“La scuola di Chicago” di Nicola Giocoli (IBL Libri) ricostruisce la storia del dipartimento di Economia più vilipeso e attaccato al mondo, quello di Chicago, che al 2022 poteva vantare ben 13 membri insigniti del Premio Nobel, e 30 (su un totale di 92 laureati da quanto il Premio per l’economia è stato istituito) se si estende l’elenco a chi ha trascorso almeno parte degli studi o del percorso professionale in quel dipartimento.
Perché questa avversione verso una scuola che pure ha avuto e ha tanto successo sul piano scientifico? Perché è considerata la culla del neoliberismo, origine di tutti i mali, da alcuni considerato l’origine di tutti i mali economici e sociali che ci affliggono.
Il sito del Dipartimento avverte che “Qui non si fa politica o ideologia ma solo tanta ottima economia” e Nicola Giocoli osserva che l’affermazione è corretta: “Più che una particolare posizione politica o un’ideologia ciò che ha sempre caratterizzato la Scuola di Chicago è una precisa metodologia di ricerca economica, sintetizzabile nell’idea che la teoria economica, ove validata da dati empirici, sia uno strumento incomparabilmente potente per comprendere il funzionamento dei sistemi economici e sociali”.
La predilezione degli economisti di Chicago per le soluzioni di mercato, la diffidenza verso l’intervento pubblico e l’ostilità nei confronti del keynesismo sono conseguenze di quella metodologia non di scelte ideologiche. Hanno preceduto le politiche di Ronald Reagan e Margareth Thatcher e le hanno ispirate, non è avvenuto il contrario. In effetti tra il 1975 e gli inizi del terzo millennio le politiche di interventismo statale hanno ceduto il passo in molti paesi alle soluzioni mercato, sono state privatizzate imprese statali, è stata ridotta la pressione fiscale e tagliata la spesa pubblica, e un ruolo in questo cambiamento della concezione di fondo dei rapporti tra stato ed economia lo ha giocato la Scuola di Chicago, insieme agli studiosi della Scuola austriaca, agli ordoliberisti di Friburgo, a pensatori liberali svizzeri, francesi e italiani.
Questo libro ricostruisce l’evoluzione storica e i fondamenti teorici e metodologici della Scuola e ne analizza alcuni celebri contributi scientifici, in primo luogo la fondamentale “price theory”. Oltre che sulle figure centrali, come Milton Friedman, George Stigler, Gary Becker e Robert Lucas, il volume ci fa conoscere anche autori meno noti, come Henry Simons e Aaron Director, oppure solo in parte riconducibili alla tradizione di Chicago, come Ronald Coase e Richard Posner.