Aumentano le superfici a rischio frana in due anni in Liguria: dal 57,9% al 58,1%. Lo rileva il Centro studi Confagricoltura su base dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). 3.138 kmq, 10 in più rispetto al 2015 (+0,3%). Per quanto riguarda le superfici a rischio idraulico, la Liguria si attesta a 111 kmq ad alto rischio (6,7% del totale), 153 a medio rischio (2,8%), 189 a basso (3,5%), per un totale di 454 kmq: l’8,4% del totale.
«Le frane registrate in Italia – sottolinea il presidente ligure di Confagricoltura, Luca De Michelis – rappresentano circa i due terzi delle frane registrate in Europa. Le frane e le alluvioni, oltre a costituire un grave rischio per l’incolumità dei cittadini italiani, appesantiscono la finanza pubblica di un notevole onere per la riparazione dei danni, 3 miliardi solo per le alluvioni dell’autunno 2018, che costa da tre a quattro volte più della prevenzione».
Per effetto dei mutamenti climatici, dell’abbandono di molti terreni agricoli e della maggiore impermeabilizzazione del suolo (urbanizzazione), gli effetti distruttivi conseguenti al dissesto idrogeologico del territorio (frane, alluvioni) tendono ad aggravarsi, in un contesto generale già precedentemente critico per l’insufficienza degli interventi di prevenzione.
«Secondo una stima del ministero dell’Ambiente relativa al 2014 – precisa il direttore ligure di Confagricoltura, Andrea Sampietro – le zone agricole sono, dopo strade e ferrovie, maggiormente colpite dai danni da frane provocati dall’intensità delle precipitazioni meteoriche. Sono conseguentemente, fra le vittime, molti gli agricoltori, sorpresi da temporali e fenomeni alluvionali mentre cercavano di mettere in sicurezza gli animali e i beni strumentali delle proprie aziende».
«All’aggravarsi del dissesto idrogeologico contribuisce – interviene De Michelis – la crescita dell’urbanizzazione e quindi del suolo denaturalizzato e impermeabilizzato, ovvero del cosiddetto consumo di suolo. Dalla metà degli anni Cinquanta, l’incremento del suolo urbanizzato è stato pressoché costante, attestandosi intorno a +164% nel 2017, con la superficie nazionale interessata che è passata dal 2,9% al 7,6%. E anche qui in Liguria qualche Comune vorrebbe sostituire terreni agricoli con parcheggi».
Le conseguenze di frane e alluvioni sono più gravi anche per la riduzione della superficie territoriale destinata all’uso agricolo, conseguente in parte all’urbanizzazione, e in parte all’abbandono della coltivazione delle zone meno produttive, rimaste senza il presidio degli agricoltori e delle relative sistemazioni idraulico-agrarie del suolo.
Il ruolo di “custodia del territorio” degli agricoltori, ricorda Confagricoltura, va riconosciuto, ricordato, incentivato. E non si deve dimenticare che tale dissesto è e sarà “nemico” delle “grandi opere”, qui come altrove indispensabili per il Paese.