Tariffe invariate dagli anni precedenti, offerte last minute degli alberghi, locandine fuori dai locali che segnalano pranzi e cene super scontati, così la Riviera ligure ha cercato quest’estate di diventare appetibile agli occhi dei turisti. Negli ultimi anni a questi stratagemmi tradizionali si sono affiancati nuovi strumenti che aiutano la “caccia al cliente”.
Booking.com, Venere.com, Expedia, Trivago, Groupon, Groupalia sono solo alcuni dei siti che si consultano abitualmente per prenotare un albergo e soprattutto per scovare un’offerta. Se poi si deve fare un regalo si opta spesso per i cosiddetti cofanetti regalo. Anche in questo caso c’è l’imbarazzo della scelta: vacanza in famiglia, fuga romantica, rilassante evasione, 2 notti d’incanto, 4 giorni fuori dal mondo e molti altri. Ormai si trovano facilmente, per non dire ovunque: agenzie turistiche, negozi elettronici, librerie, siti internet e perfino supermercati.
Alla fine di agosto erano 204 le attività (32 cofanetti) nella sezione universi (ristorazione, benessere, avventura…) legati alla Liguria sul sito internet Smarbox.com. Nel dettaglio 11 cofanetti e 65 attività per i soggiorni, 3 cofanetti e 8 attività per il soggiorno con centro benessere, 4 cofanetti e 15 attività per soggiorni e sapori., 7 cofanetti e 28 attività per il solo benessere, 4 cofanetti e 24 attività per la sezione gourmet e 3 cofanetti e 23 attività per sport e svago.
UN MIX DI VANTAGGI E VISIBILITÀ
Tipologie di servizi differenti in molti aspetti. Siti come Booking.com offrono una piattaforma online che consente a una struttura di iscriversi e farsi pubblicità; vengono per questo soprannominati “siti vetrina”. Il cliente, quando acquista, instaura un rapporto diretto con l’albergo. Booking svolge solo un ruolo d’intermediario nel trasmettere alla struttura i dettagli della prenotazione. Il cliente, salvo casi particolari, paga direttamente in hotel. Diverso è per i pacchetti regalo, Groupon e simili. Si acquista un coupon, quindi pagando subito, e si prenota dopo. Questi metodi alternativi per prenotare una vacanza o un ristorante permettono al consumatore di avere un’ampia scelta e di trovare quello che desidera al prezzo più basso. Con Groupon gli sconti arrivano anche al 50-70%. Se per chi acquista tutto questo può essere vantaggioso, bisognerebbe capire se lo è anche per proprietari di ristoranti e alberghi. «Personalmente ho deciso di non usufruire di Smartbox o Groupon. Penso siano degli intermediari tra il nostro lavoro e i clienti, anzi forse è più giusto dire che lucrano sul nostro prodotto – dichiara Mafalda Papa, proprietaria dell’Hotel Hermitage di Genova e presidente dell’Associazione albergatori di Genova e provincia – chi decide di appoggiarsi a questi servizi non può scegliere autonomamente il prezzo da proporre a seconda del periodo in cui chi acquista vuole usufruire del buono. Il gestore può solo specificare sulla propria offerta, alcuni giorni in cui non prevede di prendere questo tipo di prenotazioni. Diverso è per Booking: decido io quando mettere a disposizione delle camere e a quanto». La speranza è quella di riempire il locale nei periodi di bassa affluenza: «Non è da tanto che aderisco a Smartbox. Anche se è ancora presto per un bilancio, voglio essere ottimista – dice Brunella Conte di Cà del Vescovo di Imperia – l’augurio è che possano arrivare turisti nei mesi non estivi, nei quali altrimenti dovrò tenere chiuso. Avevamo tentato di accedere anche a Booking, ma non ci ha accettato: siamo una struttura troppo piccola».
BOOKING NON È PER TUTTI
Questi operatori possono rifiutare un albergo se ritengono che non risponda ai canoni richiesti dalla clientela. Elementi di valutazione sono, ad esempio, tipologia dell’alloggio e locazione. Ottenere l’iscrizione su Booking.com fa quindi gola a molti alberghi perché permette di essere visualizzati da milioni di utenti in tutto il mondo: «Questo portale si è andato a sostituire alle agenzie di viaggio straniere e italiane – spiega Mara Chiappella, una dei proprietari dell’Hotel Moneglia – ci procura l’80% dei nostri clienti. In un momento, ti possono prenotare una stanza anche da altre nazioni. Unico difetto è il pagamento: se non usufruiscono del soggiorno, è difficile ottenere il saldo. I dati della carta di credito che si chiedono al momento della prenotazione, possono anche essere di una prepagata e capita che non abbia copertura». «Non si ha la cultura giusta. Se prenoto un volo low cost e poi non ne usufruisco, perdo la quota versata. Dovrebbe essere lo stesso per l’albergo», puntualizza Mafalda Papa.
