Un appello per fare sistema e far entrare anche i locali di intrattenimento nei pacchetti turistici. Perché pare non succeda. O almeno non abbastanza. Gli esempi di Ibiza, Rimini, Riccione evidentemente non sono sufficienti o considerati non paragonabili da chi si occupa di turismo in Liguria. Inoltre gli esercenti regolari devono confrontarsi con “gli abusivi” (ce ne sono quattro ogni locale in regola).
Per questo
Ascom Genova ha organizzato l’incontro “L’importanza della musica e dell’intrattenimento nell’offerta turistica” alla Fiera della musica che è cominciata oggi nel capoluogo.
«Il calo della popolazione residente a Genova è un fattore di sofferenza per i locali – spiega il presidente
Fepag Ascom Alessandro Cavo – la Liguria sta giocando tutte le sue carte per proporsi sul mercato turistico globale. Dobbiamo reinventarci un futuro turistico e non più industriale. Il viaggiatore è soddisfatto di quello che vede e bisogna tenere conto che musica e locali da ballo sono complementari dell’offerta turistica, un valore tutto da considerare».
Cavo propone la ricetta che consentirebbe di amplificare la proposta turistica: «Uniti possiamo farcela, con un’offerta congrua e complementare. I tour operator chiedono il pacchetto già pronto e i locali devono essere parte di quel pacchetto. I sindacati datoriali come il nostro sentono la necessità di fare dei gruppi regionali per farsi sentire di più. Lavorando insieme sono convinto che la Liguria possa tornare a essere quella che si chiamava “The italian Riviera”.
Antonio “Tonino” Rocca, presidente
Silb (sindacato italiano locali da ballo) della provincia di Genova racconta quello che servirebbe: «La Liguria ha una naturale vocazione al turismo che dovrebbe andare di pari passo con la valorizzazione delle attività. L’intrattenimento notturno è una parte importante di una vacanza. Chi arriva in Liguria si attende anche questo». Gli esercenti hanno anche un altro problema: «Noi veicoliamo un intrattenimento di qualità, ma tante sale illegali stanno fiorendo. Servono regole serie e precise. Il nostro è un grido d’allarme perché il rispetto delle regole è irrinunciabile e fondamentale. Ci proponiamo come punto di riferimento in prima linea collaborando con le istituzioni».
Gianni Bazzurro del
Sib, il sindacato dei balneari della provincia di Genova aggiunge: «La sinergia turistica è fondamentale. Speriamo che l’integrazione tra diverse attività abbia come “cappello” la pubblica amministrazione. Alla famiglia che viene al mare non si può solo offrire un servizio in spiaggia, ma tutta una serie di iniziative che rendano attiva la vacanza. La musica scalda il cuore».
Fabrizio Fasciolo, membro della giunta nazionale Silb e presidente Silb della provincia di Savona ricorda che ormai solo l’offerta balneare non è più appetibile, il mare non basta più per impegnare il tempo libero: «Giovani e meno giovani si muovono con l’idea di spazio temporale in cui vogliono raggiungere la destinazione. Con i voli low cost si raggiungono le capitali europee del divertimento, la Liguria invece non ha una logistica facile. Chi da Lombardia e Piemonte si sposta in Riviera in auto per rientrare impiega 6 o 7 ore. Occorre mettere mano alla logistica dei trasporti o non si va da nessuna parte». Fasciolo affronta un altro problema: «Tutti parlano di turismo enogastronomico, ma per la Regione non è un tema considerato a livello turistico perché è gestito dall’assessorato all’Industria e al commercio».
Turismo albergatori e stabilimenti balneari sono l’hardware del turismo, non sono le motivazioni vere per cui si sceglie il luogo di vacanza.
Savona era la seconda provincia turistica d’Italia e aveva 128 sale da ballo, oggi la cifra non arriva a 25 tra quelle invernali ed estive.
«Vogliamo essere considerati imprenditori – protesta Rocca – oggi per ogni locale ufficiale adeguato alle norme di sicurezza, ne esistono 4 abusivi e non sicuri per l’utente. Una piaga. Circoli che fanno concorrenza sleale in cui basta pagare una tessera per poter mettere dei dischi, mentre noi dobbiamo avere tutto il materiale non ignifugo oppure adeguare il numero di servizi igienici alla capienza del locale».