“Scenario internazionale, storia, ‘pensiero unico’, partiti politici, giornali, giustizia penale. Le molteplici prospettive d’inquadramento e lo sforzo di una lettura critica sono le caratteristiche di questa raccolta di saggi nel trentennale dell’inchiesta ‘Mani Pulite’. Esso offre lo spunto per riflettere sul dominante blocco culturale – il cosiddetto mainstream dei giorni nostri – ovvero il frutto avvelenato di quella che Indro Montanelli definì ‘un’infame abdicazione’: quella del giornalismo nei confronti della magistratura”. Così Alessandro Bernasconi, presenta nell’introduzione il volume “Mani pulite-Governo dei giudici, pensiero unico 1922 – 2022” di cui è curatore.
Luni Editrice ha pubblicato “Mani pulite” nella collana, “Contemporanea”, diretta da Ester Capuzzo e Giuseppe Parlato).
Il libro ha il pregio fondamentale di esaminare il fenomeno Mani pulite come un prisma, dove ogni faccia viene osservata e descritta da uno specialista, in certi casi uno dei protagonisti della vicenda: i contributi sono dello stesso Bernasconi, avvocato e professore di diritto, Zeffiro Ciuffoletti, professore di Storia sociale della Comunicazione, i giornalisti Filippo Facci, Luca Fazzo, Ugo Finetti e Stefano Zurlo, Igor Pellicciari, professore di Storia delle Istituzioni e Relazioni internazionali, Salvatore Scuto e Giulio Spazzali, avvocati, Piero Tony, magistrato.
Questo lavoro collettivo cerca di fornire al lettore elementi perché possa rispondere a domande che molti si pongono da decenni: Mani pulite ha avuto origini solo interne o è stata in qualche modo eterodiretta? Quanto la vicenda di Tangentopoli ha davvero inciso sulla nostra democrazia? Come e perché il Pci-Pds è stato solo sfiorato dalla vicenda giudiziaria? Come si comportarono i pubblici ministeri? Quale fu il ruolo dei media? Fu intaccato l’equilibrio dei poteri dello Stato?
Gli elementi forniti dal volume sono in gran parte tali da consentire al lettore di costruirsi una rappresentazione realistica, almeno a nostro avviso, del fenomeno. Elementi del resto spesso confermati dalla cronaca di questi anni e, nel caso che il lettore sia giornalista con un minimo di pratica del settore giudiziario, dall’esperienza professionale. Solo due domande ci sembra che non trovino sufficiente risposta nei contributi del volume: una è quella relativa al Pci-Pds: la ricostruzione proposta è verosimile ma dovrebbe fornire più dati di fatto per essere considerata vera in modo incontestabile, l’altra è quella che avanza l’ipotesi di una eterogenesi del fenomeno Mani pulite. Anche perché, come osserva lo stesso Bernasconi, non sono ancora disponibili gli archivi di alcuni dei principali attori dell’epoca, in primis degli Usa. Mentre i fattori politici, economici e sociali del nostro paese che possono spiegare l’origine e l’evoluzione di Mani pulite non mancano.
Particolarmente illuminante è la parte terza “Al servizio degli inquirenti: il colpo di maglio dei giornali”.