Parte dalla Spezia un progetto di Blue Economy, un passo avanti rispetto alla Green Economy definita nel 2012 dall’Unione Europea. A lanciarlo è Giorgia Bucchioni, pioniera della crociere, componente del Consiglio direttivo dell’Associazione agenti marittimi La Spezia, vicepresidente di Confindustria spezzina e presidente della costituenda Blue Vision, una società no-profit di coordinamento.
Dopo anni in cui l’Italia ha “snobbato” il settore, perdendo anche una consistente fetta di investimenti europei, Bucchioni raccoglie e rilancia la sfida della sostenibilità presentando un progetto alla Fondazione Carispezia. Gli ingredienti ci sono tutti per accogliere le istanze della Blue Economy: due porti commerciali, La Spezia e Carrara, uniti in un’area che comprende parchi nazionali come le Cinque Terre e regionali come Montemarcello, le Apuane e l’Appennino; enti di ricerca marina come il Distretto delle Tecnologie Marine e l’Enea, ma anche porticcioli turistici e nautica da diporto, grande e piccola industria cantieristica, scuole professionali e soprattutto una bellissima costa da preservare e difendere.
I dati parlano chiaro: oggi in Europa oltre 5 milioni di addetti operano intorno all’economia ambientale, per un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno. In Italia ci sono 185 mila imprese con 835 mila occupati. Un terreno fertile, anche perché la nostra penisola è completamente affacciata sul Mediterraneo che, pur rappresentando solo l’1% delle acque marine del pianeta, ospita il 20% dei traffici marittimi.
Da qui la scelta di creare un contenitore, un “hub”, che voglia creare delle partnership con gli altri soggetti presenti nell’economia marittima e territoriale, con l’obiettivo di raggiungere un sistema condiviso, almeno in questo settore.
Come lavoro preliminare Blue Vision inizierà a monitorare il territorio, quindi a fare ricerca e infine a mettere a punto progetti finanziabili riguardanti prima di tutto la costa, che in questa zona è soggetta all’erosione e allo sgretolamento dei terrazzamenti. Secondo Giorgia Bucchioni, serve puntare su una diffusa conoscenza dell’importanza strategica della Blue Economy per un territorio come quello spezzino, ma anche sulle scuole e sui giovani in una provincia in cui l’economia marina e marittima ha sempre più importanza.
Ma come può incidere la Blue Economy in Liguria? Sulla gestione dei porti e dei porticcioli, sul turismo in riviera, sulla sorveglianza marittima integrata, sullo sviluppo delle biotecnologie, sulla lotta al degrado e all’erosione delle coste, problema prioritario nelle Cinque Terre.
Proprio alla Blue Economy Med è stato dedicato un convegno nella sede di Unioncamere a Roma. Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali, ha incentrato il proprio intervento sulla questione della sicurezza della navigazione su cui le compagnie di navigazione devono oramai fare i conti. «La sfida – ha sottolineato Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – non è nella contrapposizione fra interessi economici e interessi ambientali bensì nella crescita congiunta ed equilibrata. Di qui l’assenso di Legambiente alla proposta di Blue Vision per la creazione di una cabina di regia che consenta di sfruttare la Blue economy come risorsa attiva del Paese».
Evidenziate anche alcune esperienze di punta della Blue economy in Italia, quale il porto turistico di Marina d’Arechi, presieduto da Agostino Gallozzi, progettato e costruito con un’attenzione nei dettagli e nell’uso dei materiali alla compatibilità ambientale.