Liguria prima per numero di ricoverati all’ospedale per positività al Covid ogni 100 mila abitanti: 32,6. Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe sull’epidemia da Covid-19 rileva nella settimana 14-20 ottobre, rispetto alla precedente, un incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi.
Gimbe evidenzia un altro aspetto preoccupante: i dati confermano che i sistemi di tracciamento sono già saltati in gran parte del territorio nazionale.
Le notevoli variabilità documentano che la “prima diga” è ormai fuori uso in alcune regioni: la Liguria è seconda con quasi un caso positivo su quattro. Adesso l’obiettivo primario è prevenire il sovraccarico di ospedali e terapie intensive, per contenere l’incremento della letalità.
«Con l’aumentare vertiginoso dei numeri – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – il dato nazionale non rende conto di marcate differenze regionali, oltre che provinciali, che indicano le aree che richiedono provvedimenti più restrittivi per circoscrivere tempestivamente tutti i focolai e arginare il contagio diffuso». Il report dei principali indicatori documenta un peggioramento in tutte le Regioni su tutti i fronti, fatta eccezione per il modesto incremento dei casi testati.
A livello nazionale l’incremento percentuale dei casi totali è del 18,9%, con variazioni regionali che oscillano dal 7,8% della Provincia Autonoma di Trento al 44,9% della Campania.
«In questa fase di rapida risalita dei contagi – spiega Cartabellotta – piuttosto che contare i numeri del giorno, è fondamentale seguire la dinamica delle curve su base settimanale. Infatti, dal 6 ottobre si impenna il trend dei casi attualmente positivi, dei pazienti ricoverati con sintomi e di quelli in terapia intensiva, seguito una settimana dopo da quello dei decessi». In altri termini, anche se in termini di numeri assoluti cambia l’ordine di grandezza, l’andamento di tutte le curve è ormai molto simile. In dettaglio in Liguria i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti sono 289, quinto posto italiano. Un incremento percentuale dei casi del 21,7%.
Anche sul versante delle ospedalizzazioni il trend è diventato esponenziale: nella settimana 14-20 ottobre i pazienti ricoverati con sintomi sono già un primato nazionale: 32,6 ogni 100 mila abitanti, come già detto. I ricoverati in terapia intensiva sono 2,1 ogni 100 mila abitanti, terzo posto nazionale in coabitazione con Sardegna e Lazio.
«L’avvicendarsi di Dpcm a cadenza settimanale – evidenzia Cartabellotta – e la parallela introduzione di ulteriori misure in alcune Regioni, dal coprifuoco alla chiusura dei centri commerciali nei weekend, dimostrano tuttavia che la politica non ha una vera strategia per contenere la seconda ondata. Se, come riferito dal premier Conte in Parlamento, l’obiettivo è quello di tutelare sia la salute sia l’economia, governo, Regioni ed Enti locali devono prendere atto che il virus corre sempre più veloce delle loro decisioni. Non si può continuare a inseguirlo basandosi sui numeri del giorno che riflettono i contagi di 15 giorni prima, ma occorre guardare alla proiezione delle curve a 2 settimane per decidere immediatamente lockdown mirati, eventuali zone rosse locali e misure restrittive molto più rigorose».