Dieci anni di attività, undici giorni di conferenze, laboratori e attività scientifiche per un finanziamento complessivo di 2 milioni e mezzo di euro, 235 mila visite, 350 eventi e oltre 500 animatori scientifici coinvolti nell’organizzazione dell’evento. Ma di tutto questo, cosa rimane a Genova il giorno dopo la chiusura del Festival della Scienza? «Per esempio l’esperienza di MateFitness a Palazzo Ducale – spiega Vittorio Bo, direttore del Festival della Scienza –o il laboratorio interattivo e itinerante sull’apprendimento della matematica. Certo, in dieci anni sarebbe stato un elemento di potenziale attrazione riuscire a trattenere parte delle proposte del Festival, ma dobbiamo fare i conti con il forte handicap delle risorse economiche. In questo momento, lo dico con molta amarezza, non ce la possiamo fare da soli». Un museo della Scienza mancato, almeno per il momento, è quello che rimpiange Vittorio Bo, che rivela tutte le difficoltà che ogni anno incontra il cda del Festival per riuscire a organizzare la manifestazione scientifica: «Il Festival “si misura” di anno in anno e questo rappresenta un grosso limite. Il vero problema è che dovremmo avere una programmazione pluriennale e non annuale per poter trattenere qualche cosa. Ci manca un orizzonte finanziario che ci permetta di andare oltre il pareggio di bilancio di fine evento e, quindi, di costruire una struttura permanente che faccia fare anche un salto qualitativo allo stesso Festival».
Eppure, ci sono stati moltissimi laboratori e contenuti della kermesse che sarebbero potuti diventare parte di un vero e proprio Museo della Scienza, ma ogni cosa ha il suo prezzo. Così, a causa della mancanza di un finanziamento fisso sul quale poter contare, da aggiungere ai tagli che hanno coinvolto anche gli enti pubblici, l’idea di costruire un centro permanente per la scienza è attualmente rimandata. Si sono fatte attendere le soluzioni alternative, ma dopo dieci anni di esperienza, si comincia a intravedere qualche iniziativa per non arrestare la macchina del Festival della Scienza durante il resto dell’anno: «Stiamo pensando a una piattaforma digitale didattica – spiega Bo – che potrebbe nascere dalle centinaia di ore di registrazione delle conferenze dei grandi scienziati di tutto il mondo che hanno partecipato al Festival. È un materiale che deve ancora essere rielaborato, ma che ha delle potenzialità anche dal punto di vista della fruibilità da parte delle scuole. Ormai le lavagne multimediali sono diffuse in moltissimi istituti e, grazie al supporto didattico dei nostri animatori, si potrebbe realizzare un centro scientifico mobile e non più fisso come poteva prevedere l’idea del museo».
Gli investimenti necessari per dare vita a un centro permanente mancano, ma scarseggiano anche le risorse finanziarie per organizzare la manifestazione annuale e, se Vittorio Bo confessa che negli ultimi anni sono arrivati all’appuntamento autunnale con l’acqua alla gola, Manuela Arata, presidente del Festival della Scienza non contraddice questa tesi: «Per l’organizzazione del Festival – spiega – siamo ormai a cifre di sopravvivenza. Quest’anno abbiamo addirittura pensato di attivare il cinque per mille da donare all’Associazione. Io, per esempio, non ho mai firmato per alcuna donazione, almeno adesso so a chi dare il contributo. Inoltre, grazie a questo strumento, oltre al coinvolgimento economico da parte degli enti pubblici e privati, si chiederà anche ai cittadini di collaborare per la buona riuscita del Festival». Un’iniziativa che, sempre a causa della mancanza di risorse finanziarie, verrà pubblicizzata esclusivamente tramite i social network e i siti internet.
FINANZIAMENTI
L’ultimo anno l’Associazione Festival della Scienza ha potuto contare su 2,5 milioni di euro, di cui 2 milioni sono stati spesi solo per la parte organizzativa. «Il budget fino al 2008 – spiega Fulvia Mangili, direttore operativo del Festival della Scienza – era circa il doppio, rispetto alle cifre sulle quali possiamo contare attualmente. Essendo un’associazione non profit cerchiamo sempre raggiungere il pareggio di bilancio». I finanziamenti provengono da quattro fonti principali: gli sponsor pubblici (36%), le fondazioni o le istituzioni di tipo privato, come la Fondazione San Paolo, la Fondazione Carige o Confindustria Genova (20%), gli sponsor commerciali privati come Telecom Italia, Enel e altre grandi aziende (26%) e la bigliettazione (14%, una delle percentuali più alte fra le manifestazioni italiane). Questi i dati dello scorso anno, ma da gennaio è arrivata un’altra novità: «Nonostante la crisi degli ultimi anni – racconta Mangili – il cda del Festival ha deciso di potenziare la piccola quadra di dipendenti fissi, portandola da 5 a 10 unità. Sono tutti contratti a tempo parziale e gli stipendi sono decisamente contenuti, ma si tratta ugualmente di una scelta controtendenza, soprattutto vista la giovane età dei neoassunti». Anche per dare seguito a questa scelta, l’Associazione ha deciso di aumentare le attività extra-Festival, organizzate sempre secondo la logica del pareggio di bilancio.
