“Animale da fosso” di Maurizio Milani è stato pubblicato da Bompiani nel 1994 ed è tornato di recente in libreria edito dalla Compagnia editoriale Aliberti. Libro d’esordio del comico di Codogno, raccoglie suoi monologhi teatrali e in tv. Chi ha letto i libri successivi di Milani e lo legge ogni giorno sul Foglio riconosce già nella prima opera il suo universo stralunato, il suo umorismo surreale, qui più feroce, a volte orribile.
Nel corso degli anni Milani è stato paragonato al Guareschi ante guerra, ad Achille Campanile, a Jannacci e ad altri. Accostamenti non incongrui ma in Animali da fosso emerge più evidente una vena che collega Milani con Daniil Charms (1905-1942), lo scrittore russo autore di testi frammentari insensati, paradossali, dall’umorismo crudele, oggi considerato uno dei massimi interpreti della letteratura dell’assurdo. Forse i pezzi recitati richiedevano toni più forti, e in ogni caso con il passare degli anni Milani ha modificato il suo stile, fatto sta che nelle raccolte successive e nei pezzi pubblicati dal Foglio rimane la stesa rappresentazione della realtà strampalata, ma non più feroce, bonariamente irridente e con uno stile più lieve.
Non si tratta di “maturazione” Milani è sempre Milani, già nei primi monologhi come nell’ultimo articolo, e questo libro è un piccolo gioiello ma la leggerezza di oggi è incantevole e si vorrebbe che non finisse mai.