Carocci Editore, settembre 2012
ISBN 9788843060849
pagine128, € 12
Il volume, che aveva visto la prima edizione nel 2004, è curato da Giorgio Grignaffini, oggi direttore editoriale della Taodue film (Gruppo Mediaset), già vicedirettore Fiction di Mediaset, responsabile della fiction per Canale 5 e responsabile della programmazione diritti a Rete4.
Il tema è la nascita del concetto di genere nella tv, la sua diffusione e i suoi sviluppi nella storia della televisione, le caratteristiche principali e la diffusione dei generi nell’attualità televisiva.
Un dibattito, quello di concetto di genere, che trova già origine nel Rinascimento nello studio dei generi poetici. L’autore indica tre eccezioni di genere: genere come proprietà produttivo-formale (tiene conto del linguaggio che caratterizza il prodotto, il modo in cui viene realizzato e le tecniche utilizzate), genere come proprietà del contenuto (si sofferma sugli aspetti narrativi, come la presenza o no di un racconto, l’ambientazione della storia, la tonalità, cioè gli elementi chiave che caratterizzano i personaggi e la storia raccontata), genere come funzione sociale (riflette sulle funzioni all’interno della società: intrattenere, educare e informare). Una classificazione in realtà sempre più labile in tempi di “infotainment” (informazione più spettacolo, ma anche “spettacolo dell’informazione).
In Italia i primi programmi televisivi si rifacevano al modello radiofonico: i telegiornali si ispiravano ai radiogiornali e i programmi musicali a mezzi e strumenti già utilizzati dalle radio. Ugualmente il “teleromanzo” riprendeva il radiodramma. Terzo tipo di programma tipico è il quiz (uno dei motivi del grande successo della tv in Italia fu il programma “Lascia o raddoppia?”). Con gli anni Sessanta l’informazione comincia a diventare globale (il caso più eclatante fu l’allunaggio dell’Apollo 11 il 20 luglio 1969) e la fiction si allontana dal teatro: le produzioni si basano su testi originali ispirati ai serial americani.
Dal 1975 in poi, la legge di riforma radiotelevisiva, porta a un rimescolamento delle carte: la Rai si rinnova e nascono le prime tv locali. Nel 1976 vengono varati il primo “programma contenitore”, “Domenica in” (il conduttore è il collante di un programma che affronta diverse tematiche e diversi generi), il primo talk show, “Bontà loro”, condotto da Maurizio Costanzo. Due generi che avranno grande successo.
Con gli anni Ottanta la rivoluzione più evidente è l’assoggettamento dei programmi tv alla scure dell’audience: gli operatori pubblicitari richiedono strumenti in grado di rilevare l’ascolto e il gradimento dei programmi. La pubblicità era comparsa per la prima volta sotto forma di filmato in “Carosello”, ma ora si trasforma e si polverizza in mille generi: diventa sempre più breve e per rispondere alle richieste degli investitori nascono anche nuove tipologie (telepromozione, televendita, billboard, promo). Nello stesso periodo, la tv passa dal bianco e nero al colore, e compare il telecomando: ecco la possibilità dello zapping. La risposta delle emittenti tv è un palinsesto complesso (in buona parte zeppo di fiction e di sitcom acquistate all’estero), che differenzia le fasce orarie e, in particolare l’occupazione di nuovi spazi, come quelli del mattino e della notte. A questa mutazione sono collegati programmi contenitore come “Uno mattina” e varietà come “Quelli della notte”.
Gli anni Novanta sono accompagnati dall’uso e dall’abuso dei “format”: le emittenti acquistano i diritti di programmi televisivi realizzati in altri Paesi, riproposti con pochissime variazioni sia dalla Rai sia dai canali Mediaset.
La tecnologia sta oggi portando una nuova rivoluzione: cambiano i modi di fruizione dei programmi televisivi (visibili sul pc o sul cellulare) e lo spettatore decide dove e quando vederli, creando un proprio “palinsesto personale”.
Tra i programmi prodotti per la tv vengono distinte quattro aree in base al modo di produzione (tempi, attori utilizzati, stile della regia), al rapporto con il pubblico (intrattenimento, informazione, coinvolgimento dello spettatore), al contenuto e alla forma del programma: la fiction, l’intrattenimento, l’informazione, la cultura-educazione.
La fiction (film per la tv, miniserie in particolare puntate sul “giallo” o sul “poliziesco” e più recentemente sul genere ospedaliero, serie, serial suddivisa in soap e telenovela, sitcom, cartoon) è il macrogenere del racconto audiovisivo; un mondo e una storia di fantasia viene vista dall’esterno, senza interazione con lo spettatore. La narrazione è caratterizzata dall’ellissi (vengono mostrati solo i momenti più significativi) e dall’uso del flash back e flash-forward.