BOOKING MADE IN VARAZZE
Un Booking.com in piccolo è stato creato a Varazze: «Abbiamo ideato il sito varazze.com che offre lo stesso tipo di servizio per gli alberghi del nostro territorio – annuncia Andrea Bruzzone, presidente dell’Associazione albergatori di Varazze e titolare del Villa Centa – controllato e gestito da noi. Sugli altri siti sono un po’ perplesso. Aumentano una concorrenza che si potrebbe definire sleale. Già in primavera abbiamo avuto episodi di alberghi di due e tre stelle che scontavano la camera a 40 euro: un albergo a quattro stelle non potrebbe sostenere sconti così forti. La crisi e il brutto tempo hanno stelle non potrebbe sostenere sconti così forti. La crisi e il brutto tempo hanno inciso sull’inizio stagione, per fortuna ci siamo ripresi; a luglio e agosto abbiamo lavorato molto bene. Dall’anno scorso non abbiamo avuto perdite. La paura si ha ora per l’inverno: in passato ospitavamo gruppi di viaggi organizzati, ora ce ne sono meno. Alcuni alberghi pensano di chiudere per l’intera stagione perché non riuscirebbero neanche a coprire i costi basilari». Che questi strumenti innovativi accentuino un già esistente antagonismo distruttivo tra esercenti, figlio della crisi, è il pensiero di molti.
COMMISSIONI COME TASSE
Altra nota dolente è la percentuale di commissione che si deve a questi intermediari e trovare proprietari di locali che li rivelano non è facile; per Booking.com si aggira al 15%. Percentuali nettamente più alte per Smartbox: «Ci chiedono un 45%, altre marche il 40% – rivela Silvia Gatti, dipendente dell’Hotel Serena di Lerici – se si vende un pacchetto a 60 euro, a noi ne arrivano 33 Iva inclusa. Capisco che loro debbano pagare i negozi che vendono queste offerte, ma le commissioni sono comunque alte.
Clienti ce ne portano, ma il vero guadagno è solo se si fermano ulteriori notti». Per Groupon e Groupalia tassi ancora più alti: «Abbiamo optato per questi siti un paio di volte, in bassa stagione. Chiedono dal 30 al 50% del voucher che vendi, il guadagno è davvero minimo. Sono un veicolo promozionale», racconta un ristoratore genovese che preferisce rimanere anonimo per paura di avere ripercussioni sul suo lavoro. Immaginando di essere un albergatore e di mettere l’offerta su questo sito il calcolo è rapido: di norma le camere costerebbero 80 euro a notte, con lo sconto del 50% si riescono a vendere 30 voucher. Si ottengono così 1200 euro. Occorre però pagare la commissione all’intermediario (ipotizzando il 50%), si incassano 600 euro invece di 2400. Perché allora se il profitto è così minimo si aderisce? La decisione di attuare sconti così forti è spesso dettata dall’esigenza di riempire il locale; attirare più gente possibile non per avere incredibili guadagni, ma per rimanere a galla e non chiudere. «Abbiamo provato qualche tempo fa a inserire un deal su Groupon, ci siamo trovati bene. Abbiamo venduto molti tagliandi – confessa Damian Ranasinghe, gestore dei ristoranti Soho di Genova – siamo già noti e quindi al momento non abbiamo più bisogno di questo tipo di pubblicità, ma penso che per un locale agli inizi possa essere un’ottima idea per farsi conoscere». Opinioni discordanti sono se in questo modo si fidelizza o no un cliente. In molti sottolineano il rischio che il consumatore si affezioni più al sito e agli sconti, piuttosto che al locale. «Molte persone vengono da noi solo quando inseriamo l’offerta su Groupalia, il 10 o al massimo il 15% tornano da noi senza il coupon», sottolinea Stefano Grillo, uno dei proprietari di Oltreconfine cafè di Genova. «Cercare ovunque lo sconto è legato al periodo di crisi che stiamo attraversando. Nel momento di ripresa questi mezzi non scompariranno, ma – auspica Mafalda Papa – subiranno un arresto».