Il nuovo sistema di assistenza domiciliare a Genova è inconciliabile con i contributi per la non autosufficienza. La consulta regionale per la tutela dei diritti della persona handicappata, lancia un allarme con una comunicazione ufficiale inviata a Comune, Servizi sociali e al difensore civico.
Il buono servizio per l’assistenza domiciliare per le persone con Isee inferiore a 12 mila euro sarà erogato dagli ambiti territoriali sociali del Comune di Genova a partire dal primo novembre, ma la consulta regionale dell’handicap evidenzia alcuni casi in cui occorre un ulteriore intervento, chiedendo al difensore civico e agli enti coinvolti di trovare una soluzione per “scongiurare il compiersi di atti indegni di una società civile e contrari alla salvaguardia della dignità della persona disabile e della sua famiglia”.
L’assistenza domiciliare per disabili gravi e gravissimi viene erogata oggi a poco più di 100 persone, con un numero analogo in lista d’attesa. Per la consulta questa tipologia di servizio (iniziato nel giugno del 1990), dovrebbe essere considerata una risposta a un fondamentale diritto che consente al famigliare di sopravvivere soprattutto per quei casi in
cui il congiunto è a totale carico 24 ore su 24.
“Questa condizione di attestata e riscontrata gravità e, conseguentemente,
l’oggettivo bisogno di assistenza – si legge nella nota – non dovrebbe porre il reddito Isee come un parametro in grado di escludere automaticamente, ma, anche considerati i
numeri limitati di queste persone e famiglie particolarmente svantaggiate, si ritiene che le variabili di assegnazione dovrebbero essere altre.
La consulta fa due esempi pratici per dimostrare che occorre modificare qualcosa: un ragazzo disabile grave in carrozzina vive in un appartamento all’ultimo piano e senza ascensore, con la mamma anche lei riconosciuta grave, che non usufruisce dell’indennità di accompagnamento ma necessita ugualmente di un’assistenza continua. L’Isee famigliare è pari a 6.610,00 euro; quello individuale del figlio è zero percependo comunque l’indennità di accompagnamento (circa 500 euro mensili) che per legge non fa reddito.
Fino a ieri al figlio venivano erogate 8 ore settimanali di assistenza domiciliare, quindi poco più di un’ora al giorno e 350 euro mensili del fondo della non autosufficienza.
Questo nuovo sistema impone l’inconciliabilità tra chi gode di un servizio di assistenza domiciliare e il fondo della non autosufficienza. I 350 euro mensili gli vengono tolti. Inoltre alla sorella, che si fa carico di entrambi, viene richiesto di sottoscrivere una dichiarazione relativa alle modalità di utilizzo dell’80% dell’indennità di accompagnamento per determinare nel Pio (Progetto individuale di assistenza) quale quota di indennità di accompagnamento potrà servire a pagare una parte delle 8 ore di assistenza erogate.
L’assessore competente Francesca Fassio, riferisce la consulta, si è resa conto di come non sia possibile applicare queste modalità a persone e famiglie in queste condizioni, occorrerà quindi considerare ogni caso nella sua peculiarità, applicando quindi risposte diversificate.
Il problema è che i servizi sociali, in mancanza di altre direttive, siano obbligati a procedere e applicare questa delibera.
La consulta aggiunge che i servizi sociali non sono così solerti ad applicare le leggi che imporrebbero l’attivazione di Piani individuali di assistenza, che individuino i percorsi e i bisogni sociosanitari necessari a livello distrettuale, la valutazione multidimensionale delle condizioni di bisogno e conseguentemente l’articolazione di pacchetti assistenziali da offrire alle persone.
II secondo caso è quello di un uomo alto e pesante che dopo l’ictus è rimasto gravemente menomato con la necessità di essere assistito 24 ore su 24 e con un cervello ben funzionante.
A farsene carico sono i due genitori ultraottantenni. Il Comune gli eroga 5 ore di assistenza domiciliare alla settimana (3 ore un giorno e 2 un altro). Inoltre, a causa di un’intervenuta ulteriore patologia deve essere trasportato ai servizi igienici continuamente, perché ha dolori forti con lo stimolo di dover urinare.
Anche la sua famiglia poteva contare su 350 euro mensili del fondo e il suo Isee è 5.781 euro. Anche in questo caso verrebbero tolti, oltre che chiesto di giustificare la modalità di spesa della somma ricevuta come indennità di accompagnamento.
Per la consulta è un abuso la richiesta di dover giustificare la somma percepita come indennità di accompagnamento che trova le sue ragioni nella condizione certificata dalla competente commissione e che risulta essere un semplice indennizzo delle spese, ben superiori, necessarie per l’assistenza del disabile in questione, somma che per legge non fa reddito e non deve neanche essere inserito nella denuncia del redditi.