Torta pasqualina, cima alla genovese, lattughe ripiene. Pandolce, canestrelli, biscotti del lagaccio, panera. Il pesto, naturalmente. Sono solo alcuni dei prodotti dell’antichissima tradizione gastronomica genovese che presto, se realizzati secondo i parametri dell’apposito disciplinare, potranno ottenere la De.Co. del Comune di Genova. Una denominazione che certifica una produzione 100% genovese e che assicura che anche l’intera filiera sia legata territorialmente al capoluogo ligure.
Sono circa 700 i Comuni italiani che oggi si avvalgono delle De.Co. e che sfruttano questo strumento di marketing territoriale per promuovere il loro nome in Italia e nel mondo e per mantenere vive antichissime produzioni locali. Oggi anche Genova, dopo essere rimasta a guardare per anni, ha deciso di puntare su questa iniziativa: «Il fatto che questa città, con la sua lunghissima storia gastronomica, non avesse ancora la De.Co lascia perplessi – commenta Virgilio Pronzati, esperto enogastronomico, in occasione del lancio dell’iniziativa sulla De.Co, presentata oggi nella gelateria-pasticceria genovese Salotto di Dolcezza – Ma ora le basi ci sono e – oltretutto – le De.Co. sono molto più rapide da istituire, a differenza delle altre denominazioni riconosciute dalla legge comunitaria: Dop, Igt e Stg hanno tempi lunghissimi. Certi prodotti sono scomparsi prima della conclusione del decorso per la Dop».
La proposta, presentata dal consigliere Mario Mascia, è stata approvata la scorsa settimana in consiglio comunale: «Ai fini dell’istruttoria abbiamo allegato anche una bozza di logo, ma quello definitivo verrà scelto in base a un concorso di idee che spero venga lanciato a breve – spiega il consigliere – A quel punto, una volta scelto il marchio definitivo della De.Co. genovese, resterà da insediare l’apposita commissione, già normata dal regolamento: presieduta dal sindaco e dall’assessore competente, o dai loro delegati, sarà composta da cinque rappresentanti delle categorie interessate e della Camera di commercio, da un esperto nominato dall’ente camerale e da un membro indicato dal consiglio comunale. Entrerà in attività in tempi ragionevolmente brevi».
Dopo aver atteso a lungo, ora artigiani e commercianti sperano proprio in una rapida conclusione dell’iter: «Mi auguro che il percorso sia rapido – osserva Elisabetta Filippello, artigiana titolare del Salotto di Dolcezza – e confido anche che tutti coloro che credono in questo progetto, dagli artigiani come me ai commercianti, siano uniti nel portarlo a termine».
Ma cosa serve per ottenere la De.Co di un prodotto agroalimentare? Materie prime 100% genovesi, ma non solo: «Il piatto deve avere una tradizione di almeno 25 anni e deve essere realizzato con le giuste modalità e gli strumenti idonei – spiega Pronzati – Il prodotto De.Co. è artigianale, se ne può avvalere solo l’artefice del prodotto, mentre il commerciante lo può vendere. E la grande distribuzione farà di tutto per averli». Un grande strumento di promozione: «La De.Co. permetterà di riconoscere i nostri prodotti più tipici, di grande qualità – afferma Felice Negri, presidente di Confartigianato Genova – Il marchio verrà attribuito con grande attenzione e questo ne aumenterà la valenza».
Ma anche iniziative tipiche del nostro territorio potranno ottenere la De.Co: «Sagre locali o eventi più grandi, come Euroflora o il Salone Nautico, potranno avere il riconoscimento. Così come il mortaio per il pesto o lo stampo per i corxetti», precisa Filippello.
De.Co. è marketing territoriale, ma anche un modo per dare valore alle piccole produzioni locali, facendo sì che non spariscano: «A Genova abbiamo un importante patrimonio di storia e tradizione gastronomica, da preservare e valorizzare, la denominazione comunale stimolerà anche i nostri piccoli produttori a portare avanti la loro attività», conclude Filippello.