“L’assedio di Gerusalemme. 1099. I crociati conquistano la Città Santa” di Antonio Musarra (Carocci Editore) ci racconta lo svolgimento della prima crociata (1096-1099) con focus sull’assedio e la conquista di Gerusalemme.
Il libro ci porta nel cuore dell’assedio di Gerusalemme nel 1099, tra le torri d’assalto, le macchine da guerra, i guerrieri, la polvere e il sangue, fino alla conquista finale. E ci spiega la strategia della Chiesa e del Papa promotore della prima crociata, Urbano II, che nel 1095, durante un sermone tenuto al Concilio di Clermont, invocò la spedizione per liberare la Terra Santa e Gerusalemme dal dominio musulmano, rispondendo anche alle richieste di aiuto dell’Impero Bizantino per contrastare l’avanzata dei turchi selgiuchidi. Per il Papa si trattava di riconquistare Gerusalemme e i luoghi sacri finiti sotto il dominio dei selgiùchidi che impedivano ai cristiani l’accesso ai luoghi santi. Ma non solo. Ristabilire la cattolicità nei luoghi caduti nelle mani degli infedeli voleva dire per la Chiesa recuperare i confini della cristianità e anche riaffermare il proprio potere nei confronti dell’impero. Il progetto di una crociata promossa direttamente dal Papa si inseriva in una più vasta strategia di rinnovo della Chiesa e di rigenerazione della società.
Musarra ci guida in questo complesso intreccio di forze, ideali, interessi, fede e potere, ma ci stimola anche a gettare uno sguardo oltre le vicende della prima crociata. Perché Gerusalemme è stato al centro di 118 conflitti (dato fornito da Eric H. Cline). È stata completamente distrutta almeno due volte, assediata ventitré volte, attaccata altre cinquantadue volte, e conquistata e riconquistata quarantaquattro volte.
È città sacra per tre religioni, ebraismo, cristianesimo e islam, ma la prima battaglia documentata finalizzata alla sua conquista risale al 1350 a.C. circa. Non è la rivalità dei tre monoteismi a spiegare perché Gerusalemme fosse già al centro di tanta tensione. Cristianesimo e islam erano ancora lontani da venire ma la città era già uno dei luoghi più contesi della storia. Eppure non era un centro di scambi commerciali, è anche lontana dal mare, non era una base strategica dal punto di vista militare, è stata un centro commerciale di grande importanza religiosa e politica ma per la presenza del tempio che attraeva pellegrini e visitatori da tutto il mondo. E prima del tempio? Sembra che la sua potenza spirituale e mitologica affondi le radici in culti pre-monoteistici.
Ma come, ci domandiano noi, si è formata la sua dimensione identitaria ? Forse perché Gerusalemme, come altri siti diventati sacri, pensiamo a Uluru (Ayers Rock) in Australia è sorta su una roccia. Queste isole di pietra che sorgono in un mare di pianure diventano simbolicamente potenti e catalizzatori di miti, culti e identità perché dominano il paesaggio, e sembrano eterne, immobili mentre tutto intorno cambia. La loro stabilità è misteriosa e può caricarsi di sacralità. Poi sono intervenute le tre grandi religioni, e poi i nazionalismi, gli Stati …