Una Genova Blue, Green e Smart. È ciò che propone Alessandro Pitto, nella sua utima relazione da presidente di Spediporto all’assemblea pubblica odierna alla conclusione di un mandato lungo sei anni.
Una relazione che ha guardato al futuro della città e del porto di Genova attraverso questi tre elementi.
«Ormai conosciamo a memoria l’elenco delle grandi opere che stanno interessando la nostra città e la nostra regione. Un programma complessivo di 27 interventi per un controvalore di 2 miliardi di euro che si stima genereranno occupazione diretta di 22.500 unità per i prossimi 4 anni. Terzo valico, nodo ferroviario, nuova diga foranea, riorganizzazione del nodo di San Benigno, miglioramento dell’accessibiltà ferroviaria del bacino di Genova Pra’». A questo elenco manca la Gronda: «I primi studi di fattibilità – ricorda Pitto – risalgono al 2002 e il dibattito pubblico al 2009, occorre procedere senza ulteriori esitazioni. Sia un pilastro su cui costruire una rete di trasporti liguri più robusta».
Una Genova orientata sul suo porto non può prescindere anche da un aspetto che è nazionale, ma riguarda da vicino tutti gli operatori: l’inquadramento giuridico delle Autorità di Sistema Portuale, che va modificato. «Il rischio è che siano tassate come imprese private ma costrette a muoversi con vincoli e carico amministrativo degli enti pubblici».
La Genova green non può prescindere dal progetto di Green Logistic Valley «espressione compiuta della Zls, catalizzatore di investimenti per lo sviluppo di nuove filiere innovative orientate all’ecosostenibilità e al potenziamento della capacità logistica e tecnologica del territorio» dice Pitto, che fa l’esempio della Zal di Barcellona (Zona de Actividad Logística) dove sono riuniti i più importanti marchi dell’automotive, dell’e-commerce, dell’alimentare, dei beni di consumo. «Con laboratori avanzati, centri di analisi automatizzati, la sperimentazione del 5g il porto spagnolo è diventato leader del Mediterraneo. La stessa opportunità si offre al porto di Genova».
Pitto evidenzia che sono allo studio ipotesi di reperimento e utilizzo di aree retroportuali in zone che potrebbero non essere del tutto adatte allo scopo: «A metà strada tra porto e mercati di destinazione, quindi in posizioni che rischiano di creare un incremento nei costi di trasporto e uno scarso miglioramento della sostenibilità ambientale».
La vicinanza delle Zls al porto potrebbe consentire forme di sperimentazione di navettamento mediante l’impiego di mezzi elettrici pesanti. Questo, secondo Pitto, è il momento di rilanciare una visione aggiornata. «La Zls rafforzata incrementa l’offerta innovativa e l’effetto reshoring sulle global value chains che impongono una sapiente diversificazione».
Spediporto ricorda che occorre ragionare sul porto di servizio alle merci. «La merce è il cliente finale di un porto. Vogliamo aprirci al mercato dei servizi logistici a valore aggiunto».
Sulla Genova Smart Pitto è chiaro: «Le possibilità offerte dal fatto che Genova ospiterà la landing station del BlueMed Cable e del 2Africa Cable non devono cadere nel vuoto, su questo tema però occorre agire in grande, mettere a fattor comune le potenzialità e le competenze del comparto tecnologico di Genova con quelle del settore portuale e logistico per creare innovazione digitale, innovazione concreta, in un’ottica business-oriented».
Spediporto chiede un incubatore di startup innovative (a cui Bucci ha dato risposta), radicando a Genova un centro di competenze digitali specializzate in shipping e logistica.
La proposta è di alzare il livello di funzionamento del Port Community System: «Non solo digitalizzare processi basati sulla carta e sull’interazione umana, ma ridisegnando i processi sulla base delle possibilità offerte dalla tecnologia, costruendo un vero smart port. Siamo seduti su un enorme giacimento di big data che aspettano di essere sfruttati per infondere intelligenza nei processi portuali. Invitiamo gli stakeholder ad aprire un ragionamento sul futuro del Pcs, ritornarne proprietari e deciderne insieme il futuro sviluppo».
Per la programmazione del futuro di porto e città Spediporto sostiene che ci sia bisogno di un progetto corporate per Genova.