Milano chiude in calo, con Ftse Mib a16.554,83 (-1,73%) e Ftse Italia All-Share a 18.214,09 (-1,59%) e le banche italiane di nuovo sotto tiro, dopo la pubblicazione degli stress test di venerdì sera. Gli operatori sembra non abbiano apprezzato le performance degli istituti italiani e non siano stati rassicurati dalla Banca d’Italia che pure, conosciuto l’esito degli esami, aveva sottolineato la buona tenuta di quattro delle cinque banche italiane sottoposte ai test. In particolare Unicredit, nello scenario avverso al 7,10%, è stata promossa ma si colloca comunque al quarto peggior posto fra i 51 istituti europei per capitale su base transitoria, e alla sesta peggiore nello scenario avverso e Mps ha avuto un risultato negativo nello scenario avverso.
«Nonostante la severità dell’esercizio e le forti tensioni degli ultimi anni – spiegava Bankitalia in una nota – quattro delle cinque principali banche italiane comprese nel campione Eba mostrano una buona tenuta. Per queste banche (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare e Ubi Banca) l’impatto ponderato sul capitale (Cet1) derivante dallo scenario avverso è pari a 3,2 punti percentuali a fronte del 3,8 per cento della media del campione Eba. Comprendendo anche il Monte dei Paschi, l’impatto sarebbe, in termini ponderati, di 4,1 punti percentuali».
«Il Monte dei Paschi di Siena, che supera il test nello scenario di base – proseguiva via Nazionale – mostra nello scenario avverso un risultato negativo».
Bankitalia ricordava però anche che il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi ha deliberato un piano che prevede la cessione dell’intero portafoglio di crediti in sofferenza e un aumento di capitale fino a 5 miliardi, che consentirà di incrementare significativamente gli accantonamenti sui restanti crediti deteriorati. Per effetto di tale operazione, la banca deterrà prestiti deteriorati ma non in sofferenza in linea con quelli medi del sistema bancario italiano.
In effetti, a Piazza Affari oggi solo Mps (+0,58%) ha tenuto. La deliberazione del cda della banca toscana deve avere convinto gli operatori. Tutto il resto del settore ha chiuso in calo. A pagare il prezzo più alto è stato Unicredit che ha chiuso in flessione del 9,4% sulle nuove ipotesi legate alla ricapitalizzazione dell’istituto. Male anche Bpm (-6,2%) e Ubi (-6,2%). Gli analisti fanno i conti delle possibili carenze di capitale valutando le sofferenze delle banche italiane al prezzo a cui saranno vendute quelle di Mps. In discesa anche Intesa Sanpaolo (-3,5%) e Credem (-2,65%).
Tra gli altri finanziari, Ubi 6,2%, Banco Popolare -5%, Mediobanca -1,92%, Generali -0,42%.
Sulla parità Telecom Italia (+0,07%, negativi gli energetici a maggior capitalizzazione: Enel -0,49%, Eni -1,97%.
Nel lusso, Ferragamo a +0,76%, Luxottica -0,65%.
Tra gli gli industriali, Fiat Chrysler -1,13%, Finmeccanica -3,72%.
Prima giornata di settimana negativa anche per le altre per le Borse europee: Parigi ha ceduto lo 0,72%, Londra lo 0,45%, Francoforte lo 0,07%.
Poco mosso il fronte dei cambi, l’euro passa di mano a 1,1174 dollari (1,1175 dollari venerdì in chiusura) e a 114,43 yen (114,69). Il rapporto tra dollaro e yen è pari a 102,39 (102,29).
Ancora vendite sul petrolio: il future ottobre sul Wti si attesta a 41,51 dollari al barile in calo dell’1,94%.