Sono 37 gli italiani che quest’anno si aggiudicano un Erc Starting Grant (finanziamento dal Consiglio europeo per la ricerca), ma solo 18 hanno deciso di realizzare il loro progetto in Italia. Una di questi è Anna Maria Stagno dell’Università di Genova, unica italiana a vincere nel settore di “Studio del passato” (SH6).
A Stagno è stato attribuito uno dei finanziamenti da un milione e mezzo di euro del Consiglio europeo per la ricerca per il progetto quinquennale “Archaeology of sharing practices: the material evidence of mountain marginalisation in Europe (18th- 21st c. AD)”.
Queste risorse fanno parte del programma di ricerca e sviluppo europeo Horizon 2020 e vengono attribuite ogni anno ai più brillanti ricercatori per sviluppare studi multidisciplinari e di frontiera, in tutti i campi del sapere. Quest’anno sono stati finanziati in tutto 408 progetti, a ricercatori di 51 nazionalità distribuiti su 24 Paesi europei e non solo. Gli italiani sono terzi per numero finanziamenti ricevuti, ma l’Italia è solo ottava per numero di progetti ospitati.
Anna Maria Stagno è archeologa degli spazi rurali e del post-medioevo e si è formata tra Pisa e Genova. Qui, collaborando con il Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale dell’Università di Genova, durante le sue ricerche dottorali e post-dottorali, ha iniziato ad affrontare, da una prospettiva storico-ambientale lo studio degli spazi rurali, e poi ha lavorato in prestigiose istituzioni europee all’avanguardia nella ricerca archeologica.
Ha scelto di tornare a Genova per realizzare il suo progetto che vuole affrontare da una nuova prospettiva il lungo processo di marginalizzazione delle società montane europee. Stagno scommette sull’archeologia e sullo studio delle pratiche di gestione condivisa delle risorse ambientali (“sharing practices”), per fare finalmente luce su come, negli ultimi tre secoli, gli spazi montani europei da spazi vitali inseriti appieno nei circuiti culturali, politici ed economici sono diventati gli spazi marginali che oggi conosciamo.
Oggi le montagne europee, mantenute spesso faticosamente vive da chi ancora le abita, sono soprattutto caratterizzate da spopolamento e abbandono, con tutte le conseguenze negative che questo comporta, in termini di dissesto idrogeologico, crescente pericolosità degli incendi boschivi e progressiva scomparsa di habitat e paesaggi di pregio, di inestimabile valore naturalistico e culturale. Problemi che in Liguria sono particolarmente vivi e proprio alla Liguria sarà dedicata parte del progetto.
La sfida di Antigone, questo l’acronimo del progetto, è soprattutto mostrare come lo studio archeologico degli spazi montani, della loro materialità, di come è cambiato il modo di gestirne le risorse ambientali sia la chiave per capire i processi che oggi li interessano e per contribuire a progettarne un futuro sostenibile, riconoscendo appieno alle comunità locali il loro ruolo di attori, non solo nella costruzione di questi patrimoni nel passato, ma anche nella loro gestione e conservazione nel futuro.
Il progetto è il primo Erc in assoluto dedicato all’archeologia degli ultimi 3 secoli. Un importante traguardo per la ricerca archeologica europea e mondiale, che finalmente vede riconosciuto il suo ruolo chiave nello studio delle società più vicine a noi.