Tre giorni in cui Genova diventerà capitale dell’architettura internazionale: 120 invitati da 20 Paesi del mondo per il New Generations Festival, terza edizione.
«È il cuore della serie di eventi del nostro Big november – racconta il presidente dell’Ordine di Genova
Diego Zoppi – i principali nemici di Genova sono i genovesi. Spesso non si riconosce i molti meriti che questa città ha, da sempre moderna e innovativa sin da quando ha ideato il primo sistema finanziario. Una città che, nel confronto con altre aree metropolitane, sta giocando un ruolo importante. Noi come categoria riteniamo di dover intercettare ciò che le realtà urbane esprimono. Per confrontare quello che si fa dalle altre parti».
Per Zoppi il Festival consentirà un confronto che rappresenta anche un modo di capire dove sta andando la professione.
A organizzare la tre giorni (dal 26 al 29 novembre, nelle location del Palazzo della Borsa e del Museo di Sant’Agostino) è
Gianpiero Venturini (
Itinerant Office): «Sono tre i temi che abbiamo scelto per il Festival: “
city urgencies“, in cui si parlerà di governance urbana, di riattivazione di spazi pubblici e privati senza dimenticare le nuove tecnologie, “
architects ground zero” per comprendere l’evoluzione della professione, “
funding models” ovvero i nuovi modelli economici per sopravvivere facendo questo mestiere».
Il dialogo avverrà attraverso tavole rotonde, lecture, workshop ed eventi satellite come una rassegna cinematografica o itinerari architettonici non scontati: «Al termine delle giornate i film scelti commentano il tema dibattuto – racconta
Ibleto Fieschi, presidente della Fondazione degli architetti di Genova: proietteremo Lo zio di Brooklyn di Ciprì e Maresco, La casa elettrica con Buster Keaton, Playtime di Jacques Tati e La donna della domenica di Luigi Comencini. Altre iniziative saranno le visite guidate tutti i giorni dall’una alle tre: piazza Sarzano, piazza Dante e piazza Piccapietra per ammirare le architetture fuori dal circuito turistico: nomi come Albini, Piacentini, Gambacciani, Morozzo della Rocca».
Adriano Magliocco, coordinatore della laurea magistrale all’
Università di Genova, sottolinea quanto sia problematico decidere di intraprendere la professione oggi: «La questione è molto rilevante e ci sta a cuore, l’architettura occupa spazio nei media come raramente ha fatto in passato, ma la situazione lavorativa è drammatica. Gli architetti sopravvivono grazie alla loro poliedricità: non solo nell’ottica di costruire volumi.
La laurea in architettura è culturale più che professionalizzante, dobbiamo capire che l’architetto è uno degli attori della trasformazione del territorio, per esempio io mi sono occupato della valutazione ambientale strategica, sono elementi che vanno rinforzati».
L’intero programma è consultabile cliccando
qui.