Monaco punta sul telelavoro per ampliare l’attività delle sue imprese e offrire opportunità d’impiego ai frontalieri italiani. Per farlo deve però garantire ai futuri lavoratori a distanza un quadro normativo che garantisca l’assistenza sanitaria e previdenziale, da iscriversi in un nuovo accordo bilaterale fra i due Stati e una modifica dell’attuale convenzione.
Una riunione bilaterale italomonegasca, guidata per il Principato di Monaco dal consigliere al lavoro e welfare Stéphane Valeri, si è tenuta ieri a Roma al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. All’ordine del giorno proprio il tema dell’apertura al telelavoro per i salariati delle imprese monegasche residenti in Italia. «I limiti del territorio del Principato hanno condotto il governo a cercare nuovi sviluppi per le attività economiche attuali e future» – spiega lo stesso governo monegasco in un comunicato. Accordi bilaterali sono stati già firmati nel 2014 con la Francia. Per quanto riguarda l’Italia, Monaco ha proposto un accordo sullo stesso modello di quello francese, «in modo tale che i telelavoratori italiani possano essere assoggettati allo stesso regime di sicurezza sociale monegasco. Un’opportunità per i due paesi» – insiste il governo di Monaco, che annuncia una nuova riunione per delineare i dettagli dell’accordo.
Il telelavoro risolverebbe l’ormai cronica mancanza di spazi del Principato (oltre 50 mila salariati per 37 mila residenti su due chilometri quadrati di superficie costretta ad espandersi anche sul mare). Secondo l’accordo firmato con la Francia, in fase di ratifica, il lavoratore salariato dovrà svolgere almeno un terzo delle sue mansioni a Monaco, la parte restante al suo domicilio.
Roberto Parodi, segretario dei frontalieri Fai di Ventimiglia, plaude all’iniziativa: «Non si tratta di delocalizzare i lavoratori dal Principato, ma di creare nuovi impieghi. Non ho informazioni circa la riunione di ieri, ma pare siano in discussione alcuni aspetti e precisazioni da parte italiana». Accordi di previdenza e sicurezza sociale. In gioco è anche il regime fiscale che dovrà essere applicato per questo nuovo tipo di lavoratore: il frontaliere a domicilio.