Un confronto tra giuristi ed economisti su uno dei fenomeni globali che ha riflessi pesanti sulla performance economica degli Stati e sugli scambi internazionali. Si è svolto a Genova il convegno “Il costo della corruzione per l’economia globale – strumenti di misurazione e strategie di contrasto”, organizzato dall’Istituto di Economia Internazionale struttura scientifica della Camera di Commercio di Genova e dal Wtc Genoa, l’azienda speciale della camera per l’internazionalizzazione.
Amedeo Amato, direttore dell’Istituto di Economia Internazionale spiega: «La corruzione rappresenta un peso importante nell’economia e nell’acquisizione di investimenti stranieri, bisogna sfatare l’idea che l’Italia sia più corrotta di altri, per il fatto che non esistono statistiche serie sulla corruzione, sono solo sulla percezione di corruzione, cioè lo scontento dei cittadini».
Avere un sistema di leggi che favorisca la semplificazione e riduca le possibilità di insinuarsi in quelle “pieghe” burocratiche che rischiano di diventare un involontario appoggio per chi si muove fuori dalla legalità è fondamentale per Renato Balduzzi, già ministro del governo Monti e membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura.
Gian Carlo Caselli, già procuratore a Torino e a Palermo e oggi membro dell’osservatorio agrimafie, spiega: «Secondo la Corte dei Conti il business ufficiale è di 60 miliardi di euro all’anno, il nostro Paese esprime metà della corruzione dell’Unione Europea, non è solo ricchezza che finisce nelle tasche dei corrotti e dei corruttori, ma sono risorse sottratte alla collettività, il costo lo paghiamo noi».