I bambini genovesi sovrappeso sono sempre di più, tendono a diventare obesi e il loro trend si sta addirittura evolvendo in direzione di quello statunitense. Il dato emerge dal progetto, pilota in Italia, Educazione alimentare 2.0, sviluppato dalla Clinica pediatrica Gaslini e Università di Genova, in collaborazione con Coop Liguria e il patrocinio di Sinu (Società italiana di nutrizione umana). I risultati sono stati presentati questa mattina, alla Scuola professionale dell’istituto Gaslini.
Sono stati coinvolti nel progetto 400 bambini d’età compresa tra i 6 e i 9 anni, provenienti dalle classi prima, seconda e terza primarie di quattro istituti comprensivi di Sestri Ponente, Valpolcevera Sturla e Sestri Levante. Prima di iniziare i laboratori interattivi di educazione alimentare, sono stati rilevati il peso e la statura dei piccoli: «Dai dati auxologici analizzati – spiega Mohamad Maghnie, direttore clinica pediatrica Istituto Gaslini – risultano sottopeso il 2%, nella norma il 64%, sovrappeso il 15%, mentre la percentuale di bambini obesi è del 19%, dei quali il 6% con obesità grave». Il confronto rispetto ai dati estrapolati nell’ambito del sistema di sorveglianza nazionale “Okkio alla salute 2014” evidenzia una percentuale di sovrappeso inferiore al dato nazionale (20,9%), contrariamente il dato di obesità risulta essere superiore del 10% al dato italiano: «Quindi i dati rilevati da questo campione ci dicono che a Genova una percentuale di soggetti in sovrappeso siano diventati obesi, peggiorando la loro condizione nel tempo: i bambini obesi stanno aumentando rispetto al valore italiano», sottolinea Maghnie.
Un dato che potrebbe addirittura anticipare i dati nazionali che usciranno a maggio: «La Liguria è una regione particolare – ricorda Silvio Del Buono, direttore sanitario dell’istituto Gaslini – perché spesso esprime le tendenze nazionali prima di altre regioni, come accade, per esempio, nel caso dei dati relativi agli anziani. Il problema dell’obesità qui assume una valenza di rilievo ed è un problema che riguarda la società nel suo complesso: se riusciamo ad affrontare questo problema prima che si evolva in malattia, con tutte le conseguenze che comporta, facciamo un bene alla società. Anche dal punto di vista economico: affrontare questa problematica prima che diventi una malattia significa affrontare un costo sociale inferiore a quello necessario per curare l’obesità».
Anticipare l’obesità significa, prima di tutto, partire dall’educazione alimentare e da una corretta informazione. Proprio questi sono stati i pilastri del progetto del Gaslini. Le dietiste Cinzia Zucchi e Giulietta Spadafora (rispettivamente del Gaslini e del centro di orientamento ai consumi Coop Liguria), insieme alla pediatra del Gaslini Annalisa Calcagno, hanno coinvolto i bambini in quattro incontri ludico-conoscitivi, partiti a gennaio, con lo scopo di introdurre ai piccoli il messaggio dell’importanza di una corretta prima colazione e il concetto di equilibrio nell’organizzazione della giornata alimentare.
Mai saltare la colazione: ogni pasto deve essere equilibrato, regolare e consumato nelle tempistiche corrette. Il pasto deve essere anche un momento di condivisione e di serenità, in modo che il bambino lo associ a un rito piacevole a cui prendere parte insieme a tutta la famiglia
Nel primo incontro i bambini hanno costruito un vassoio della prima colazione, mentre al secondo hanno imparato a leggere le etichette dei prodotti alimentari e simulato una spesa nel supermercato mettendo in pratica le nozioni imparate. Alla terza “lezione” hanno preparato una colazione sana e gustosa, mettendo letteralmente le mani in pasta. Il quarto incontro ha dato modo ai bambini di mettere in pratica tutti gli insegnamenti, scoprendo che non esiste una colazione perfetta, ma mille modi di scegliere e abbinare gli alimenti. «Una didattica non scontata – afferma Spadafora – Riteniamo che la cosa migliore sia proprio “imparare facendo”, coinvolgendo i bimbi in ogni cosa».
Gli incontri sono stati preceduti dalla somministrazione preliminare del questionario di Moynihan (versione italiana validata da Andid, Associazione nazionale dietisti) sulle conoscenze nutrizionali e alimentari agli insegnanti e ai genitori degli alunni coinvolti nel progetto: «Le conoscenze degli insegnanti sono risultate ottime o buone nel 92% dei casi – descrive Zucchi – mentre per i genitori le conoscenze sono state valutate insufficienti nel 20% dei casi, con possibili ricadute sullo stato di salute dei loro bambini. Questo determina quanto siano importanti progetti di questa entità, perché l’educazione alimentare parte nella quotidianità della casa, all’interno della famiglia».
Parte attiva del progetto è stata Coop Liguria, che ha messo a disposizione i propri spazi (anche il supermercato) per lo svolgimento delle lezioni educative: «La cooperativa di consumatori, per tradizione, lavora per informare e rendere il consumatore più consapevole – spiega Tiziana Cattani, responsabile Educazione al consumo Coop Liguria – per questo lavoriamo molto, anche con i bambini e i ragazzi, sul tema dell’educazione alimentare: abbiamo molteplici punti di contatto in questo ultimo progetto e il nostro impegno è quello di prendervi parte per i prossimi tre anni». Non a caso, Educazione alimentare 2.0 non si ferma qui: l’obiettivo non è solo quello di portarlo avanti per tre anni, allargando possibilmente i numeri, ma anche quello, più impegnativo, di «iniziare un percorso con la Regione per poter disporre di una valutazione complessiva sul territorio regionale dei dati auxologici», afferma Maghnie.