È ancora vivace la polemica attorno alla restaurata piazza Verdi della Spezia dove sono in bella mostra gli archi dell’artista francese Daniel Buren inseriti nel contesto ottocentesco del principale slargo cittadino, l’unico che si è salvato dalla distruzione della seconda guerra mondiale.
Colori primari in chiasmo, specchi e obelischi di luci, un linguaggio di forme percepito da alcuni in dissonanza rispetto al contesto dei palazzi circostanti , ma sicuramente in dialogo con il mosaico del Palazzo delle Poste di Prampolini e Fillia dedicato alle Comunicazioni ed esempio di arte futurista. La progressione di archi colorati accompagna il camminamento pedonale, i “portali” incorniciano lo sfondo, in un gioco di forme geometriche e tinte primarie, e al centro pilastri bianco-neri cadenzano con la propria presenza lo spazio.
Una piazza che, fanno osservare i sostenitori del progetto di Buren, dona una dimensione europea alla città con un’opera contemporanea di indiscutibile richiamo e che appena restituita ai cittadini è stata utilizzata per la festa di fine anno con grande partecipazione e successo.
Al di là del valore artistico dell’operazione – basata sull’integrazione dell’antico col moderno – resta il problema della convivenza con il traffico, poiché l’isola artistica disegnata dall’architetto fiorentino Giannantonio Vannetti e dal maestro Buren è praticamente circondata dal transito di bus, taxi, ambulanze, mezzi di soccorso, bici per un totale di circa 2000 passaggi al giorno, e il progetto prevede invece la totale pedonalizzazione dell’area.
Alla lunga e faticosa ricostruzione – durata ben quattro anni tra ricorsi al Tar, fragilità dei materiali ed errori di progettazione – non ha fatto riscontro un dibattito con i cittadini sul mantenimento o meno del traffico in piazza Verdi. I tentativi di conciliazione tra comitati ambientalisti e Comune sono sempre andati a vuoto, mentre lo scontro tra Comune e Soprintendenza per il mantenimento dei vecchi pini che facevano bella mostra nella piazza sono finiti a carta bollata.
Alla fine a rimetterci sono stati i conti: rispetto ai 2 milioni e 200 mila euro iniziali del 2010 si è saliti alla cifra di 4 milioni di euro, e dopo l’inaugurazione della piazza a fine anno i lavori ora sono di nuovo ripresi.
A dar fuoco alle polemiche anche la notizia che una parte della somma aggiuntiva è stata prelevata dai contributi stanziati da Enel per mitigare l’impatto nelle zone limitrofe alla centrale. C’è poi da considerare i costi di manutenzione del progetto artistico di Buren, calcolati in 500 mila l’euro l’anno. Un impegno messo in forse dalle prossime elezioni amministrative a cui il sindaco attuale Massimo Federici del Pd non potrà ripresentarsi avendo compiuto due mandati. Dopo anni di polemiche, di interventi via Twitter da parte del ministro, di anatemi di Vittorio Sgarbi dagli schermi nazionali contro l’opera, di dure battaglie nei tribunali, di lavori fatti e rifatti, la gente è divisa tra coloro che apprezzano e coloro che disprezzano l’intervento d’arte moderna nell’antica piazza. Così la città si interroga su quanto peso potrà avere la vicenda nell’imminente battaglia politica per la conquista del Comune. Di sicuro oggi la piazza è fonte di curiosità e discussione alla Spezia. Per quanto riguarda la valutazione estetica, Buren replica: «occorrono almeno dieci anni per farsi un giudizio della Piazza. Le polemiche non sono mancate nemmeno per l’intervento al Palais Royal di Parigi, visitato successivamente da 90 milioni di persone in 30 anni».