La centrale Enel di Genova inattiva da mesi e che fra tre anni dovrebbe tornare al demanio portuale? Per gli ingegneri genovesi la soluzione è semplice: può essere una risorsa di grande impatto per rifornire di energia proprio lo scalo genovese, realizzando contemporaneamente risparmi nei costi e salvaguardia all’ambiente, creando economie, occupazione e nuove prospettive di diverso tipo. A lanciare la proposta è A&B Web Edition”, il mensile degli ingegneri liguri curato dell’Ordine di Genova.
Per la centrale a carbone Enel del porto di Genova, dismessa nel marzo scorso, dopo 88 anni di attività, che dovrà essere restituita nel 2020 all’Authority portuale proprietaria dell’area sotto la storica Lanterna e sulla quale è in corso un acceso dibattito fra chi la vuole rasa al suolo, chi la vede museo di archeologia industriale, chi spera diventi un’area da riconvertire a fini produttivi e così via, c’è una soluzione inedita.
Gli ingegneri sottopongono alle istituzioni e in particolare al competente gestore (ADSP del Mar Ligure Occidentale), agli enti e agli operatori economici un progetto preciso frutto di un primo studio e accurati calcoli: la centrale Enel continui a produrre energia, ma in maniera pulita e finalizzata a soddisfare il fabbisogno del porto di Genova.
«Basti questo dato – si legge nell’articolo di A&B – a far riflettere: alimentando da terra una grande nave da crociera ferma in porto 10 ore, si eviterebbe di bruciare fino a 20 tonnellate di combustibile, equivalenti a 60 tonnellate di anidride carbonica non emesse in atmosfera, ovvero le emissioni annue di 25 automobili! Il tutto nel rispetto, anzi seguendo Piani e norme europee e puntando a risparmi considerevoli e alla salvaguardia dell’ambiente. Dal 1 gennaio 2020 nei trasporti marittimi a livello mondiale dovranno essere garantiti limiti più stretti per le emissioni inquinanti e i vettori navali che navigheranno in ogni tratto di mare saranno tenuti all’utilizzo di combustibili per uso marittimo con tenore di zolfo non superiore allo 0,50% in massa e durante la sosta nei porti nazionali allo 0,10% in massa. Quindi il combustibile tradizionale dovrà essere gradualmente sostituito, e in questa direzione si sta muovendo L’Unione Europea. A questa misura si affianca il cosiddetto “cold ironing” ossia l’elettrificazione delle banchine portuali con la possibilità di fornitura elettrica diretta per le navi che sosteranno in porto, sulla falsariga di quanto già realizzato a Livorno nel 2015. Da qui la proposta di concretizzare, attraverso un’indagine per la ricerca della disponibilità di un operatore economico di settore, sulla falsariga di quanto già intrapreso nel 2009 in occasione della riconversione della centrale Enel di Ortona, che subentri al gestore nell’esercizio di una nuova centrale riconvertita con sistemi a turbogas a ciclo combinato, eventualmente ridimensionata dall’attuale potenza di 300 MW».