Cultura e musica al servizio della persona è il principio ispiratore e motore dell’iniziativa che si è svolta ieri pomeriggio alla residenza Armellini dell’istituto David Chiossone di Genova. Qui, su impulso del Teatro Carlo Felice e della Comunità di Sant’Egidio, gli ottoni e le percussioni del teatro genovese, diretti da Antonio Gambula, si sono esibiti in un concerto dedicato agli anziani ospiti della struttura, per celebrare la prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, voluta da Papa Francesco e indetta per domenica 25 luglio 2021.
Un momento di grande gioia condivisa, grazie alla solarità iberica che ha illuminato l’intero programma, che ha proposto la Pequeña Suite di Federico Chueca e Joaquín Valverde Durán, la coppia d’oro della zarzuela ottocentesca, tratta da La gran via, il loro titolo “chico” (in un atto) di maggior successo, nella trascrizione per ottoni e percussioni di Miguel Etchegoncelay oltre alla riduzione, quasi una “mini opera”, della Carmen di Bizet con l’omonima suite che presenta gli “highlight” dall’opera nella trascrizione per quintetto di fiati di Jean-François Taillard.
«Per il Teatro Carlo Felice è importante trasmettere un messaggio di vicinanza alle persone più fragili, che rivolgiamo attraverso la motivazione e il lavoro dei nostri complessi artistici –ha affermato il sovrintendente del Teatro Carlo Felice Claudio Orazi – Un impulso che, ora che le condizioni sanitarie lo rendono nuovamente possibile ci vedrà affiancare le maggiori realtà del territorio dedite alla cura morale, oltre che materiale, della persona, quale aspetto di grande rilevanza sociale, cui il Teatro desidera dare un contributo concreto».
«È una sofferenza acutissima, quella delle persone anziane in Italia e nel mondo, ma che ha poca voce – ha commentato Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di Sant’Egidio in Liguria – Il valore di questo evento è proprio quello di appoggiarsi alla sensibilità del mondo della cultura, in grado di cogliere questo dolore muto, di renderlo più comprensibile a tutti, di stimolarci a guardare verso il futuro per elaborare percorsi di cambiamento. La musica è un modo per aiutarci non solo a consolare gli anziani, ma anche a osservare la strage di ultrasettantacinquenni che si è consumata nel nostro Paese e dire “mai più”».
«Siamo grati al Teatro e alla Comunità di Sant’Egidio per questo regalo, dall’importante valore simbolico – ha concluso il presidente del Chiossone Claudio Cassinelli – Dopo più di un anno in cui sono state fermate, per gli ospiti delle nostre residenze, tutte le attività di intrattenimento con persone esterne, poter offrire loro un concerto così prestigioso è davvero simbolo di una ripartenza, di un ritorno alla vita, alla grande».
Serenate, concerti cameristici, incontri: la Comunità di Sant’Egidio genovese non è nuova alla collaborazione con le realtà culturali del territorio che, come il Teatro Carlo Felice oggi, desiderano contribuire a portare il conforto della bellezza agli anziani, sempre più numerosi in una Regione che sta ulteriormente invecchiando vivono da soli, a casa e negli istituti, ma anche ai loro caregiver e alle loro famiglie. L’iniziativa rientra nella battaglia che da anni la Comunità di Sant’Egidio promuove a favore della cura delle persone fragili che, come afferma Andrea Chiappori “aiuta a contrastare la cultura dello scarto che oggi nel mondo sembra prevalere”. Si delinea così una delle vie che possono contribuire a imboccare l’uscita dall’ “Eterna zona rossa” (dal titolo del volume di Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio): la cultura.
L’esibizione è stata dedicata a tutti gli anziani, che sono stati le principali vittime della pandemia: due milioni e mezzo di ultrasettantenni morti per il Covid-19.