«Continua il dibattito pubblico sul tema della sanità regionale e della grave carenza di personale che coinvolge trasversalmente tutte le realtà del settore. Ascoltando e leggendo le varie voci, tuttavia, appare evidente un equivoco sul funzionamento dello stesso sistema sanitario nazionale. Una stortura, questa, che rischia di confondere i cittadini e alimentare una guerra tra poveri, piuttosto che favorire soluzioni efficaci e a lungo termine». Anche il presidente Aris Liguria, Associazione religiosa istituti socio sanitari, e responsabile del personale dell’Opera Don Orione Genova, Andrea Bongioanni, interviene sulla crisi di personale sanitario in Liguria.
«Nelle varie regioni italiane i bisogni di salute e assistenza dei cittadini sono soddisfatti in 3 modalità: dalla gestione pubblica diretta, dagli enti accreditati e dal privato − dice Bongioanni −. Gli enti accreditati (rsa anziani, disabilità, utenti con patologie psichiatriche o dipendenze), però, sono a tutti gli effetti servizio pubblico. La proprietà e la gestione sono sì privati, spesso non profit e provenienti dal mondo associativo o religioso, ma le prestazioni erogate avvengono su delega pubblica. L’ente accreditato, cioè, riceve dalla regione i fondi necessari al funzionamento della sua organizzazione e a prestare al cittadino cure gratuite, analogamente a quanto avviene nelle strutture pubbliche. Diversamente, l’ente privato si rivolge ai beneficiari dei suoi servizi in un regime di libera attività richiedendo il pagamento delle sue prestazioni, integrando così l’offerta».
I fondi stanziati per gli enti accreditati che svolgono attività socio sanitaria su mandato pubblico, sono bloccati dal 2009, fa sapere il presidente Aris: «Regione Liguria, poi, non ha neppure applicato gli aggiornamenti Istat adattando le tariffe al costo della vita e dei servizi. Non avendo fondi adeguati, gli enti accreditati hanno non solo difficoltà ad assolvere al proprio mandato o addirittura sopravvivere, ma non riescono nemmeno a garantire al proprio personale retribuzioni eque. Le strutture pubbliche, Asl e ospedali in prevalenza, sono in procinto di applicare il terzo rinnovo contrattuale; un passaggio doveroso e più che legittimo, ma squilibrato rispetto al trattamento economico riservato ai colleghi che lavorano negli enti accreditati, i quali non hanno le risorse necessarie per poter rinnovare i propri contratti».
«Viene da chiedersi perché i rinnovi dei contratti del privato accreditato non seguano la stessa dinamica salariale del pubblico − commenta Bongioanni −. Ci troviamo di fronte a una sanità di serie A ed una di serie B? Perché si trovano le risorse per incrementare le retribuzioni degli operatori della sanità pubblica e non si trovano invece per i lavoratori del settore accreditato? Le tasse dei cittadini, che pagano gli stipendi dei lavoratori del pubblico tanto quelli dell’accreditato, non dovrebbero essere investite più equamente garantendo pari dignità ai lavoratori e pari accesso ai servizi che rispondono ai bisogni degli utenti con gravi cronicità. Le rette erogate da Regione Liguria agli enti accreditati che si occupano di accudimento e cura agli anziani, le famose rsa, per esempio, sono le più basse d’Italia. Ecco che questa tensione nel mercato del lavoro, in un momento storico in cui le figure professionali in campo sanitario e riabilitativo sono carenti (infermieri, medici, specialisti della riabilitazione), genera disequilibri e rischia di far collassare il sistema».
«Il primo scossone si è verificato con il recente concorso pubblico per infermieri e oss, che ha interessato numeri importanti − dice il presidente Aris −. La differenza retributiva media di circa 300 euro al mese rispetto ai colleghi del pubblico, ha determinato una grave emorragia di personale dal settore accreditato. Sono le regole del mercato. Tutto il settore sanitario è in sofferenza. I professionisti sono meno del necessario e la risposta pubblica deve essere lungimirante e strategica, e implicare politiche formative adeguate. Già oggi però alcuni equivoci vanno chiariti e dei correttivi vanno presi a tutela di tutti i lavoratori, non solo di alcuni».
«Regione Liguria ha dichiarato di voler attingere alle graduatorie concorsuali gradualmente (700 infermieri e 247 oss da subito) per permettere ai servizi accreditati di non dover sospendere alcune attività e servizi per mancanza di operatori. Questo, però, non basterà a fermare la migrazione se non si interverrà rapidamente per ridurre ed eliminare la differenza di trattamento economico tra dipendente pubblico e accreditato. Non sarà sufficiente l’attaccamento ai valori, il senso di appartenenza, l’adesione alla missione degli enti, a trattenere lavoratori stanchi e sottopagati. Se non si riequilibra il mercato del lavoro erogando tariffe adeguate che possano sostentare retribuzioni eque per tutti i lavoratori del sistema, si sarà solo prolungata l’agonia di un mondo che ad oggi ha garantito la cura e l’assistenza a migliaia di cittadini fragili».