpellato il Municipio, inoltre si usano fondi stanziati dal governo per quel progetto e non per altro».
La riqualificazione dell’ex caserma Gavoglio è stata finanziata con 6,4 milioni dal Patto per Genova dal governo Renzi e da 920 mila euro di fondi Ue. Entrambi vanno impegnati entro una certa data: i primi mesi del 2020 quelli Ue e il 31/12/2018 quelli del patto .
L’assessore ai Lavori pubblici Paolo Fanghella ribatte: «Si tratta soltanto di una partita di giro, abbiamo anticipato sul 2017 l’impegno che era previsto per il 2018 sulla sede dei vigili, dirottando i fondi previsti sul ponte don Acciai, a sua volta coperto da quelli per la Gavoglio, l’anno prossimo tornerà tutto come prima».
Il tempo stringe: servono interventi immediati per mantenere i tempi del finanziamento. «Avevamo attivato un percorso partecipato – ricorda Stefano Bernini – e presentato il progetto preliminare, che poneva la giunta di fronte a una scelta, se seguire la volontà del quartiere di attuare grandi demolizioni oppure minori interventi». Ora occorre fare questa scelta e predisporre il progetto esecutivo che dovrà andare a gara, «ma se, come ipotizzabile – aggiunge Bernini – in alcune aree sarà prevista l’attività di soggetti privati, come gli artigiani o associazioni sportive, occorre che la Regione dia l’ok al Piano urbanistico operativo».
«Non vorremmo che questa giunta privasse i Municipi dei loro poteri consultivi, visto che non sono stati interpellati per questo cambiamento – aggiunge Gianni Crivello della lista Crivello – il piano triennale delle opere pubbliche si costruisce con la loro collaborazione».
Il sottofondo politico, lo evidenzia il consigliere Alberto Pandolfo «è il valore che la maggioranza dà al progetto della Gavoglio, tenendo conto che tra le promesse elettorali di Bucci c’è proprio il Lagaccio come valletta dello sport. Ci preoccupa inoltre la modalità di azione, che non ha previsto la consultazione di Municipio e associazioni».
Anche i consiglieri regionali hanno presentato la mozione: «La Regione non può chiamarsi fuori – dice Giovanni Lunardon – visto che dovrà dare il proprio ok al Piano urbanistico operativo e visto che tra Bucci e Toti pare esserci un rapporto – ironizza – sarebbe utile se Bucci sollecitasse Toti, eventualmente anche a rimettere ciò che è stato tolto, se i soldi il Comune non li avesse».
Il Pd chiede che entro la prossima seduta di bilancio (il preventivo 2018) la situazione venga ripristinata.
C’è anche un’altra preoccupazione: «Il fondo di riserva è già stato eroso sino a un milione e siamo solo a metà luglio – sottolinea Alessandro Terrile – vigileremo anche su questo».
Tuttavia per l’assessore Fanghella è tutto molto più complicato: «I rivi che attraversano la caserma la rendono zona rossa, per cui le previsioni iniziali sulla spesa sono sottostimate, i fondi europei per il parco sono insufficienti. Inoltre occorre un’importante opera di deforestazione. Sia chiaro non sto pensando a un’altra strada per la Gavoglio, ma per far capire la situazione per esempio anche sul ponte don Acciai potrebbero esserci dei problemi: è cambiata la normativa antisismica lo scorso luglio e il progetto dovrà essere rivisto». Fanghella rincara la dose: «I rivi sotto la Gavoglio non sono mai stati censiti», basta però fare una rapida ricerca sul web per trovare uno studio piuttosto approfondito sul rio Lagaccio, il rio Cinque Santi e il rio Granarolo fatto dall’urbanlab del Comune. Siamo in attesa di una risposta ufficiale dell’assessore.
Fanghella punta il dito nuovamente sulla giunta Doria: «Abbiamo ereditato un buco di 185 milioni dovuto alle mancate corresponsioni ad Amiu, c’è davvero poco margine di manovra».