Primo posto per prevalenza di casi di demenza con 21,2 malati ogni mille abitanti (di cui 12,7 affetti da Alzheimer. Un tasso di mortalità su queste malattie di 1,53 ogni 10 mila abitanti (tra gli 0,89 del Friuli Venezia Giulia e il 2,27 dell’Abruzzo, con una media di 1,61 nazionale). È il primato della Liguria evidenziato dall’ultimo rapporto annuale di Meridiano Sanità, elaborato da The European House – Ambrosetti, che mette a confronto le regioni italiane.
Cos’è la prevalenza
Il rapporto fra il numero di eventi sanitari rilevati in una popolazione in un definito momento (o in un breve arco temporale) e il numero degli individui della popolazione osservati nello stesso periodo. Per migliorare la leggibilità del dato si moltiplica il risultato per una costante (pari a dieci o un suo multiplo).
Il report sottolinea che questo tipo di patologie hanno un impatto sui cosiddetti caregiver (soprattutto i famigliari) notevole. Sono i parenti a prendersi cura dei malati nel 44,5% dei casi (dati nazionali), impiegando fino 17 ore del loro tempo in assistenza. Più del 21% dei caregiver disoccupati dichiara di aver perso il lavoro proprio a causa della malattia del suo assistito, mentre più del 38% dichiara di essere andato in pensione per prendersi cura del malato. Per questo occorrerebbe un buon numero di Cdcd, i centri per i disturbi cognitivi e demenze, di centri diurni e di strutture residenziali.
Invece nella nostra regione sono, secondo il rapporto, 21 i Cdcd, 13 i centri diurni, 14 le strutture residenziali, in sostanza 1,2 centri ogni 1000 malati affetti da demenza. In Italia la media è di 1,9. (Gli estremi: 0,4 Basilicata, 7,1 Trentino).
Andando a guardare lo stato di salute generale, la Liguria è stabile al sesto posto e all’ottavo nella classifica delle regioni rispettivamente nell’indice di mantenimento dello stato di salute e nell’indice dello stato di salute nel 2018.
Per quanto riguarda le malattie ad alto impatto sulla spesa sanitaria, ecco un’infografica:
Alcuni fattori/abitudini/comportamenti contribuiscono ad aumentare le possibilità di contrarre patologie di alto impatto: fuma il 26% dei liguri, in linea con la media nazionale (estremi: 30% Umbria; 20,7% Basilicata) nel periodo 2014-2017. Il 58% si dichiara consumatore di alcol (55,3% la media nazionale, gli estremi: 26,3% Basilicata, 76,9% Bolzano). Meno della media nazionale le persone sedentarie: 8,3%, quint’ultimo posto italiano (Italia 10,7, estremi: 7,3% Provincia Autonoma di Bolzano, 14,1% Campania).
Malattie ad alto impatto per il sistema fanno impennare la spesa sanitaria, che per la Liguria è stata nel 2017 di 2.720 euro procapite, terzo posto nazionale dopo Provincia Autonoma di Bolzano e Valle D’Aosta. Di questa somma, 2.037 rappresentano la componente pubblica (quinto posto nazionale), mentre 683 è la parte privata (sesto posto nazionale).
I dati sulla prevenzione
Per la prevenzione la Liguria spende il 3,8% della spesa sanitaria nazionale (media italiana 4,2), è sest’ultima. In aggiunta, per comprendere appieno l’entità effettiva della spesa sanitaria in prevenzione con una diretta ricaduta sulla salute umana, è utile considerare la voce di spesa “attività di prevenzione rivolte alle persone” (che comprende le spese per vaccinazioni e screening).
L’incidenza di questa componente sulla spesa sanitaria nazionale è pari a circa l’1%, ma, anche in questo caso, sono presenti evidenti differenze a livello territoriale. Se la Liguria e l’Umbria registrano una spesa di 35,5 e 31,4 euro pro capite rispettivamente, ben oltre la media italiana di 20,8 euro, Piemonte e P.A. di Trento si fermano a soli 5,6 e 5,4 euro pro capite. Inoltre, comparando i risultati del 2016 con quelli del 2010 si ottiene un quadro in cui la media italiana è aumentata del 31% ma con picchi di crescita del 237% proprio in Liguria e del 130% nel Lazio.
Nell’area prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro la Liguria e la Toscana allocano il 30% e il 29% rispettivamente della spesa in prevenzione mentre la Puglia e la Sicilia solo il 5% (media italiana pari al 12%).