Un tasso di mortalità maggiore per tumore rispetto alla media italiana, mentre le malattie del sistema circolatorio e il diabete impattano meno in Liguria rispetto a tante altre regioni. Lo evidenzia il report Meridiano Sanità 2016, che ha dedicato un capitolo all’inquadramento epidemiologico delle regioni, legandolo all’alto impatto che hanno sul sistema sanitario. In questo studio emerge come le malattie croniche influenzino in modo determinante la spesa sanitaria delle Regioni e sinora, quando è il momento di distribuire le risorse annuali, non se n’è tenuto abbastanza conto. In questo caso la Liguria, che è seconda in questa “speciale” classifica, deve fare i conti con la presa in carico di persone che per anni costano al sistema sanitario ben più di qualsiasi altro paziente.
In Italia nel 2015 si sono registrati più di 645.000 decessi: le malattie del sistema circolatorio sono state la causa del 36,8% delle morti, seguite dai tumori (29,9%). Le malattie del sistema respiratorio, le malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche e quelle del sistema nervoso e degli organi di senso sono state responsabili del 15% dei decessi. Guardando alle singole patologie, le cardiopatie ischemiche sono state responsabili del 17,3% delle morti, seguite da ictus (11,01%), Alzheimer (10,0%) e tumore al polmone (5,45%).
In Italia il tasso di mortalità standardizzato per malattie circolatorie è di 28,4 decessi per 10 mila abitanti (prima causa di morte), in Liguria la cifra è inferiore alla media nazionale (circa 27 persone). Tra i fattori di rischio che influenzano queste patologie c’è l’ipercolesterolemia.

Sui tumori il tasso di mortalità della Liguria è superiore alla media nazionale di 25,6 decessi per 10 mila abitanti, essendo a quota 27, che vale il quarto posto dietro a Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Campania.

L’Alzheimer rappresenta in Italia la sesta causa di morte. La Liguria, pur avendo una grande quantità di anziani, non è al primo posto come tasso di malati su 1000 abitanti: sono poco meno di 20 mila i malati, mentre il tasso è intorno all’11 per mille abitanti. Le dimensioni dell’epidemia globale di Alzheimer hanno anche importanti impatti di natura economica: in un contesto nel quale il numero di malati è destinato a crescere a tassi particolarmente significativi, non solo lo sforzo sanitario per rispondere alle esigenze delle persone è particolarmente oneroso, ma altissimi sono i costi sociali ed economici. Varie rilevazioni hanno tuttavia evidenziato come la programmazione regionale non sia sempre stata in grado di assicurare e rimodellare tempestivamente i servizi sui bisogni emergenti, non riuscendo a leggere il fabbisogno reale e a dimensionare su di esso un’offerta di servizi adeguata. Nel 2015 l’Istituto Superiore della Sanità ha iniziato il censimento delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche o convenzionate, deputate all’assistenza e alla cura per le demenze, rendendo disponibile per la prima volta, in modo organico, una mappa online che consente una ricerca per tipo di servizio e per regione/provincia di alcune informazioni di approfondimento utili per l’accesso. Nel 2015, le strutture censite sono 1.788. La Lombardia risulta essere di gran lunga la regione dotata del maggior numero di strutture, seguita a grande distanza da Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana. Anche a causa delle loro ristrette dimensioni, fanalini di coda di questa ideale classifica quantitativa sono Valle D’Aosta, Molise e Basilicata. In Liguria le strutture sono una cinquantina, più o meno equamente divise tra Cdcd (Centro per i disturbi cognitivi e le demenze), centri diurni e strutture residenziali. Più o meno l’offerta è sulla media nazionale.


In Italia, secondo i dati dell’Istat, nel 2015 è diabetico il 5,4% della popolazione, pari a più di 3 milioni di persone. Ad aggravare il dato, la stima di almeno un altro milione di casi di diabete non ancora diagnosticati. La Liguria è terzultima in Italia, meglio fanno solo Trentino Alto Adige e Veneto, con poco più del 4% di diabetici. I principali fattori di rischio che spiegano l’esplosione del diabete sono l’invecchiamento della popolazione e l’obesità, rispettivamente di natura non modificabile e modificabile.

La sfida delle cronicità è una priorità dell’Oms e dell’Agenda dell’Ue, in quanto rappresenta una sfida dei sistemi sanitari e sociali dei Paesi. Le malattie croniche, definite dall’Oms come “problemi di salute che richiedono un trattamento continuo, durante un periodo di tempo da anni a decadi”, rendono necessaria una specificità di organizzazione e un impegno di risorse molto importanti (umane, gestionali ed economiche). Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte in quasi tutto il mondo e in Europa sono causa di circa l’86% dei decessi – di cui più dell’80% riguardano persone over 65 anni – e del 77% degli anni di vita in salute persi, rappresentando la sfida più importante per i sistemi sanitari e sociali.
In Italia nel 2015 il 38,3% della popolazione totale dichiara di avere almeno una patologia cronica. Le percentuali aumentano significativamente se si considerano le fasce di età più anziane: il 74,8% tra i 65 e 74 anni e l’85,2%% degli over 75 anni hanno almeno una patologia cronica. Le malattie croniche con maggiore prevalenza, secondo i dati Istat, sono: l’ipertensione (17,1%), l’artrosi/artrite (15,6%), le malattie allergiche (10,1%), l’osteoporosi (7,3%), la bronchite cronica (5,6%) e il diabete (5,4%). La situazione è simile se si considerano le malattie croniche diffuse negli over 65, ad eccezione delle malattie allergiche.
La Liguria è seconda per prevalenza di malati cronici (dopo l’Umbria), con il 24 per mille abitanti con due o più malattie croniche. La gestione delle cronicità è associata a un maggior consumo di risorse sanitarie. Secondo i dati della Regione Lombardia riferiti al 2013, il rapporto tra la spesa sanitaria pro capite di un paziente non cronico e di un paziente con 4 patologie croniche è pari a circa 1/21,5. Il 15 settembre 2016 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il “Piano Nazionale della Cronicità”, presentato dalla direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute. Il documento rappresenta un piano programmatico volto a ridisegnare il complesso tema della presa in carico e gestione dei pazienti cronici complessi, che rappresenta una sfida cruciale per la sostenibilità del Ssn e, più in generale, del sistema sociale del nostro Paese.
