«Se ce la facciamo qui, a Genova, ce la farà l’Italia intera». Lo ha detto l’altro giorno il presidente del consiglio Matteo Renzi. Non è un complimento. È la presa d’atto che a Genova le difficoltà sono maggiori e più inestricabili che altrove.
La crisi, qui, è cominciata prima che nel resto di Italia e la deindustrializzazione ha aperto varchi sempre più ampi nella forza lavorativa e di conseguenza tra la popolazione residente.
Come far ripartire Genova? È ancora possibile?
Porto, turismo, servizi. Sarà questa la Genova di domani? Probabilmente sì.
La città industriale degli anni dai 50 ai primi anni 2000 di fatto sta svanendo. In questo lungo periodo sono diminuiti di oltre 70 mila unità i colletti, tra quelli blu e quelli bianchi, che lavoravano ascoltando la colonna sonora degli impianti industriali in funzione. Negli stessi anni l’industria pubblica ha ridotto di quasi l’80% i propri dipendenti con coccina genovese; il privato da indotto si è ristretto di quasi il 90%. Impresa “di sostituzione” non ne è nata e la capacità di cambiamento e adattamento della città è stata modestissima. Eppure di possibilità Genova ne ha avute. Non le ha colte. Un esempio il porto. Cresce, ma lentamente.
Una recente ricerca di SeaIntel, società d’analisi sul trasporto marittimo, ripresa da “Trasporto Europa” afferma che «la volatilità registrata dal settore del container iniziata con la crisi macroeconomica, proseguirà per almeno altri quattro anni». L’ instabilità riguarda soprattutto l’offerta e la domanda di stiva, un rapporto che cambia velocemente a causa delle condizioni mutevoli dell’economia globale. Ma che ha anche una causa definita come endemica. Genova, oggi hub “forte” dell’Alto Tirreno, è teoricamente pronta al proprio nuovo ruolo guida della portualità nazionale. Ma l’assunzione del ruolo deve avvenire in fretta. In Europa, chiaramente, nessuno sta ad aspettare. Perché altrove ci si muove già. Il programma Trans European Transport Networks dell’Unione Europea, infatti, finanzierà per oltre 500mila euro uno studio sull’introduzione dei sistemi di trasporto Intelligenti nell’area portuale di Amburgo, in Germania. Lo studio verrà usato dall’Autorità Portuale di Amburgo per decidere la futura implementazione di nuovi sistemi al termine del progetto, prevista per il 2016. Questo significa aver capito che i soldi vanno dove si congiungono i desideri europei: la coniugazione di crescita e ambiente, nel rispetto del rapporto tra fondi europei concessi e nuova occupazione.