La notizia l’ha data Roberto Maroni dal palco del convegno dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure durante lo spazio dedicato ai governatori delle Regioni e condiviso con Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) e Giovanni Toti (Liguria): dal 2017 il world manufacturing forum avrà sede stabile in Lombardia. «Abbiamo fatto un accordo sulla banda ultra larga per 450 milioni, ma spesso dimentichiamo che prima del digitale c’è il manifatturiero, devo ancora trovare il luogo, forse sul lago: la certezza è che nel maggio prossimo gli esperti di manifattura di 50 Paesi del mondo saranno nella nostra regione».
Maroni elogia il modello Lombardia che, a suo parere, dovrebbe essere esportato anche nel resto d’Italia, visti i numeri: l’amministrazione regionale paga i fornitori entro 25 giorni e presenta a sua volta ai propri fornitori un codice etico da sottoscrivere per pagarli nei termini previsti dal contratto. «Un modo corretto di fare pubblica amministrazione – dice il governatore lombardo Roberto Maroni – noi siamo troppo virtuosi, poi qualcuno se ne approfitta. Il residuo fiscale, cioè la differenza tra quanto pagano i lombardi e quanto ricevono dallo Stato è di 54 miliardi, cioè un miliardo a settimana». Costi standard è la parola magica: «Sarebbe questa la riforma vera, se ci riusciamo noi non vedo perché non debbano farcela gli altri, anche lo Stato».
Le Regioni hanno contribuito alla spending review riducendo le spese di 4 miliardi di euro. Stefano Bonaccini, ha tagliato di 15 milioni i costi della politica, azzerando i fondi ai gruppi consiliari. Giovanni Toti invece lancia una provocazione dal palco: «Sono contrario alla corsa della riduzione degli stipendi della politica, ma favorevole allo spoils system. Ho spesso difficoltà a scegliere il meglio del mercato perché gli stipendi calmierati della Regione non mi permettono di essere competitivo rispetto a un privato, vorrei scegliere una persona di cui ho fiducia e che risponda a me o poter cacciare in tre mesi chi non è in grado. Questa è assunzione di responsabilità».
Bonaccini ribatte: «C’è però anche una mission: il nostro esempio di aver ridotto in 8 mesi il 98% delle prenotazioni sanitarie di prima fascia entro un termine di 30-60 giorni alla richiesta, è stato realizzato con gli stessi dirigenti di prima».
Il solco che si è aperto con il cittadino che pensa solo che i politici siano dei privilegiati, è pericoloso, un distacco che rischia di essere difficilmente incolmabile. Proprio per contrastare questa tendenza la conferenza delle Regioni all’unanimità ha già dato l’ok a 11 pareri affinché il governo possa riformare la P.A.
«Siamo un Paese squilibrato – dice Bonaccini – in sanità l’aumento del Fondo sanitario nazionale non ha corrisposto a un miglioramento della qualità e della quantità dei servizi, bisogna agganciarsi ai costi standard. Con le centrali di acquisto uniche si potrà risparmiare parecchio».
C’è un noto bisogno di riforme: «Dobbiamo valutarle nel merito – ricorda Toti – il tema centrale è la semplificazione del meccanismo legislativo e la governance del nostro Paese, la riforma delle Province per esempio ha avviato un percorso di semplificazione, ma per alcuni ha rallentato un percorso di crescita».