I 105 mila ettolitri di vino prodotti dalle aziende liguri, che corrispondono a quasi 4,5 milioni di bottiglie, sono un bicchiere se confrontati alla produzione delle altre regioni. Una grande azienda veneta o emiliana ne imbottiglia da sola la stessa quantità e nella classifica nazionale la Liguria è al penultimo posto, davanti alla Valle d’Aosta. Ma, come recita il proverbio, “nella botte piccola c’è il vino buono”. «La pur limitata produzione – dice l’assessore regionale all’Agricoltura Giovanni Barbagallo – è rappresentata da vini di alta qualità, vini di talento ed è una grande eccellenza del territorio». Per promuovere e valorizzare i vini liguri, in particolare quelli a denominazione di origine e quelli da agricoltura biologica, nel 2011 nasce l’Enoteca regionale della Liguria. I soci fondatori sono il Comune di Castelnuovo Magra nello spezzino, il Comune di Genova, il Comune di Ortovero in provincia di Savona e il Comune di Dolceacqua nell’imperiese. «Il problema dei vini liguri – racconta Federico Ricci, presidente dell’Enoteca regionale – non è se sono buoni oppure no, ma è essere assaggiati. Se riusciamo a farli conoscere non si dimenticano più. Sono vitigni particolari, unici, autoctoni. Il Vermentino ligure è uno dei migliori d’Italia e poi ci sono i vini rossi eccellenti dall’Ormeasco al Rossese di Dolceacqua. Ma il mercato si sta restringendo, bisogna andare in nuovi Paesi, promuovere i vini liguri all’estero».
Le aziende vinicole liguri sono oltre 1.700 e nella stragrande maggioranza si tratta di piccoli produttori. La superficie dedicata alla coltivazione vitivinicola è di 1.547 ettari: 954 ettari sono dedicati alla produzione di vini da tavola, 540 ettari a vini Doc- Denominazione di origine controllata e 53 ettari a vini Igt-Indicazione geografica tipica. «La viticoltura – dice Barbagallo – rappresenta sicuramente uno dei settori più importanti dell’agricoltura regionale, con rilevanza economica e commerciale in crescita in questi ultimi anni, dimostrandosi un settore dinamico, giovane e innovativo».
Il fatturato del vino prodotto in Italia, negli ultimi anni è aumentato soprattutto per la capacità di innovazione degli imprenditori che ha consentito la conquista di nuovi mercati. Coldiretti ha stimato un fatturato record nel 2012 pari a 8,9 miliardi di euro, con un +5% rispetto all’anno precedente. La crescita è dovuta principalmente a un aumento del 6,5% delle esportazioni (per un valore complessivo di 4,7 miliardi di euro). E seppure le vendite interne sono in leggero calo a causa della crisi, secondo le previsioni delle associazioni di categoria il 2013 sarà una buona annata e anche la vendemmia dei produttori liguri sarà di buona qualità e quantità anche se un po’ tardiva. Il periodo per vendemmiare stabilito dalla Regione Liguria è iniziato il 6 agosto e durerà sino al 15 novembre, ma i viticoltori hanno cominciato a raccogliere l’uva solo a settembre inoltrato. «Siamo indietro di 25 giorni a causa del tempo – spiega Germano Gadina, presidente di Coldiretti Liguria – del resto non solo per la vite ma un po’ per tutta l’agricoltura ligure. Ma ci aspettiamo una buona annata abbondante». Il 2013 sarà un’annata promettente anche secondo Confagricoltura Liguria: “In questi ultimi anni – si legge nel rapporto dell’Osservatorio interno – i vini di questa terra stanno guadagnando una grande popolarità. La Doc principale in termini di quantità prodotte è il Riviera Ligure di Ponente e raggiunge i 15 mila ettolitri. Pochi nel panorama nazionale, ma certamente si assiste a uno sviluppo delle esportazioni dei vini liguri, non contraddistinti da grandi masse critiche, ma capaci di ritagliarsi un loro spazio nel export italiano”.
La Regione sta spingendo per pubblicizzare, soprattutto tra gli operatori di settore stranieri, i vini Doc prodotti in Liguria e per diffondere la conoscenza dei vitigni tradizionali. «Per il settore vitivinicolo – spiega Barbagallo – sono previste nuove opportunità: un primo bando è stato approvato dalla giunta regionale nell’ambito della misura 133 del Programma regionale di sviluppo rurale, il secondo prevede nell’ambito dell’Organizzazione comune di mercato Vino il sostegno di azioni promozionali e pubblicitarie nei mercati dei Paesi extra Ue». Il primo bando, finanziato con fondi comunitari, è stato vinto dal progetto “La Liguria ama i suoi vini” presentato dall’Enoteca regionale della Liguria. «Le azioni di promozione che abbiamo individuato – spiega Ricci – partono direttamente dai viticoltori: attraverso un sondaggio abbiamo chiesto loro di cosa avessero bisogno. Il progetto è in partenza e si struttura su diversi livelli: sul territorio regionale verrà sviluppata l’azione “Da Levante a Ponente e da Ponente a Levante” per accrescere la conoscenza dei vini di ciascuna provincia; ci rivolgeremo anche alle regioni limitrofe con azioni di promozione, per esempio in Lombardia organizzeremo degli aperitivi durante la Settimana della moda; infine ci apriremo a livello internazionale partecipando a manifestazioni di settore, tra cui la fiera dei vini e dei liquori ProWine di Dusseldorf».
Tra i vari strumenti ideati per promuovere e valorizzare la produzione enologica ligure c’è anche un’applicazione per smartphone dedicata alle aree vinicole e un video in forma di documentario sulle denominazioni Doc e Igt e sulle sedi dell’Enoteca regionale. Per conquistare i mercati esteri l’Enoteca sta lavorando anche insieme ad altre regioni per sviluppare azioni promozionali in Paesi extracomunitari: insieme alla Valle d’Aosta e al Piemonte (che è capofila del progetto insieme alle aziende del Gruppo Fontanafredda) partecipa al bando Ocm Vino con l’obiettivo di portare le aziende vinicole in Canada, Giappone e Stati Uniti. «Andiamo insieme a un gruppo forte – spiega Ricci – che ha già esperienza all’estero: i nostri produttori esportano già in tutto il mondo ma questa è un’occasione importante per farsi conoscere ancora meglio. La critica che rivolgono spesso ai vini liguri è che sono un po’ più cari degli altri: è vero, ma la Liguria è un territorio difficile per fare agricoltura. Bisogna tenere presente che produrre il vino in questa terra richiede una fatica, un impegno e una passione uniche e che l’agricoltura ha anche un valore altissimo per la tutela del territorio».