Un complesso di venti fotografie dell’artista genovese Pio De Rose che evocano i versi del XXVIII Canto del Purgatorio di Dante in cui il poeta descrive il suo percorso nella “divina foresta spessa e viva”, foresta ispirata alla pineta di Classe (Ravenna), è stato pubblicato l’aprile scorso nel volume cofinanziato dal Comune di Ravenna “La Divina Foresta Spessa e Viva”. Il volume progettato da De Rose comprende un commento della poetessa russa Olga Sedakova, una delle figure di maggior rilievo nel panorama letterario contemporaneo, e un saggio del professor Giorgio Lazzari sulla “Pineta di Ravenna ai tempi di Dante”. La pubblicazione era stata selezionata dal Comune di Ravenna tra le proposte incluse nelle celebrazioni ufficiali per il settimo centenario dantesco.
De Rose ha realizzato le fotografie nella pineta di Classe nel 2018 e nel 2019. «L’intento – spiega – è realizzare una serie evocativa di immagini che possa condurre lo spettatore attraverso i sentieri di luce che si addentrano nella ‘selva antica’. Volendo evitare di realizzare fotografie che fossero semplici illustrazioni di quei versi che direttamente citano e descrivono la pineta – riducendo peraltro il testo a una didascalia – ho cercato di scattare mantenendo vivo e presente il percorso che Dante e il lettore hanno già compiuto quando giungono nel Paradiso Terrestre. Così come infatti non è possibile leggere né commentare i versi del XXVIII Canto del Purgatorio senza richiamare alla memoria la selva oscura, allo stesso modo la sequenza non può prescindere dal paragone con l’altra foresta in cui Dante si è già imbattuto all’inizio del proprio cammino. Al contrario, è come se la forza e la misura della luce di cui si legge venissero restituite ancora più vividamente proprio grazie al confronto con l’oscurità degli inizi. Analogamente, la serie è un crescendo di luce che a fatica penetra questo luogo fino a indicarne la via».
«La sequenza di fotografie di De Rose – precisa Olga Sedakova – non è affatto un’illustrazione per i versi di Dante dal XXVIII canto del Purgatorio. È come una voce autonoma che segue una melodia propria. Entrambe le opere hanno un unico protagonista – una sorprendente foresta vicina al mare – ma i due autori, Pio e Dante, dicono di essa cose diverse, ciascuno le proprie.
Vediamo i versi di Dante.
“Vago già di cercar dentro e dintorno/ la divina foresta spessa e viva,/ ch’a li occhi temperava il novo giorno,/ sanza più aspettar, lasciai la riva,/ prendendo la campagna lento lento/ su per lo suol che d’ogne parte auliva./ Un’aura dolce, sanza mutamento/ avere in sé, mi feria per la fronte/ non di più colpo che soave vento;/ per cui le fronde, tremolando, pronte/ tutte quante piegavano a la parte/ u’ la prim’ombra gitta il santo monte;/ non però dal loro esser dritto sparte/ tanto, che li augelletti per le cime/ lasciasser d’operare ogne lor arte;/ ma con piena letizia l’ore prime,/ cantando, ricevieno intra le foglie,/ che tenevan bordone a le sue rime,/ tal qual di ramo in ramo si raccoglie/ per la pineta in su ‘l lito di Chiassi,/ quand’Eolo scilocco fuor discioglie”.
Della foresta Dante, osserva la poetessa russa, dice «solo due parole: spessa e viva. Questo bosco è fitto come i primi due (Inferno, Canto I; Inferno, Canto XIII, ndr) e anche qui la strada svanisce e chi cammina perde l’orientamento (Dante non riesce a ricordare dove sia entrato). Tuttavia sono una densità e uno smarrirsi assolutamente diversi. Qui si può vagare quanto si vuole. Non è il buio delle prime foreste ma un’ombra amichevole: la divina foresta ripara gli occhi dalla luce diretta del sole che sorge. Proprio il suo prendersi cura è il primo segno di questo bosco: con cura un vento calmo e leggero accarezza il viso; con cura piega le fitte fronte senza disturbare il canto degli uccelli posati sui rami (ed è proprio a questo punto, ascoltando con attenzione le “rime” dei loro cinguettii e il basso rumore delle fronde che Dante ricorda la sua amata pineta di Classe). Questo paesaggio dantesco è restituito più attraverso la sua musica che non per mezzo di una descrizione visiva. Tutto in quel bosco è riempito di profumi primaverili: l’odore della terra è quello che dante avverte per primo».
