Helgoland è l’isola del Mare del Nord, sessanta chilometri al largo della Germania, in cui nel 1925 il ventitreenne Werner Heisenberg si ritirò una decina di giorni per alleviare un violento attacco di febbre da fieno che lo aveva colpito. Su quell’isola spoglia ebbe un’intuizione che, con il contributo di altri scienziati come Niels Bohr, Wolfgang Pauli, Max Born, Pascual Jordan, Paul Dirac, Erwin Schrödinger, divenne la teoria dei quanti, confermata da verifiche sperimentali e alla base di innumerevoli applicazioni tecnologiche ma tuttora sconcertante e misteriosa per gli stessi scienziati che l’hanno formulata.
In “Helgoland”, pubblicato da Adelphi, Carlo Rovelli, fisico teorico, membro dell’Institut universitaire de France e dell’Académie de philosophie des sciences, responsabile dell’Équipe de gravité quantique del Centre de physique théorique dell’Università di Aix- Marseille, autore di best seller di divulgazione scientifica, tra i quali ”Sette brevi lezioni di fisica” e “L’ordine del tempo” tradotti in oltre 40 paesi, ricostruisce la formazione di questa teoria e ce ne offre un’interpretazione
Lo scienziato italiano passa in rassegna alcune delle interpretazioni della teoria dei quanti proposte in questi anni per illustrare quella che ritiene più convincente, cioè l’interpretazione relazionale, proponendoci la visione di un mondo fatto non di oggetti immobili, che esistono a prescindere da chi li osserva, ma di relazioni, che si rispondono fra loro in un inesauribile gioco di specchi: «Non ci sono proprietà al di fuori delle interazioni» (pag. 88), «Le proprietà di un oggetto che sono reali rispetto a un secondo oggetto non lo sono necessariamente rispetto a un terzo» (pag. 89), «la migliore descrizione della realtà che abbiamo trovato è in termini di eventi che tessono una rete di relazioni. Gli “enti” non sono che effimeri nodi di questa rete. Le loro proprietà non sono determinate che nel momento di queste interazioni e lo sono solo in relazione ad altro: ogni cosa è solo ciò che si rispecchia in altre. Ogni visione è parziale. Non esiste un modo di vedere la realtà che non dipenda da una prospettiva. Non c’è un punto di vista assoluto, universale» (pag. 195).
L’oggetto delle riflessioni di Rovelli è arduo, difficile da comprendere anche per il lettore con una formazione scientifica («Ho cercato di essere più chiaro possibile su una teoria che è al centro dell’oscurità della scienza» pag. 14). Lo scienziato italiano, con un linguaggio che in effetti è chiaro nonostante l’osticità della materia, ci mostra, anche con incursioni nella storia, nell’arte, nella letteratura, nella filosofia occidentale e orientale, come la teoria dei quanti possa portarci a riconsiderare il modo in cui pensiamo alla realtà e alla coscienza della realtà. Senza semplificazioni, e suggestioni da New Age: «È con tristezza che ogni tanto passo qualche ora su internet leggendo o ascoltando la montagna di stupidaggini che si ammantano del nome di “quantistico”. Medicina quantistica, teorie olistiche quantistiche di tutti i tipi, spiritualismi quantici misticheggianti e via via, una incredibile sfilata di sciocchezze» (pag. 159). «Trovo anche per nulla convincenti – chiarisce – i tentativi di usare la meccanica quantistica per spiegare fenomeni complessi che capiamo poco, come il funzionamento della mente» (pag. 160), tuttavia «La scoperta della natura quantistica del mondo è troppo radicale per non avere alcuna rilevanza per i grandi problemi aperti, come appunto la natura della mente» (pag. 161), «La teoria dei quanti non ci aiuta direttamente a capire la mente» (pag. 162), «Però indirettamente ci insegna qualcosa di rilevante, perché altera i termini della questione» (pag. 162).
Un’esperienza affascinante la lettura del libro di Rovelli, «quasi psichedelica» per usare le sue parole a proposito della riflessione sulla meccanica quantistica, un’esperienza senza dubbio da fare, con impegno e con la disponibilità a considerare punti di vista che prima non si erano neppure immaginati. E senza timore di non capire: ci si troverebbe in buona compagnia e comunque il libro si può rileggere con piacere.