«Sono profondamente felice di finire il mio mandato con un comitato per il sì, siamo abituati ai comitati che sono contro qualcosa, e questo comitato risponde ai desideri di chi ha cuore il destino di Genova, fa parte di una visione e senza una visione la città non può avere un futuro». Così il presidente dell’Autorità Portuale genovese Luigi Merlo, a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, questa sera ha preso la parola dal tavolo dei relatori alla prima manifestazione pubblica del Comitato sì Blue Print, costituito dopo il ricorso al Tar presentato dallo Yacht Club e altre associazioni che non intendono accettare il trasferimento delle loro strutture che permetterebbe la realizzazione del progetto.
L’idea di un comitato per il sì viene dai nuovi renziani del Pd – è una delle loro prime iniziative pensate per aprire, anche fuori del partito, la discussione sul futuro della città – e ad organizzare l’incontro pubblico, al BiBI.Center di via XX Settembre, sono state tre esponenti di quest’area, Giorgia Mannu, al tavolo dei relatori, Claudia Basso e Milena Laviosa. Numerosi i nuovi renziani presenti all’incontro, tra il pubblico, tra cui Simone Regazzoni, Victor Rasetto, Michele Malfatti, ma si notano anche renziani per così dire tradizionali, come Pippo Rossetti, e Renzo Miroglio e l’assessore comunale Emanuele Piazza, entrambi al tavolo dei relatori. L’altro relatore – insieme a Mannu, Merlo, Miroglio e Piazza – è Ivano Bosco, segretario della Camera del Lavoro di Genova e fortemente interessato al futuro delle riparazioni navali. Presenti anche Pd non renziani, in prima fila siede il segretario provinciale del partito, Alessandro Terrile, che renziano non è stato mai, e anche cittadini che non militano nel partito di Renzi.
Il Blue Print donato alla città da Renzo Piano, spiegano gli esponenti del comitato, è un progetto che ripensa il water front di Genova, estende l’affaccio sul mare della città coniugando imprenditoria navale e turismo. Di fatto è la prosecuzione naturale, verso Levante, di quel Porto Antico che, riqualificato su disegno dello stesso Piano, ha dato avvio all’attività turistica a Genova, una volta sostanzialmente assente nel capoluogo. Se dal 2016 non partirà il piano di ricollocazione delle barche nei circoli, secondo il comitato, le aziende delle riparazioni navali faranno altre scelte, si svilupperanno a Marsiglia e Piombino, e Genova non avrà più speranze. Perderà migliaia di posti di lavoro per non creare disagi ai velisti, costringendoli a spostarsi di qualche centinaio di metri.