Se c’è un settore che in Liguria è ancora molto restio e scettico nei confronti della comunicazione (anche sui social network) e del marketing è quello dello shipping. Per questo motivo Assagenti, in collaborazione con Meloria Comunicazione, ha organizzato un evento per far conoscere le strategie (e i loro effetti) di alcune grandi aziende che invece hanno puntato proprio su questi aspetti. “Social media & shipping industry“, ospitato dall’Acquario di Genova, ha visto la partecipazione di un centinaio di persone tra impiegati e soci di Assagenti, avvocati, docenti universitari e una cinquantina di studenti di economia marittima.
Niccolò Braibanti (gruppo Giovani Assagenti) spiega: «Consolidamento, orientamento nei confronti della clientela e creazione di valore, sono le motivazioni che dovrebbero far propendere per la scelta di utilizzare i social media, visto che i social hanno l’obiettivo di ridurre le distanze, anche con il cliente».
Secondo uno studio del “Global web index”, il 37% della popolazione mondiale ha almeno un profilo attivo sui social media, con Facebook, WhatsApp e Messenger a fare da padroni. Giornalmente ormai si spende sui social parecchio tempo: 40 minuti su Youtube, 35 minuti su Facebook, 25 minuti su Snapchat, 15 su Instagram e solo 1 su Twitter.
Braibanti evidenzia ormai l’uso diffuso del social media marketing sia in chiave B2C (Business to consumer) sia in chiave B2B (Business to business) attingendo ai dati di Social media examiner: il 97% di chi svolge attività di marketing B2C usa Facebook (l’89% B2B), Twitter è scelto dall’81% dei marketer B2C e dall’86% dei marketer B2B, percentuale alta anche per Linkedin in chiave B2B (88%), più distanziati gli altri social (percentuali dal 60% in giù).
I benefici sono l’incremento della consapevolezza del brand, il rafforzamento delle relazioni con i clienti, i feedback in tempo reale, una maggiore trasparenza, lo sviluppo di approfondimenti sui clienti e così via.
Nils Haupt, senior director corporate communications di Hapag Lloyd, evidenzia quali sono stati i vantaggi per la propria azienda: il raggiungimento di potenziali clienti in tutto il mondo, rendere il primo contatto tra cliente e azienda più facile, accrescimento della credibilità, la possibilità di diventare un influencer, dare visibilità ai media partners, incrementare il traffico verso il sito web.

Hapag Lloyd è passata da 0 a 128 mila follower in un anno (68.500 su Facebook, 5.100 su Twitter, 47.100 su Linkedin e 7.600 su Instagram), creando anche un grande coinvolgimento e ottenendo feedback positivi da stakeholder, media e clienti. Tuttavia, Haupt evidenzia che i social media devono far parte di una strategia di comunicazione ben definita. Occorre anche avere chiaro quali sono i gruppi target verso cui si vuole comunicare (investitori, giornalisti, clienti B2B, impiegati eccetera) e scegliere il social media giusto per farlo. In questo caso Linkedin, Twitter e Youtube sono quelli che hanno una maggiore percentuale di efficacia con un rating sul B2B che rispettivamente raggiunge il 63, il 55 e il 48%. Più distanziato Facebook con il 32%, superato da SlideShare (42%) e Vimeo (40%). Facebook è un social che è più orientato verso un audience generalista e per questo i contenuti da veicolari sono eventi, storie interessanti e immagini. I contenuti su Linkedin invece sono più professionali e servono per l’interazione con i clienti, veicolate anche news aziendali ed eventi. Il target di Twitter invece è la stampa, per questo Hapag-Lloyd veicola attraverso i “cinguettii” eventi in corso, breaking news e relazioni stampa. Instagram è utilizzato per raggiungere le generazioni più giovani e privilegia contenuti generati dall’utente e lo storytelling per immagini.
Il numero di fan non è tutto: contano le interazioni e la crescita nel tempo della “platea” di follower. Importante, secondo Haupt, anche il coinvolgimento dei dipendenti, da effettuare con un mix che vede la fornitura di informazioni importanti, l’insegnamento su come fare qualcosa sui social, il dare il via a una conversazione e il divertimento.
Risultati in crescita esponenziale per Rimorchiatori Riuniti, che nel 2015 non aveva neanche una pagina Facebook, solo 117 follower su Twitter, 142 su Instagram, 38 iscritti e 16 mila visualizzazioni su YouTube e 516 follower su Linkedin. Giacomo Gavarone, commercial manager, spiega: «Noi non abbiamo cominciato ad avere una presenza social per avere clienti, visto che lavoriamo per le autorità portuali, ma per avvicinare il servizio al porto e ai cittadini, per far capire che non siamo solo a Genova. Un modo per raccontarci, anche perché siamo cresciuti con acquisizioni di società terze e i social network stanno diventando il collante tra il personale della struttura».
Nel 2017 la pagina Facebook ha 1630 fan, i follower di Twitter sono 439 (+275%), quelli di Instagram 2.240 (+1800%), gli iscritti su YouTube 80 con 70 mila visualizzazioni (+440%), anche Linkedin è cresciuto a 1.602 (+310%).
Il budget per gestire i social network è stato dirottato da quello per la pubblicità sui media (ahinoi), ma prossimamente potrebbe non costare più nulla perché c’è l’ipotesi di finanziare il tutto con un progetto di e-commerce con abbigliamento marchiato Rimorchiatori Riuniti: «Il fine non è vendere magliette – specifica Gavarone – ma fare in modo che il nostro marchio sia ben diffuso e identificato e, con le vendite dei capi, finanziare le attività social. Il feedback su quanto è bello il nostro abbigliamento c’è già stato ampiamente proprio anche attraverso i social network, per questo ci stiamo pensando».