Seduta a porte chiuse del consiglio regionale, è in discussione la legge sul trasporto pubblico locale e la maggioranza teme che il pubblico possa interrompere i lavori. Le opposizioni, indignate, protestano.
Per Gianni Pastorino (Rete a Sinistra) si tratta di «una scelta sciagurata quella di approvare la legge a porte chiuse», M5S parla di «pratica antidemocratica» e chiede «l’intervento del prefetto».
Il Pd dichiara che «Toti continua a scappare per evitare il confronto democratico con i cittadini», definisce la decisione «antidemocratica», «l’ennesimo attacco alla libertà di partecipazione dei cittadini ai lavori delle istituzioni». E chiede: «di cosa ha paura il governatore»?
A questa domanda si potrebbe rispondere: Toti probabilmente teme quello che temeva il gruppo consiliare del Pd nel Comune di Genova il 29 giugno 2015, quando votò per una seduta a porte chiuse del consiglio comunale. C’era da votare, il giorno seguente, sulle società partecipate e il presidente del consiglio, Giorgio Guerello, sentiti i capigruppo, decise di chiudere il portone per evitare disordini che potessero impedire lo svolgimento regolare dei lavori. Nella riunione dei capigruppo, quelli di M5S, Fds (Antonio Bruno), Sel, Pdl, lista Musso si dichiararono contrari alle porte chiuse, favorevoli Lista Doria, Pd e Udc.
Contrarissima alle porte chiuse in quell’occasione era la capogruppo del Pdl Lilli Lauro, che oggi siede in consiglio regionale tra i banchi della maggioranza. «Il timore di disordini – aveva dichiarato – non può essere una scusa per chiudere il portone, la gente ha diritto di assistere a una seduta del Comune».