L’intrattenimento comprende diversi programmi: girati per lo più in studi televisivi, possono essere ripresi in diretta o registrati. In questo quadro, il varietà è un genere ampio e poco definito, che ha accompagnato la nascita della tv: i suoi elementi fondamentali sono la presenza di uno (l’one man show) o più conduttori, un corpo di ballo, un’orchestra, gli ospiti.
Il game show, in origine definito quiz, è caratterizzato in base a contenuti dei giochi, tipologia dei concorrenti e premio in palio. I giochi possono essere incentrati su capacità cognitive, domande di cultura generale o specifiche, o sulla fortuna (come “Affari Tuoi”). Le domande possono presentare una risposta aperta o chiusa, e nella maggior parte dei casi domande e possibili risposte vengono mostrate graficamente per poter coinvolgere il pubblico a casa. I giochi possono basarsi su abilità fisiche e manuali dei concorrenti (il vecchio “Giochi senza frontiere”, “La prova del cuoco”, eccetera), o su capacità relazionali e psicologiche.
E ancora: il reality show prevede la presenza di elementi di realtà e di spettacolo. Negli anni Ottanta si afferma il reality based show, in cui si cerca di coinvolgere il pubblico presentando elementi di realtà, e i due modelli di riferimento sono: emotainment (emotion più entertainment), in cui si presentano gli aspetti emotivi e privati (“Stranamore”, “C’è posta per te”), e il dating show, in cui la missione è quella di far incontrare e innamorare le persone (“Uomini e donne”) Negli ultimi quindici anni, con “Il grande fratello” e i suoi epigoni, si impone un nuovo tipo di reality: il pubblico può seguire i protagonisti 24 ore su 24 e osservare le relazioni che si instaurano durante la convivenza forzata. Spesso sono presenti una componente di talk show (il dibattito in studio) e di game (le prove alle quali i concorrenti si assoggettano), oltre all’eliminazione (lo spettatore interagisce scegliendo chi cacciare). In sistanza, gli apparati produttivi, grazie al genere e ai format, riescono a limitare i margini di rischio puntando su prodotti “sicuri”, basti pensare appunto al programma “Big Brother” ideato dall’olandese John de Mol.
Il talk show – tipico esempio di infotainment – raggruppa programmi molto diversi fra di loro, tutti comunque imperniati sulla conversazione e lo “spettacolo delle parole”. Le principali tipologie di talk show sono due : generalisti (si possono affrontare argomenti di tipo diverso), e specifici (si punta su tematiche precise, come lo sport, la politica, la medicina, la letteratura). I protagonisti sono quasi sempre persone note, esperti, giornalisti, raramente – se non in collegamenti o interventi mirati – persone comuni. Il programma può anche strutturarsi intorno a una interviste (“Le invasioni barbariche”, “Otto e mezzo” “In mezz’ora”).
L’informazione (in particolare i telegiornali) è uno dei punti di forza dei palinsesti televisivi: presenta agli spettatori la ricostruzione e l’analisi degli avvenimenti che avvengono nel mondo. Comprende telegiornali, reportage e inchieste, magazine informativi, talk show di contenuto informativo e programmi di servizio pubblico. I telegiornali sono passati da uno stile rigido a uno fortemente personalizzato. I reportage e le inchieste sono dei resoconti filmati ideati da giornalisti per approfondire alcuni eventi e fornire elementi nuovi e poco conosciuti. I magazine informativi sono programmi in cui informazione e intrattenimento si uniscono, come nei programmi “Verissimo”, “Terra!”, eccetera. I talk show a contenuto informativo trattano di argomenti al confine tra l’intrattenimento e l’informazione, come l’attualità politica, l’approfondimento giornalistico. Infine i programmi di servizio pubblico si pongono come obbiettivo l’informazione dello spettatore, come i programmi “Elisir” e “Mi manda Raitre”.
L’ultima area è costituita da programmi in cui si parla di arte, letteratura, scienze, in genere non vincolati da una messa in onda prestabilita, come documentari, inchieste e ricostruzioni.
Nell’ultimo gruppo, cultura ed educazione, rientrano documentari, magazine documentaristici, programmi educational. I documentari sono filmati di durata variabile in cui vengono presentati diversi argomenti, per lo più legati alle scienze naturali. Nei magazine documentaristici vengono proposti una serie di documentari e il conduttore approfondisce le tematiche intervistando scienziati e studiosi. Tra i programmi educativi, dedicati all’insegnamento di materie scolastiche e universitarie, va ovviamente ricordato lo storico “Non è mai troppo tardi” che tendeva a fornire conoscenze di base agli italiani, all’epoca divisi dai dialetti e in parte ancora analfabeti.