Parte, con un finanziamento di 105.500 euro, il progetto sperimentale di monitoraggio sanitario dei cavalli “selvaggi” del Parco dell’Aveto, predisposto dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, con la collaborazione dell’Università di Genova, della Asl 4 e del Parco regionale nazionale dell’Aveto. Il progetto è stato oggetto di una specifica convenzione con il ministero della Salute e sarà attuato per un anno in via sperimentale, in vista dell’adozione di un piano permanente. Sono previsti l’utilizzo di droni e telecamere per mappare gli spostamenti del branco, la ricerca di indicatori biochimici e analisi parassitologiche, il controllo di flora e fauna dei terreni adibiti a pascolo e forme di difesa, per esempio attraverso piccole recinzioni, di determinate aree.
«Questo – precisa il direttore dell’Istituto zooprofilattico Angelo Ferrari – è un progetto sanitario e ha due obiettivi fondamentali: tutelare un patrimonio selvatico e impedire a determinate malattie di trasferirsi al patrimonio zootecnico o all’uomo. Il monitoraggio sanitario prevede la ricerca dell’incidenza di malattie che colpiscono i cavalli come l’anemia infettiva equina, l’arterite virale equina e la West Nile disease».
Un progetto, sottolinea l’assessore regionale alla Sanità, Sonia Viale che «cerca di garantire un equilibrio tra due esigenze contrapposte: salvaguardare i cavalli per mantenere i benefici turistici e ambientali legati alla loro presenza e tutelare la sicurezza e le proprietà dei cittadini e dei cavalli presenti negli allevamenti locali».
I cavalli selvaggi dell’Aveto, risorsa rara da valorizzare
Garantire questo equilibrio vuol dire assicurare la sopravvivenza dei cavalli “selvaggi” (il termine proprio è “rinselvatichiti”) dell’Aveto. Perché questi animali affascinanti hanno avuto i loro nemici, principalmente gli agricoltori, che a volte subiscono danni dalla loro presenza. Negli anni scorsi si è parlato di abbattimenti e castrazioni. La normativa italiana, del resto, non facilita la convivenza tra agricoltori e cavalli rinselvatichiti, poiché non prevede l’esistenza di cavalli rinselvatichiti o selvaggi, considera il cavallo un animale domestico da reddito e stabilisce che gli indennizzi riguardano solo danni causati dai selvatici. Sugli amministratori locali, quindi, si sono avute pressioni per arrivare a soluzioni drastiche.
Se il Parco dell’Aveto ha ancora i suoi cavalli si deve al progetto “I cavalli selvaggi dell’Aveto-Wildhorsewatching” di Evelina Isola e Paola Marinari che ha fatto di questi animali una risorsa ambientale e turistica.
Grazie alle escursioni organizzate da Wildhorsewatching negli anni scorsi, in prevalenza nei mesi estivi, si sono potuti ammirare gli splendidi cavalli neri o bai, dal mantello marrone-rossiccio con criniera e coda neri, in quello che è diventato il loro habitat.
I più anziani di questi cavalli una ventina di anni fa erano rimasti senza proprietario, dopo avere lavorato nelle vallate. Lasciati allo stato selvatico, si sono riprodotti liberamente, il loro numero è passato da una decina di capi a una cinquantina. Le nuove generazioni non hanno mai avuto rapporti con l’uomo. La loro vita e il loro comportamento, secondo gli etologi, sono simili a quelli dei cavalli selvaggi d’America e della Mongolia. Come i loro antenati selvatici sono divisi in clan in cui uno stallone e una femmina hanno un ruolo dominante e a un certo momento giovani maschi e femmine lasciano il gruppo d’origine per andare a formarne di nuovi. Nel Parco dell’Aveto, ricco di vegetazione e di acqua e protetto, hanno trovato l’habitat ideale. Molti studenti in etologia equina e veterinaria, oltre a semplici appassionati della natura, sono arrivati in valle per studiare il comportamento di questi animali.
Wildhorsewatching ha offerto anche la possibilità di scoprire angoli nascosti del nostro entroterra, trasformando in opportunità di crescita per la comunità locale ciò che alcuni vedevano soltanto come un problema. Le escursioni di Wildhorsewatching (guidate da un naturalista) continuano, si svolgono tra marzo e novembre. E ora i cavalli selvaggi hanno trovato nuovi amici: alla presentazione del progetto erano presenti sindaci o assessori dei tre Comuni interessati, Borzonasca, Mezzanego e Ne e il presidente del Parco dell’Aveto.