I 15 miliardi di investimenti che riguardano le opere di Rfi e quelle autostradali, anche legate al porto, possono invertire un declino economico e demografico genovese e ligure che ha radici profonde. Non è un caso che il tasso di crescita dal 2000 al 2017 sia stato negativo: il pil della Liguria è diminuito del 6,3%, solo Molise e Calabria hanno avuto performance peggiori, contro le percentuali positive di Lombardia (+11,2%), Nord Ovest (+6,5%) e la stessa Italia (+3,3%).
Oliviero Baccelli, direttore del master in Economia e management dei trasporti e della logistica delle infrastrutture (Memit) all’Università Bocconi, coordinatore dell’area trasporti del centro di ricerca Green, è categorico nella sua relazione all’assemblea di Confindustria Genova: «L’assenza di visione strategica può compromettere il raggiungimento dei risultati attesi e l’attivazione crescente delle tanto attese sinergie e le complementarità tra sistemi di rete».
Per la Liguria l’assenza di una visione rispetto al pieno inserimento nelle catene del valore internazionali, alimenterebbe un circuito negativo derivante da un contesto strutturalmente complesso frutto di debolezza dei fattori demografici (declino e invecchiamento della popolazione), da una rilevante ristrutturazione del settore manifatturiero (occupati -45% nell’ultimo trentennio) e da chiari elementi di debolezza della rete infrastrutturale (dal 1971 non si costruiscono nuove tratte autostradali sulla direttrice Est-Ovest e dal 1977 sulle tratte Nord-Sud), nonostante la crescente rilevanza del ruolo dei tre principali porti liguri.
Baccelli spiega che il rafforzamento del ruolo di Genova, della Liguria e del Nord Ovest nelle catene di valore internazionali, è l’elemento chiave per contrastare questi elementi negativi: «La rete infrastrutturale ed economica della Liguria è un essenziale strumento di supporto all’ottavo esportatore mondiale e serve per mantenere il surplus commerciale a oltre il 3% del Pil». In sostanza l’asse Genova-Milano-Zurigo vale molto di più dell’asse Marsiglia-Lione-Strasburgo, solo per parlare di ferrovie, per esempio.
I Paesi più rilevanti per l’economia italiana sono Usa, Francia e Germania e Genova, oltre a ospitare la sede di importanti multinazionali, offre vantaggi comparati rilevanti per il rafforzamento dei rapporti con tutti e tre: il maggior numero di servizi marittimi di linea diretti verso gli Usa, una continuità geografica e culturale con la parte più dinamica della Francia, il sistema portuale più vicino alle zone industriali del Sud Ovest della Germania.
L’internazionalizzazione economica va di pari passo con una visione europea dei trasporti. Non è un caso che sia necessario il trasferimento dei trasporti da strada a rotaia. I vantaggi sono: una drastica riduzione dei costi di trasporto (-27% del costo intermodale complessivo con treno merci europeo per 900 km rispetto al tutto strada), la riduzione a un decimo delle esternalità per ogni spedizione via ferrovia anziché via strada, la riduzione dei fenomeni di dumping sociale. Sul corridoio Reno Alpi, trasferire da un autotrasportatore dell’Europa centro orientale al combinato strada/rotaia vale per singola spedizione 446 euro di fatturato aggiuntivo per le imprese del contesto territoriale attraversato (per Italia, Svizzera, Germania e Benelux).
La crescita organica oggi è all’estero, il contributo dell’export alla crescita del pil è stato cruciale per la tenuta del prodotto interno lordo italiano tra il 2010 e il 2017 e rimarrà rilevante anche negli scenari al 2022. Citando gli scenari di crescita economica secondo il World economic outlook del Fondo Monetario Internazionale (ottobre 2019), Baccelli spiega che occorre puntare sulle economie lontane.
Come già ribadito dal report di The European House Ambrosetti, la Liguria ha tre settori chiave dal punto di vista economico: l’economia del mare, l’economia del turismo, l’innovazione e l’alta tecnologia. Per Baccelli lo sviluppo dei traffici container e del ro-ro è già un driver della crescita della portualità, ma deve essere anche considerato e valorizzato quale motore aggiuntivo per l’economia ligure. Lo dimostrano i numeri: in un contesto di pil negativo regionale, fra il 2000 e il 2018 i traffici containerizzati hanno rgistrato un Cagr (tasso composto di crescita annuale) del 3% e 1,7 milioni di Teu aggiuntivi. I traffici ro-ro sono cresciuti a un Cagr del 2,5% e 5 milioni di tonnellate aggiuntive.
La robot valley è un altro elemento importante, secondo Baccelli: «Non uno slogan, ma un esempio di strategia da implementare, contagiando attraverso la digitalizzazione e la robotizzazione una serie di sistemi industriale».
Si torna però alla questione iniziale: lo sviluppo attraverso l’internazionalizzazione richiede una rete di trasporti e di servizi logistici efficiente, ma anche sostenibile dal punto di vista ambientale e territoriale.
Baccelli cita il piano nazionale energia e clima e gli stati generali della logistica del Nord Ovest per spiegare come l’efficientamento energetico del trasporto merci sia reso possibile dal completamento delle reti Ten-T, che il passaggio modale dalla strada alla rotaia avvenga attraverso la valorizzazione delle politiche incentivanti come il Marebonus e il Ferrobonus (integrato da coordinate politiche regionali di Piemonte, Lombardia e Liguria), quanto sia fondamentale lo sviluppo della rete distributiva del gas naturale liquefatto. «Occorre una rete pienamente integrata con l’Europa e con il Nord Italia che preservi la competitività della Liguria nel contesto italiano, europeo e mediterraneo, oltre che la rivalutazione strategica ed economica di ampie aree all’interno del capoluogo ligure», aggiunge.