Hanno 27 anni, sono ex compagni di scuola, uno ha scelto di fare economia, l’altro architettura, ma la passione per l’agricoltura li ha talmente contagiati che hanno deciso di mettere su un’azienda per coltivare una delle spezie più famose ma anche più rare in Liguria: lo zafferano. Nasce così, circa cinque anni fa, Zafferano di Rosso, di Daniel Fida e Simone Curatolo. Il terzo socio è il fratello di Daniel, Luca, poco più grande.
«Fin da ragazzini ci siamo abituati a coltivare patate e altre verdure – racconta Curatolo – poi casualmente abbiamo letto dello zafferano, ci siamo informati, abbiamo fatto studi, un anno di prova e poi abbiamo cominciato a coltivarlo seriamente». «È una spezia non comune in Liguria – aggiunge Daniel Fida – ma si tratta anche di una scelta legata al territorio in cui ci troviamo, fare agricoltura tradizionale è difficoltoso nella nostra regione, perché non ci sono gli spazi per utilizzare le macchine agricole e fare economie di scala, allora abbiamo cominciato con questa spezia che ha alto valore e una buona resa anche in poco spazio».
E così in un paesino nel Comune di Davagna, Rosso, in un terreno di circa un ettaro all’interno di un bosco, è nata la coltivazione dello zafferano. «Siccome si tratta di una pianta molto capricciosa, che un anno può dare molto e quello successivo molto meno, abbiamo integrato la coltivazione con altre piante, alloro, rosmarino, rabarbaro – spiega Fida – vogliamo dimostrare che, anche con piante semplici, si possono fare sinergie con aziende del territorio, coltiviamo relazioni per fare rete e ottimizzare le competenze di tutti».
Lo zafferano non si usa soltanto nel risotto, basta avere i partner giusti: «Con Origine di Millesimo (di cui Bj Liguria ha già parlato qui) abbiamo creato una vera e propria rarità – dice Curatolo – il liquore allo zafferano, mentre Mielaus, un’azienda che ha un esercizio commerciale nel centro storico genovese, vende il miele e la confettura allo zafferano, con la Marinetta di Voltri abbiamo pensato ai canestrelli».
Zafferano di Rosso è diventata partner anche del Porto dei piccoli, associazione che si occupa di portare sorrisi ai bambini ricoverati nei reparti ospedalieri: «Abbiamo inserito dei nostri prodotti nei loro cesti natalizi che serviranno per finanziare i progetti di solidarietà», fanno sapere Fida e Curatolo.
Nonostante da più parti si dica che i giovani stiano tornando all’agricoltura, mantenersi con questa attività non è facile: «Lavoriamo 12 ore al giorno, vogliamo però sfatare l’idea che il contadino sia ancora come negli anni Sessanta – sottolinea Fida – siamo agricoltori 2.0, pensiamo a fare rete e inseriamo in questa professione anche la nostra formazione».
Il prossimo obiettivo è ottenere il riconoscimento dell’azienda nell’ambito dell’agricoltura sociale: «Speriamo di poter accogliere disabili o rifugiati per farli lavorare con noi», sperano i due titolari.