La Liguria registra una percentuale particolarmente alta di antibiotico-resistenza per quanto riguarda lo stafilococco aureo, che risulta resistente alla meticillina: 39,5%. Più i batteri diventano resistenti agli antibiotici, più è difficile, soprattutto per le persone più deboli, guarire dalle infezioni.
Si tratta di una delle quattro principali combinazioni patogeno-antibiotico che risultano rilevanti per la sorveglianza sull’antibiotico-resistenza dell’Istituto Superiore di Sanità. Ieri sono stati diffusi i dati relativi al 2020 e in Liguria quello sopracitato è quello peggiore.
Lo stafilococco aureo è la causa principale di infezioni della pelle e dei tessuti molli. Nella maggior parte dei casi non si provoca disturbi gravi e a volte il batterio si limita a colonizzare o scatena l’infezione ad anni di distanza dall’esposizione, però può anche causare infezioni molto serie.
Nella maggior parte dei casi non si tratta di disturbi gravi, e a volte il batterio si limita a colonizzare o scatena l’infezione ad anni di distanza dall’esposizione. Lo stafilococco può però causare anche infezioni molto serie
Per quanto riguarda l’Enterococcus faecium l’antibiotico-resistenza è al 30,9%. Tali microrganismi sono spesso causa di infezioni del tratto urinario, endocarditi subacute, setticemie e batteriemie, spesso in ambienti ospedalieri.
L’escherichia coli risulta resistente alle cefalosporine di terza generazione al 29,1%. Costituisce parte integrante della normale flora intestinale dell’uomo e di altri animali, ma alcuni mettono a rischio la salute umana causando disturbi di diversa gravità: crampi addominali, vomito, diarrea con sangue.
Risulta più bassa, al 19%, la resistenza ai carbapenemi del Klebsiella pneumoniae, ossia il batterio che spesso provoca infezioni negli ambienti ospedalieri (può colonizzare la pelle, la faringe e il tubo digerente, le ferite e le urine, e può essere trasmesso mediante contatto della pelle con superfici contaminate, attraverso le feci, per via aerea e, in alcuni casi, per via sessuale o da madre a figlio).
La percentuale di resistenza di S. aureus alla meticillina si riferisce alla resistenza ad almeno un antibiotico tra oxacillina e cefoxitina; la percentuale di resistenza di K. pneumoniae ai carbapenemi si riferisce alla resistenza ad almeno un antibiotico tra imipenem e meropenem.
La percentuale di resistenza alle cefalosporine di terza generazione di Escherichia coli si riferisce alla resistenza ad almeno un antibiotico tra cefotaxime, ceftazidime e ceftriaxone.
Il 2020 ha rappresentato l’anno in cui la problematica dell’antibiotico-resistenza si intreccia con la pandemia da SARS-CoV-2. A livello nazionale, come riporta l’agenzia Dire citando l’Iss, “La percentuale di resistenza alle cefalosporine di terza generazione in Escherichia coli è in diminuzione nel 2020 (26,4%) rispetto al 2019 (30,8%). Per il secondo anno consecutivo si è riscontrato nel 2020 un aumento nella percentuale di isolati di Klebsiella pneumoniae resistenti ai carbapenemi (29,5% contro il 28,5% del 2019), dopo una lieve flessione osservata negli anni precedenti”. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri ha ribadito con un post su Facebook che “l’Italia è ai primi posti in Europa per consumo eccessivo e inappropriato di antibiotici, una pratica rischiosa che è alla base dello sviluppo del fenomeno dell’antibiotico-resistenza nel settore umano”.
L’Agenzia italiana del farmaco ha attivato un gruppo di lavoro (denominato Aifa-Opera, Ottimizzazione della PrEscRizione Antibiotica) che si avvale di alcuni tra i maggiori esperti nazionali di antibiotici e resistenze, coordinati da Evelina Tacconelli dell’Università di Verona, e che ha il compito di supportare l’agenzia al fine di favorire gli usi ottimali e specifici degli antibiotici per preservarne l’efficacia e ridurre l’insorgenza di resistenze.
