Non solo cambiamenti climatici: a rendere il suolo cittadino ancora più caldo, soprattutto nei periodi estivi, contribuisce in gran parte anche il consumo di suolo che, nel 2022, accelera a livello nazionale arrivando alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo e avanzando, in soli dodici mesi, di altri 77 km2, oltre il 10% in più rispetto al 2021.
Il Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023“, pubblicato dall’Ispra con cadenza annuale dal 2013, per la sua decima edizione diventa un prodotto Snpa. È stato presentato all’assemblea nazionale dell’Anci. Pubblicate le nuove stime sul suolo consumato per tutti i comuni italiani, ottenute grazie alla nuova cartografia che aggiorna e rivede l’intera serie storica sulla base delle nuove immagini satellitari ad alta risoluzione. Ad accompagnare il rapporto anche il primo Atlante del consumo di suolo che riunisce le nuove mappe dettagliate del fenomeno a livello nazionale e locale.
Le città diventano sempre più calde: nei principali centri urbani italiani, la temperatura cresce all’aumentare della densità delle coperture artificiali, raggiungendo nei giorni più caldi valori compresi tra 43 e 46 °C nelle aree più sature e seguendo andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante. In media, la differenza di temperatura del suolo nelle aree urbane rispetto al territorio rurale è di 7,8°C in Liguria con punte di di 9,2°C alla Spezia e di oltre 8,3°C a Genova.
Questa tendenza si riscontra anche analizzando le due fasce altimetriche e risulta più accentuata nelle aree a quota più alta: a livello nazionale, nella fascia di altitudine
minore di 200 m le aree urbane mostrano una differenza di temperatura di 3,8°C rispetto alle aree rurali, in particolare in Trentino-Alto Adige, Lombardia e Liguria, e tale
differenza supera i 4°C nella fascia 200-600 m.
I costi nascosti ad oggi dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici ricalcolati in base ai nuovi dati sono 9 miliardi di euro in Italia ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.
In 15 regioni il suolo consumato stimato al 2022 supera il 5%, con l’Abruzzo ultima regione a superare la soglia appena citata. I valori percentuali più elevati rimangono quelli della Lombardia (12,16%), del Veneto (11,88%) e della Campania (10,52%). Come per il caso nazionale, anche le stime regionali sono state revisionate e aggiornate, riuscendo in questo modo ad escludere dal computo superfici da non considerare consumate. Non cambia, tuttavia, l’ordine delle regioni: alle prime tre, seguono Emilia-Romagna, Puglia, Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Liguria, con valori sopra la media nazionale e compresi tra il 7 e il 9%.
Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno, sono avvenuti nelle regioni Lombardia (con 908 ettari in più), Veneto (+739 ettari), Puglia (+718 ettari), Emilia-Romagna (+635), Piemonte (+617). La Valle d’Aosta è la regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 22 ettari alla sua superficie consumata. Tra le altre, solo la Liguria (+33 ha) ha contenuto il suo consumo al di sotto di 50 ettari, mentre Molise, Umbria e Calabria hanno avuto incrementi inferiori ai 100 ettari.
Tra i comuni virtuosi spiccano tra i comuni grandi con più di 50 mila abitanti Ercolano in Campania (solo 0,2 ettari consumati in più nel 2022), tra i comuni medi, Montale in Toscana (0 ettari in più) e San Martino Siccomario in Lombardia tra i comuni con meno di 10.000 abitanti (0,2 ettari in meno). Tra i capoluoghi delle città metropolitane risparmiano suolo Genova, Reggio Calabria e Firenze.
La logistica e la grande distribuzione organizzata, che rientrano tra le principali cause di consumo di suolo in Italia, nell’anno appena trascorso toccano il massimo dal 2006, con un picco di crescita superiore ai 506 ettari concentrato nel Nord-Est del Paese, con oltre 1.670 ettari (il 5,8% del totale del consumo di suolo dell’area), seguito dal Nord-Ovest con 1.540 ettari (6.1%) e il Centro (940 ettari; 4,7%).
Una misura dell’efficacia del consumo di suolo in relazione alle esigenze demografiche è offerta da diversi indicatori. In termini di suolo consumato procapite, i valori regionali più alti risentono della bassa densità abitativa tipica di alcune regioni. Il Molise presenta il valore più alto (598 m2/ab) quasi 20 m2 in più rispetto allo scorso anno e di molto superiore al valore nazionale (362 m2/ab), seguita da Basilicata (588 m2/ab) e Valle d’Aosta (569 m2/ab). Lazio, Campania, Liguria e Lombardia presentano i valori più bassi e al di sotto del valore nazionale.
Limitandosi alla crescita annuale, risaltano anche in questo caso i valori elevati della Sardegna (3,39 m2/ha), quasi il triplo del dato nazionale sul consumo di suolo procapite (1,20 m2/ab). Mentre in Liguria si registra il valore più basso (0,22 m2/ab).
Per quanto riguarda il consumo di suolo annuale netto in ettari (incremento 2021-2022) a livello comunale i primi tre comuni della Liguria sono Sarzana con 4,49 ettari, Vado Ligure con 4,47 ettari e La Spezia con 4,38.
La percentuale di suolo consumato in percentuale alla superficie comunale nel 2022 vede in testa San Lorenzo al Mare (37,2%), Diano Marina (33,3%) e Vallecrosia (32,9%).