Nel periodo 2024-2028 in Liguria serviranno circa 94mila lavoratori: di questi circa 83mila (88%) serviranno a rimpiazzare gli occupati in uscita dal mercato del lavoro, mentre circa 11 mila unità riguarderanno nuove assunzioni per expansion demand.
A dirlo è un nuovo rapporto “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine”, elaborato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il ministero del Lavoro: il report analizza lo scenario previsivo sui fabbisogni occupazionali, professionali e formativi dell’economia italiana nel “medio termine”, cioè per l’orizzonte temporale del quinquennio 2024-2028.
Secondo lo studio, in tale periodo, il mercato del lavoro italiano potrà esprimere un fabbisogno compreso tra 3,1 e 3,6 milioni di occupati, a seconda dello scenario macroeconomico considerato. Infatti, lo stock occupazionale 2023 potrebbe crescere nel quinquennio da un minimo di 238mila unità nello scenario negativo fino a un massimo di 722mila occupati in un contesto più favorevole.
Le necessità di sostituzione dei lavoratori in uscita dal mercato del lavoro determineranno la gran parte del fabbisogno (2,9 milioni), pari ad una quota dell’80% nello scenario positivo e del 92% in quello negativo.
Le previsioni a livello territoriale dello scenario positivo evidenziano che la ripartizione del Sud e Isole è quella che concentra la maggiore quota di fabbisogni occupazionali, attorno a 1,1 milioni di unità nel quinquennio, pari al 30,4% della domanda totale. Segue l’area del Nord-Ovest, con un fabbisogno attorno a 1 milione di unità (il 27,8% del totale), il quale deriva però sostanzialmente dal contributo della Lombardia (oltre il 18% dell’intero fabbisogno nazionale). Le altre due ripartizioni contribuiscono ai fabbisogni totali in misura non molto diversa una dall’altra: 21,5% (782mila unità) il Nord-Est e 20,3% (737mila unità) il Centro Italia.
Le previsioni per la Liguria
Per il periodo 2024-2028 si stima in Liguria un fabbisogno di occupati di circa 94mila unità, come somma dell’expansion demand di 11mila unità e della replacement demand circa 83mila unità (pari ad una quota dell’88,1%).
Le professioni di alto profilo rappresenteranno il 37,8% del totale, una quota leggermente inferiore alla media nazionale, a favore di impiegati e professioni commerciali e dei servizi che copriranno il 35,3% del fabbisogno complessivo, mentre operai specializzati e conduttori di impianti si attesteranno intorno al 16% del totale.
In linea con questa distribuzione, a livello formativo si prevede che il 35,9% del fabbisogno occupazionale riguarderà personale in possesso di una formazione terziaria (in particolare medico-sanitaria, economica e ingegneristica) e al 49,9% sarà richiesta una formazione secondaria di secondo grado. +86mila unità).
I maggiori ingressi riguarderanno il settore dei Servizi alle persone (24.800 unità), seguito da Servizi alle imprese (18.600).