«Subito al lavoro per recuperare un ritardo di dieci anni», queste le prime parole di Giovanni Toti da neo governatore della Liguria. «La Liguria è la dimostrazione che gli elettori sanno scegliere e quando le forze politiche di centro destra, unite, si presentano in modo convincente vengono premiate. Per altre forze, divise, non è accaduto lo stesso: questa è l’essenza della democrazia. Oggi la Liguria diventa una regione normale, dopo dieci anni di “anormalità” in cui non c’è stata alternanza di governi». A dirlo non è solo Toti, ma anche Silvio Berlusconi, con cui il neo governatore della Liguria ha parlato dopo la vittoria delle elezioni. E proprio sui risultati delle elezioni: «I dati sono buoni: avremo la maggioranza da soli, quindi abbastanza consiglieri per governare, coesi e convinti. Soddisfatto per tutti i numeri che ci rappresentano: grande successo della Lega, fondamentale per la vittoria della coalizione, così come quello di Forza Italia e delle altre forze politiche che ci hanno sostenuto. Certo, l’astensionismo così alto non è un bene per la regione: ma il nostro obiettivo è riconquistare la fiducia dei cittadini».
Un voto arrivato dalla necessità di cambiamento, come afferma Sonia Viale, segretaria regionale ligure del Carroccio: «Non è questione di destra o sinistra, di Nord o Sud. È questione di buonsenso. Come Lega abbiamo ritenuto necessario fare un passo indietro per avere un gruppo più allargato e forte: abbiamo vinto e ora, credendo nei principi della democrazia, vogliamo far valere il voto della rappresentanza».
A sostegno del neo governatore, un soddisfatto Edoardo Rixi, tra i nomi papabili per la nuova giunta: «Contento di aver contribuito alla vittoria di un presidente che ha raggiunto subito un primo scopo: quello di ridare speranza alla regione. Siamo pronti a dare ai cittadini la speranza che questa regione possa riconsegnare un futuro ai propri figli. E non solo: la Liguria ora può essere un modello per l’intero Paese. E soprattutto comincerà ad accogliere meno profughi, in modo che gli albergatori, con l’inizio della stagione estiva, possano continuare a fare gli albergatori».
E proprio sull’immigrazione, Toti spiega che «non siamo disponibili ad accogliere ulteriori profughi. Non è questione di mancanza di solidarietà, ma di buon senso: non si può scaricare sulle regioni quello che non si riesce a risolvere a Roma». Ma tra la priorità anche le infrastrutture, tema sul quale il neo governatore ha più volte sottolineato l’immobilità del Pd nei dieci anni di legislatura in Liguria: «Difficili non essere discontinui con una legislatura che non ha fatto niente. Primo obiettivo sarà rimettere in cantiere quelle opere che non sono state fatte. Ma non interverremo solo sulle infrastrutture: procederemo anche con le aperture notturne degli ospedali per cominciare quel percorso per rendere più efficiente la sanità. Certo, non sarà possibile tutto subito: ma ci rimboccheremo le maniche fin dall’inizio per fare il possibile». Tra gli interventi prioritari, anche quelli sulla tassazione: «Toccheremo quella che è la più alta tassazione d’Italia – aggiunge Toti – riducendo tutte le aliquote fiscali regionali. Dovremo inoltre indirizzare le risorse verso quei settori che più hanno bisogno del sostegno pubblico: start up giovanili, turismo e mondo dell’impresa».
Toti lascerà nei prossimi giorni la carica da europarlamentare, incompatibile con quella da presidente della Regione, ma continuerà a “mantenere i contatti giusti”, come affermato da Matteo Rosso. E un primo contatto, vicino, come annunciato dallo stesso Toti, è Roberto Maroni: «Inizieremo una sinergia molto forte con la Regione Lombardia, con rapporti molto diversi rispetto a quelli instaurati finora».
E sul fronte giunta, Toti non lascia trapelare ancora nulla: «Pochi fuochi d’artificio, ma una giunta efficiente e con persone capaci. Eravamo convinti di vincere, ma non così tanto da definire già la nuova giunta: dateci una ventina di giorni e saremo operativi».