Non semplifica le procedure, non garantisce la sostenibilità ambientale, è scollegato dal Recovery fund e non garantisce la tutela del territorio a partire dall’entroterra. Lo affermano i consiglieri regionali del gruppo Pd della Liguria commentando i contenuti del ddl di riforma della Legge Urbanistica Regionale promosso dalla maggioranza Toti e discusso oggi in consiglio.
Secondo il Pd la riforma introduce, per i Comuni più grandi, due nuovi strumenti, complicando l’iter. «Questi piani – spiega Davide Natale, relatore di minoranza per il Pd – non hanno una legge cornice e andavano predisposti solo dopo il Ptr, il Piano Territoriale Regionale datato 1991 che la maggioranza in campagna elettorale aveva promesso, senza poi mantenere, di aggiornare. Il sistema risulta complesso in particolare per i piccoli Comuni, non chiarisce se e quando questi possano procedere a livello intercomunale nella predisposizione dei piani e soprattutto non prevede fondi per sostenere le spese a carico degli enti per dotarsi di questi strumenti».
Il Pd ritiene che il nuovo Piano debba tenere conto del Recovery Fund, che si inserisce anche nella pianificazione territoriale legata a servizi infrastrutture, rigenerazione urbana scuola e sanità. Quindi prima si deve procedere ad aggiornare il Ptr sulla base del Recovery e dei fondi in arrivo e poi si potrà procedere ad applicarlo
Sono tre gli emendamenti presentati dal Pd per le modifiche al ddl, più un ordine del giorno su consumo suolo e sull’incentivo ai puc intercomunali.
Selena Candia, della Lista Sansa, nel suo intervento in consiglio sottoscritto anche dagli altri consiglieri della Lista, Ferruccio Sansa e Roberto Centi, ha dichiarato che «il disegno di legge 59, al suo articolo 9, propone una sostanziale deregolamentazione nelle aree classificate come entroterra. Qui infatti non varrà più il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico. È un cambiamento pericoloso, all’interno di una regione dove la percentuale di suolo occupato rispetto al territorio disponibile e pari all’8,3% e superiore alla media italiana (7,6%). Questo articolo inoltre viene presentato mentre manca ancora il nuovo Piano Paesaggistico, che la Regione dovrebbe approvare in base al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio».
Secondo Candia «bisognerebbe dare ai Comuni un supporto maggiore attraverso personale tecnico adeguato e puntare su altri strumenti come la strategia per le aree interne, ferma ormai da tempo, che vuole valorizzare potenzialità del nostro territorio spesso anche molto diverse se si va dall’imperiese allo spezzino: un’unica soluzione per tutti sembra alquanto riduttiva e superficiale. Si potrebbe ipotizzare un patto per il lavoro per il settore agricolo rivolto ai giovani come si è fatto per il turismo, quello sì che potrebbe aiutare».
Paolo Ugolini di M5S ha rilevato: «Queste norme non contengono misure che tutelino l’ambiente, il territorio e che contrastino il dissesto idrogeologico». Secondo il consigliere, inoltre, il PSI e il PUL separano in molti Comuni le funzioni gestite attualmente. Ugolini ha puntato l’attenzione sulla sospensione, in alcuni casi, dell’applicazione del Piano paesistico: «In questo modo non ci sarà più un controllo quando si andrà a intervenire sul territorio e, del resto, questa obiezione è già stata espressa anche da molte associazioni ambientaliste». Ugolini ha concluso: «Questo intervento urbanistico si tradurrà in una complicazione e, soprattutto, deroga al Piano territoriale di coordinamento».
Gianni Pastorino (Linea Condivisa) ha definito l’iniziativa legislativa «un’operazione azzardata» sollevando, fra gli altri, il problema dell’assenza di previsioni circa una dotazione finanziaria pubblica per consentire la concreta attuazione delle norme. «Per raggiungere un equilibrio fra i diversi ruoli – ha spiegato – occorrerebbe un coordinamento fra enti diversi che manca completamente». Il consigliere ha aggiunto: «Questo disegno di legge non risolve i problemi attuali perché, pur partendo da considerazioni condivisibili, non contiene gli strumenti di coordinamento adeguati per cambiare la situazione e crea una situazione di oneri difficilmente gestibili da parte degli enti coinvolti».
Roberto Arboscello (Pd-Articolo Uno) ha ricordato che 126 Comuni non sono ancora riusciti a varare i propri Puc e «con questo atto, la giunta peggiora ulteriormente la situazione». Arboscello ha denunciato che il provvedimento non dà certezze sulle future competenze dei Comuni, che a causa dell’assenza cronica di personale non potranno eseguire il lavoro straordinario richiesto dalla nuova pianificazione e ha sollevato problemi di incostituzionalità della legge.