«Pio De Rose – precisa la poetessa – incontra la foresta di Ravenna nello stesso periodo dell’anno e nelle stesse ore del giorno: nelle mattine di primavera. La freschezza della luce e la densità primaverile dell’aria sono le prime impressioni dei suoi lavori. E , guardando più attentamente, la profondità. Ci si vorrebbe soffermare a lungo a osservare ciascuna di queste immagini e, dal mio personale rapporto con queste fotografie, posso dire che più le si contemplano, più queste svelano alla vista la loro profondità e la loro lontananza: a volte chiara; a volte scura, come l’oscurità del trasparente Lete dantesco. Oltre a ciò possiamo vedere e osservare senza fine, come l’edera che si avvolge sui forti tronchi o i giovanissimi germogli dei cespugli, in ogni immagine Pio De Rose ci offre l’opportunità di esperire anche la presenza di un qualcosa a cui la nostra sola vista non può arrivare. E magari là, nella lontananza dello sguardo, avvertire che tutto è ancora più bello. Passando da un’immagine all’altra, sembra quasi di ripercorrere i lenti passi di Dante nella profondità della foresta”.
I passi di Dante a un certo punto portano il poeta a scorgere improvvisamente, nella penombra della foresta, una giovane e bella donna, Matelda, che cammina solitaria e canta, cogliendo dei fiori. Matelda simboleggia la condizione umana prima del peccato originale, quello stato di primitiva felicità e purezza che l’uomo possedeva nell’Eden e che viene riconquistato dalle anime salve dopo il passaggio attraverso le pene del Purgatorio.
Anche il viaggio nelle fotografie di De Rose ci porta a qualcosa d’altro, oltre la penombra. A che cosa? Non è, il nostro, tempo di allegorie. Affidiamoci alle intuizioni della Sedakova: «Queste composizioni hanno un soggetto? È possibile individuare un soggetto nell’addentrarsi in questa foresta varia e nei suoi giochi di luce? Io non cerco di indovinare questo soggetto ma confesso che la mia inquadratura preferita è l’ultima, con i larghi raggi luminosi obliqui in primo piano e un sentiero lungo il quale in lontananza, in profondità, la luce promette ciò che è più caro».
Titolo | La Divina Foresta Spessa e Viva
ISBN | 979-12-200-8322-5
Editore | De Rose Pio, Genova, aprile 2021; in collaborazione con Comune di Ravenna, Assessorato alla Cultura, Viva Dante 700;
Fotografie | © Pio De Rose;
Testi | © Ol’ga Sedakova, © Pio De Rose, © Giorgio Lazzari;
A cura di | Pio De Rose, Anna Evdokimova;
Edizione prima;
Tiratura | 300 copie;
Stampa | Fotolito La Progressiva, Firenze – marzo 2021;
60pp;
Circa 21,8 x 28,6 cm;
Rilegato in tela;
Prezzo di copertina 30,00 €.
Il libro può essere acquistato direttamente dall’autore, scrivendo a pioderose.info@gmail.com.
Pio De Rose (Genova, 1987). Nel 2011, si diploma con 110 e lode in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, indirizzo Fotografia, presso la Libera Accademia di Belle Arti L.A.B.A. di Firenze, con il reportage Saints and Miracles, realizzato in Kenya, e la tesi teorica Analisi della Dicotomia tra Fotogiornalismo e Reportage: la Rilevanza nell’Informazione dei Fatti Non Riducibili a Notizie. Nel 2012, consegue il Master of Arts in Photojournalism (with Distinction) presso l’Università di Westminster, con il progetto Aquaria, The Blue Glass Landscape, scattato tra Inghilterra, Spagna, Emirati Arabi e Stati Uniti. Pubblicazioni e collaborazioni recenti includono: Vanity Fair (Italia), Io Donna, la Repubblica, mare – Die Zeitschrift der Meere, Neighbor Magazine, Black+White Photography, Æ Another Escape, on landscape, Don’t Take Pictures, Historic Gardens Review, F-Stop Magazine, International PhotogrAphy Magazine, Adnkronos, WAZA Magazine, The Work Style Magazine, Clic.he Webmagazine, SciFondo, Mondo Sommerso – International Ocean Magazine, L’Universo (IGM), Dipartimento di Architettura e Design – Università di Genova. Premi e riconoscimenti recenti: Fine Art Photography Awards 2021 (nominee, categoria Night Photography, professionals); International Photography Grant 2019 (secondo classificato, categoria Landscape); Camera Work 2018 (secondo classificato); International Photography Grant 2017 (nominee, categoria Nature); Black+White Photographer of the Year 2015 (shortlisted). Nell’a.a. 2019-2020 è docente di Fotografia Digitale presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.