ANIMATORI, BASE DEL FESTIVAL
Con l’inizio del suo decimo anno di vita il Festival della Scienza ha cominciato a viaggiare per le classi elementari e medie di Genova per proporre un percorso di laboratori didattici. “Scienza in arrivo” è una novità che secondo gli organizzatori è stata subito ben accolta dagli insegnanti del capoluogo ligure: «quest’anno – racconta Arata – abbiamo avuto moltissime richieste da parte delle scuole e abbiamo potuto organizzare un calendario di attività molto fitto. In questo modo le scuole non solo noleggiano i nostri laboratori, ma tengono anche in allenamento gli animatori scientifici».
I contenuti dei laboratori che l’Associazione Festival della Scienza porta nelle classi sono stati realizzati con il contributo del Cnr e con MateFitness, la palestra della matematica ospitata da Palazzo Ducale. Nato nel 2006, MateFitness è un laboratorio fisso dedicato alla scienza e ai giochi di logica e matematica che ospita ogni anno 4 mila visitatori, da aggiungere ai 20 mila che arrivano durante il Festival della Scienza.
«Si tratta di un luogo conosciuto – spiega Arata – e frequentato sia dai ragazzi che vogliono allenare la mente, in preparazione di verifiche o di test universitari, sia dalle famiglie che nel week end portano i propri figli a giocare con la matematica». Organizzata grazie al lavoro di una ventina di animatori scientifici, la palestra di matematica viene aperta durante la settimana solo su prenotazione da parte delle scuole, mentre il sabato e la domenica le attività si svolgono dalle 15 alle 19, salvo adattamenti di orario per eventi speciali o giornate a tema.
Gli animatori scientifici che si occupano dei laboratori vengono formati dalla squadra dei ricercatori del Cnr: «Quest’anno – racconta Giuditta Frigerio, animatrice di MateFitness – abbiamo già fatto quattro incontri di formazione, seguiti da uno degli ideatori della palestra, Giovanni Filocamo. Purtroppo noi animatori non veniamo pagati moltissimo, perché essendo una struttura del Cnr, si può contare solo sui fondi della ricerca che in Italia viaggia su cifre ridicole. È un peccato perché MateFitness è un progetto giovane e molto ben curato».
Il contratto di collaborazione per gli animatori è lo stesso proposto per il Festival, con la differenza che per MateFitness i ragazzi vengono pagati per moduli didattici di due ore ciascuno. Gli animatori scientifici guadagnano 8 euro lordi all’ora, che salgono a 25 euro complessivi per le trasferte, mentre gli animatori d’accoglienza reclutati solo per il Festival lavorano per 5-6 euro l’ora. Dieci anni fa gli animatori scientifici erano appena 300, cifra più che raddoppiata nel 2010 quando si sono raggiunte le 635 unità, per un numero complessivo di oltre 2000 animatori coinvolti nell’organizzazione del Festival. «Per l’ultima edizione del Festival – racconta Manigli – abbiamo reclutato circa 500 animatori. Sono tutti ragazzi giovanissimi che, anche se poco, paghiamo tramite un contratto di collaborazione occasionale. Di questo grande gruppo che si occupa del Festival, rimane un piccolo nucleo formato da una cinquantina di ragazzi, per la maggior parte residenti a Genova, che cerchiamo di far lavorare anche durante l’anno». Una squadra numerosa formata dagli animatori scientifici, ovvero coloro che seguono in prima persona i laboratori e le mostre, e dagli animatori semplici, i quali si occupano dell’accettazione e dell’accoglienza dei visitatori e di fornire informazioni nell’info point di piazza De Ferrari, nel palazzo della Regione. «Le attività extra-Festival che vengono curate dai nostri animatori – spiega Mangili – sono moltissime, dal programma “Scienza in arrivo”, al Wow! Genova Science Center della Fondazione Garrone, dal Genoa Port Center al Muvita Science Center. Inoltre a settembre siamo stati scelti per organizzare l’evento “Novi Scienza”, a Novi Ligure, sia dal punto di vista logistico, sia per quanto riguarda l’animazione scientifica e l’organizzazione di laboratori e attività scientifiche».
