Dal 30 marzo, al massimo ai primi di aprile, al via la manifestazione di interesse per l’Hennebique di Genova. Predisposta la scheda tecnica, con le stime dei costi di intervento, che il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale (proprietaria dell’edificio) Paolo Emilio Signorini, ha annunciato tra i 70 e i 100 milioni, promettendo ovviamente maggiore precisione in fase di predisposizione del bando e poi in attesa di avere il test del mercato. Stimati anche i costi delle possibili demolizioni interne (l’edificio, esternamente, dovrà restare così com’è), analizzando diverse soluzioni. Quella con le demolizioni minori costerebbe circa due milioni, visto il frazionamento dell’operazione, un po’ meno l’ipotesi di demolire parti più grandi.
In teoria la finestra per partecipare è stata fissata entro due mesi, ma l’assessore comunale all’Urbanistica del Comune di Genova Simonetta Cenci, specifica che alcuni potenziali investitori, incontrati al Mipim di Cannes, dove il potenziale di Hennebique è stato presentato al mondo, avrebbero richiesto un po’ più di tempo. L’assegnazione del compendio è fissata al 30 di ottobre.
Signorini ammette, visto che si tratta di un’area di notevole dimensioni, che probabilmente sarà ritenuta ammissibile anche un’offerta per blocchi.
La scheda
Superficie del lotto 8.239 mq (un corpo di fabbrica, 6 piani fuori terra, un piano semi-interrato); superficie lorda già praticabile: 26.300 mq; 5.500 mq occupati dalle celle di conservazione delle granaglie (base 3×4 metri, altezza media interna 17 m), del tutto inaccessibili. La superficie lorda potenzialmente calpestabile è di 40 mila mq. Volume lordo complessivo 220.000 mc.
La concessione sarà al massimo per 90 anni. «Visto che comunque ciò che potrebbe nascere lì dentro sarà altamente remunerativo – specifica Signorini – riteniamo che possa suscitare interesse». Il presidente conferma un certo interessamento per esempio di Msc, per farne un polo crocieristico proprio in combinazione con ponte Parodi.
L’edificio non era mai stato mappato, né ricostruito con le tecnologie attuali, né studiato per capire quali potessero essere le parti da salvare o possibili da demolire. Il lavoro è stato realizzato dall’Università di Genova.
Un grattacielo orizzontale, l’hanno definito, che potrà essere utilizzato per metterci uffici, spazi commerciali, hotel, servizi per il tempo libero. A livello perimetrale, Hennebique è stato “stralciato” da ponte Parodi, in modo da poter ricevere offerte focalizzate solo sull’edificio. «Abbiamo mantenuto – specifica Cenci – il massimo del 10% destinabile a uso commerciale, vista la vicinanza con il centro storico».
«Chi acquisirà lo stabile – commenta Stefano Francesco Musso, professore dell’Università di Genova al dipartimento di Architettura e design – non dovrà far perdere il valore memoriale dell’edificio, che contiene 344 celle granarie, costruite per ospitare 65 mila tonnellate di grano». Obbligatoria quindi una destinazione museale o comunque la pubblica fruizione degli spazi coincidenti con le celle granarie, conservate con finalità memoriali e testimoniali, in prossimità del corpo centrale; una sezione esemplificativa del sistema di movimentazione delle granaglie al piano terra del corpo centrale; le macchine per la movimentazione delle granaglie ricollocate nello spazio a doppia altezza del vano centrale o in prossimità del fronte mare. Il gruppo di lavoro per la scheda tecnica suggerisce l’implementazione di questa proposta museale, con ulteriori e significativi elementi della storia della tecnica, dell’industria, della portualità, del commercio e dell’organizzazione del lavoro (compreso il fenomeno migratorio) a Genova nell’età industriale.
Il soprintendente Vincenzo Tinè specifica che «potranno essere tolti gli abusi che si sono accumulati nel corso degli anni e aperte le finestre, che al momento sono finte. La conservazione interna invece può essere rivisitata».
Per Marco Scajola, assessore regionale all’Urbanistica, «Hennebique è un esempio di cosa intendiamo per rigenerazione urbana e recupero. Siamo una delle regioni capofila, per la legge sulla rigenerazione urbana.