«Non sono venuto qui per vincere, sono venuto per perdere, ma a modo mio». Raccontano che lo abbia detto il generale Giovanni Messe, arrivato a Tunisi nel febbraio 1943 per assumere il comando della 1^ Armata italiana, ormai destinata a soccombere, insieme ai tedeschi, di fronte alle forze angloamericane nettamente superiori per uomini e mezzi. Chissà se Gianni Crivello, candidato sindaco di Genova del centrosinistra, sconfitto al ballottaggio, ha detto o pensato qualcosa del genere o se credeva davvero di vincere quando ha accettato la sfida. Marco Bucci lo ha battuto con il 55,24% dei voti contro il suo 44,76%. Una sconfitta bruciante, nella città che dal 1993 elegge senza interruzioni sindaci della sinistra. Una sconfitta che ha diverse cause, alcune abbastanza evidenti. E non tutte riconducibili a Crivello e al Pd locale.
Il candidato battuto nei primi commenti di questa notte ha avvertito: «La sconfitta del centrosinistra è stata nazionale, non solo locale, è urgente aprire una riflessione nel centrosinistra a livello nazionale e locale». E ha ragione, non per nulla il centrodestra ha ottenuto in tutta Italia 16 sindaci nei Comuni capoluogo di Provincia (ne aveva 7) e il centrosinistra 6 (ne aveva 17). Il Movimento 5 Stelle ha perso Parma e conquistato Carrara.
Il centrodestra ha strappato al centrosinistra 12 sindaci: Genova, L’Aquila, Monza, Piacenza, La Spezia, Alessandria, Asti, Pistoia, Como, Rieti, Lodi, Oristano. Confermati i sindaci di Verona, Catanzaro, Frosinone e Gorizia. Il centrosinistra strappa al centrodestra i sindaci di Padova e Lecce. Confermati i sindaci di Palermo, Taranto, Lucca e Cuneo.
Nei maggiori Comuni non capoluogo di Provincia il centrodestra ha vinto a Sesto San Giovanni e Legnano. Il Movimento 5 Stelle a Guidonia. Il centrosinistra a Molfetta.
In Liguria il centrodestra ha sfondato alla Spezia. Il suo candidato Roberto Levaggi ha perso a Chiavari ma non a vantaggio della sinistra, Marco Di Capua era sostenuto da liste civiche di destra e di sinistra.
Ce n’è abbastanza per giudicare opportuna la riflessione a livello nazionale richiesta da Crivello. Sul risultato locale contano sicuramente gli otto anni di crisi economica, l’insicurezza di fronte all’immigrazione, i dubbi sull’Europa, che gli italiani fino a pochi anni fa consideravano la panacea contro ogni male, le divisioni interne al Pd, certi errori di Renzi, eccetera.
Ma a Genova le ultime decisioni del partito ricordano il detto «Dio acceca chi vuole perdere».
Dopo mesi passati a non rispondere a chi chiedeva le primarie, e a cercare candidati “unitari” alla luce dei famosi “caminetti”, la scelta è caduta su un candidato che meno unitario era difficile trovare.
Crivello nell’evoluzione del Pci si era fermato ai Ds, non era entrato nel Pd ed era passato per l’esperienza di Sel. Lo stato maggiore del Pd genovese e ligure sperava che, con questo profilo, potesse portare nella coalizione le forze della sinistra radicale e invece Possibile e Rete a Sinistra si sono rifiutate di aderire. Alla fine Crivello ha ricevuto soltanto il sostegno del Pd e dei suoi ultimi fuorisciti, gli Articolo 1 e delle liste civiche. Quel che è peggio, la sua candidatura è stata ancor meno aggregante al di fuori del perimetro tradizionale del centrosinistra. Crivello sembra venire direttamente dal Pci anni Settanta – una delle sue figure di riferimento è Enrico Berlinguer – risulta attuale come un eskimo o un paio di pantaloni a zampa di elefante.
I riferimenti polemici al fatto che abbia il diploma da infermiere e che come esperienza di lavoro possa vantare alcuni anni in una Asl hanno qualcosa di eccessivo e di volgare: non si vede perché un infermiere non possa diventare un ottimo sindaco. Però una città che ha tra i suoi maggiori problemi quello del riassetto delle aziende partecipate dal Comune è comprensibile che guardi con maggiore fiducia a un manager di livello internazionale come Bucci. (Il nuovo sindaco, poi, ci spiegherà quale soluzione il centrodestra ha in serbo al posto dell’ingresso di Iren in Amiu). Inoltre il candidato del centrosinistra è assessore uscente della giunta Doria, nel complesso deludente. Non per nulla Doria non si è ricandidato (e i mesi persi attendendo una sua decisione sono un’altra causa della sconfitta del centrosinistra).
Infine, dopo essere arrivato secondo al ballottaggio, il candidato del centrosinistra ha lanciato un appello alla mobilitazione antifascista poco credibile: Toti, Bucci, Rixi e il loro sponsor Salvini come Balbo, De Vecchi, De Bono, Bianchi? Mah… Un appello del genere poteva essere preso sul serio soltanto dal nucleo di fedelissimi ex Pci. Gli elettori al ballottaggio sono stati ancora meno di quelli del primo turno.
Giovanni Messe dopo la sconfitta è stato promosso Maresciallo d’Italia, per il generale Crivello (e per chi lo ha scelto) non sembra tiri aria di promozioni.