ALLA CONQUISTA DELLA CINA
Fin dalla sua nascita il Festival della Scienza ha avuto un’aspirazione internazionale che si è rafforzata di anno in anno. Dalle esperienze con la Cina e il primo gemellaggio del 2008 con la Shanghai Association for Science and Tecnology, ai progetti realizzati con l’Egitto, Paese ospite nel 2009, fino all’approdo in Corea del Sud previsto per la prossima edizione del Festival. «Lavoriamo molto con l’estero – racconta Arata – soprattutto con la Cina, dove abbiamo preso accordi per creare un corso di formazione per gli animatori scientifici. Quello che ha colpito e che interessa ai partner cinesi è capire come formiamo gli animatori a Genova». E così, a partire da questo mese, gli animatori scientifici di Genova voleranno a Shanghai per tenere un corso sulla divulgazione scientifica in una scuola di formazione di marketing e animazione scientifica. Attività finanziata da un ente pubblico della Cina, Paese nel quale la spesa per la ricerca supera quella investita dall’intero continente europeo.
GLI EFFETTI SULLA CITTÀ
L’ultima edizione del Festival, secondo l’Associazione albergatori di Genova, ha riempito gli alberghi più del precedente Salone Nautico. I dati relativi al 2010 e 2011 forniti dalla Provincia di Genova hanno mostrato un aumento di circa il 20% di presenze durante i giorni dedicati alla Scienza. «In questi ultimi 2 anni – dichiara Borciani – gli alberghi hanno inoltre aderito con entusiasmo alla promozione di pacchetti turistici ad hoc per il Festival della Scienza». «Certamente l’ultima edizione del Salone – spiega Mangili – si è svolta un po’ in sordina, però è ormai confermato anche dai dati dell’ultimo anno che il Festival della Scienza comporta un incremento notevole delle visite turistiche, soprattutto in un periodo dell’anno nel quale la città non offre altri eventi. Durante l’ultimo ponte dei Santi, complici le ottime condizioni meteo che hanno caratterizzato l’edizione dello scorso anno, Genova è stata la seconda città più visitata dopo Roma». Un flusso di turisti notevole. Ma una volta chiusi i battenti del Festival, quali sono i benefici che rimangono a Genova? «Esistono sicuramente degli effetti positivi per la città – commenta Carla Sibilla, assessore alla Cultura del Comune di Genova e membro del cda del Festival – se non altro per l’ampio riscontro che ne dà la stampa, ma non solo. I benefici del Festival hanno consolidato nel tempo Genova come una città che valorizza la ricerca e la divulgazione scientifica».
Al di là dei 12 giorni autunnali, l’Associazione Festival della Scienza collabora con Costa Edutaintment, con il Wow! Genova Science Center, il Genoa Port Center ed è parte attiva del progetto Genova Smart City. Per quanto riguarda l’attenzione mediatica nei confronti del Festival, l’ultima edizione ha avuto un trattamento privilegiato, motivato anche dal fatto che, nonostante il budget stia calando di anno in anno, le partecipazioni e il numero di eventi e laboratori organizzati dall’Associazione continua a crescere. Per l’edizione del 2012 sono stati scritti oltre 1400 articoli su testate nazionali e locali, non sono mancati i servizi e i collegamenti televisivi e radiofonici e anche il mondo del web ha reagito positivamente: sul sito internet del Festival, è stato registrato un aumento del 10% di visitatori unici, rispetto agli stessi giorni dell’anno precedente e il profilo ufficiale di Twitter ha raddoppiato il numero dei follower (oltre 2.800). Al contrario, i benefici turistici che plausibilmente porta il Festival durante il corso dell’anno non sono stati studiati, né tantomeno calcolati, almeno fino a oggi, ma l’assessore comunale al Turismo e alla cultura non ha dubbi: «Il programma del Festival è talmente fitto, che non sempre durante la settimana è possibile visitare tutti i punti interessati dalla manifestazione, così capita che molte famiglie tornino a Genova successivamente per visitare l’Acquario, la Biosfera o l’osservatorio astronomico, il Museo di Storia Naturale e la stessa città». Un altro aspetto per il quale il Festival ha avuto delle ricadute positive è relativo all’accrescimento del numero di giovani che si sono avvicinati alle materie scientifiche, orientamento che si era tradotto negli anni con l’aumento delle iscrizioni alle facoltà scientifiche, almeno fino al 2008: «Negli ultimi anni – sostiene Arata – c’è stato un drammatico calo delle borse di studio e delle iscrizioni all’Università, su quasi tutti gli indirizzi, complice anche la crisi economica. I dati migliori che abbiamo risalgono al 2008, ovvero l’ultimo anno prima della crisi, quando le iscrizioni alle facoltà scientifiche avevano raggiunto numeri straordinari».