C’è anche il pesto nella top ten dei prodotti tipici italiani più taroccati al mondo. Lo rende noto una classifica di Coldiretti. Per arginare il fenomeno del cosiddetto “italian sounding”, il consiglio degli esperti legali in Intellectual Property “bisogna reagire immediatamente e in tutte le sedi necessarie”.
Secondo la Coldiretti il fenomeno ha superato ormai i 100 miliardi di euro di perdite all’anno con la sola classifica dei primi dieci prodotti italiani maggiormente “taroccati”.
Nella recente classifica del falso made in Italy nell’agroalimentare redatta da Coldiretti oltre al pesto, che si posiziona al decimo posto, figurano, al primo posto, la mozzarella, seguita da Parmigiano Reggiano e Grana Padano, Provolone, Pecorino Romano, salame, mortadella, sughi, Prosecco, Chianti.
In concreto, per contrastare un prodotto del falso made in Italy, quello che si può fare è adire l’autorità giudiziaria per ottenere l’inibitoria alla prosecuzione degli atti, anche in via d’urgenza, oltreché il risarcimento del danno. Se ne ricorrono i presupposti, poi, si può agire anche in sede penale. In caso di comunicazione ingannevole sulla provenienza di un prodotto, si può procedere anche in via amministrativa davanti l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) o l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari.
“In più – concludono da Rodl & Partner – oltre alle pratiche di contrasto esistono anche delle misure preventive da applicare all’ingresso delle merci nel territorio dell’Unione Europea. Nello specifico si tratta del progetto di lotta alla contraffazione denominato Falstaff (Fully Automated Logical SysTem Against Forgery Fraud), un sistema automatizzato, informatico e telematico per prevenire le frodi nel commercio e la contraffazione”.