L’ultima sentinella” (ed. Longanesi) era stato annunciato (vedi qui) come l’ultimo libro scritto da Lee Child con Jack Reacher protagonista. Dopo oltre 100 milioni di copie vendute e 24 romanzi, Child (nome d’arte del britannico James Dover Grant) aveva deciso di smettere.
L’autore voleva aggiornare, anche sul piano tecnologico, il suo personaggio, che ha sviluppato nel corso degli anni, più o meno, salvo qualche salto all’indietro, in base al trascorrere della stessa vita esterna in cui siamo immersi tutti noi.
Alcuni eroi, raggiunta la fisionomia ideale la mantengono negli anni, altri, come Harry Bosch di Michael Connelly, Nick Stone di Andy McNab (vedi qui) o Jack Aubrey e Stephen Maturin di Patrick O’Brian, seguono la stessa sorte di Reacher e nostra.
Reacher, inoltre, come molti di noi e forse il suo stesso autore (nato nel 1954), è invecchiato ma non si è aggiornato sul piano della tecnologia. Abilissimo con le armi, imbattibile nello scontro fisico, acuto investigatore, è rimasto tagliato fuori dal progresso tecnologico. Tutto quello che sa fare quando si trova alle prese con elettronica e telecomunicazioni è telefonare con un cellulare e capire che bisogna sbarazzarsene al più presto per non essere geolocalizzati, e tentare di indovinare la password di un computer. Ma questo, forse, è il meno. In fondo, tale limite getta un ponte tra l’eroe solitario e imbattibile e molti lettori: per evadere (che c’è di male?) dalla realtà quotidiana abbiamo bisogno di una figura esemplare ma con dei tratti che ce la rendano accessibile. Non solo. Con la sua crescente estraneità alle nuove tecnologie, Reacher si trova costretto a ricorrere ad alleati e amici trovati sul campo, il che giova alla complessità della trama e arricchisce la gamma delle individualità umane di quel mondo in cui per qualche ora siamo trasferiti.
Child voleva soprattutto ridare al suo personaggio la vivacità, la prontezza nelle battute nonostante l’indole taciturna, l’ironia, che negli ultimi romanzi aveva progressivamente perduto. Oltre e all’integrità morale e alle straordinarie doti atletico-militari Reacher ha sempre dimostrato di possedere un’intelligenza brillante e un notevole senso dello humour. Una figura come la sua nel nostro mondo, dove pure gli eroi non mancano, probabilmente non esiste e non è mai esistita. Ma nella letteratura la credibilità del personaggio dipende dalla potenza fantastica dell’autore e dalla funzionalità dei moduli narrativi adottati, non dalla verosimiglianza con gli essere umani in carne e ossa.
Per riportare la sua creatura all’originario stato felice Lee Child ha pensato di associare nella scrittura dei romanzi il fratello Andrew, più giovane di 14 anni. “L’ultima sentinella”, pubblicato la prima volta nell’ottobre 200, era uscito a firma Lee e Andrew Child. Poi Andrew era previsto che proseguisse da solo. La formidabile macchina narrativa ideata e messa a punto da Lee Child continuerà a produrre.
Nel maggio scorso Longanesi ha pubblicato un altro romanzo di Reacher, “Meglio morto”, ancora firmato da Lee e Andrew Child.
È riuscito l’innesto del nuovo autore a ridare al personaggio la freschezza originaria? A nostro personalissimo parere, no. La trama è ben congegnata, Reacher è l’eroe di sempre, ma non è più brillante come una volta. Anzi, rispetto alle ultime pubblicazioni la sua verve sembra ancora più spenta. Forse risente della stanchezza di Lee, forse Andrew non è all’altezza del compito che il fratello chi ha assegnato, o forse le modalità operative del nuovo team devono ancora essere messe a punto.
Fatto sta che non ci siamo pentiti di avere acquistato “Meglio morto” e continueremo a leggere anche le prossime avventure di Reacher, ma resta il timore che a questo autunno non segua una nuova primavera.