La figura dell’archeologo è spesso associata all’immagine romantica raccontata nei film. Andrea Parodi amministratore di Lookos srls, racconta invece di un lavoro pratico e in continua evoluzione grazie alle tecnologie.
– Come sta cambiando il lavoro dell’archeologo?
«Lookos si occupa di tutti gli aspetti che riguardano l’architettura preventiva, di aiutare le imprese nell’affrontare gli obblighi di legge durante le loro attività. Molti legano l’immagine dell’archeologo a una visione romantica, collegata a quello che passa dalla televisione o dal cinema. In realtà si tratta di un’attività che è inserita in tutti quegli impegni obbligatori per il codice degli appalti. Il lavoro dell’archeologo è molto pratico, si confronta tutti i giorni con aspetti tecnici sempre più stringenti e richieste sempre più avanzate. Tutta una serie di innovazioni tecnologiche, che sono state introdotte nell’ingegneria, sono state inserite anche nel mondo dell’archeologia. Il nostro lavoro sul campo è sempre più bisognoso dell’applicazione di tecnologie e innovazione come fotogrammetria, posizionamenti topografici, lavorare in ambiente Gis. Anche dal punto di vista turistico, la tecnologia può essere un’ottima occasione per integrare tour alle visite archeologiche, grazie ad esempio ad applicazioni di realtà aumentata».
– Lookos ha aderito a Connessioni, il progetto nato dalla collaborazione tra le Camere di Commercio aderenti alla rete Mirabilia. Perché per voi è importante mettervi in collegamento con fornitori tecnologici e imprese su tutto il territorio nazionale?
«Ho scoperto sui social del Punto Impresa Digitale della Camera di Commercio di Genova questa iniziativa e ho subito partecipato. Penso che il mio settore sia conosciuto dagli addetti ai lavori, ma molto meno dagli altri. È interessante creare un legame tra la mia attività e altre professioni, che abbiano competenze in ambito tecnologico».
– Quali tecnologie utilizzate?
«Come società usiamo prevalentemente tutte quelle tecniche topografiche che riguardano lavorare in ambiente Gis e lavorare con sistemi di localizzazione Gnss satellitare. Gran parte di quello che troviamo viene ricostruito utilizzando tecniche fotogrammetriche partendo da fotografie o da riprese con droni. Realizziamo anche le stampe di prototipi che possono essere utili anche a fini espositivi. Per questi motivi è importante trovare delle collaborazioni con chi ha la conoscenza della materia tecnologica».
– Il futuro dell’archeologo?
«Il futuro della tutela archeologica, e di tutte le opere d’arte come sculture, edifici architettonici o quadri, andrà sempre di più verso la loro digitalizzazione e questo è inevitabile. Bisogna puntare su questo. Il patrimonio è molto grande, difficile da tutelare e soprattutto da fruire. La tecnologia permetterà di valorizzare le opere nascoste o difficili da visitare, che sono carenti dal punto di vista della fruizione».
– Un consiglio ai giovani che vorrebbero studiare archeologia?
«L’archeologia, come tanti altri studi di stampo umanistico, viene sconsigliata per il fatto che ci sia poca corrispondenza con il mondo del lavoro. In parte è vero, ma come tutti i settori c’è possibilità di realizzarsi. L’importante è non chiudersi nel passato, ma guardare al futuro perché il modo di fruire le cose sta cambiando».