In Liguria cala l’occupazione, crolla quella femminile. È quanto denuncia Cgil Liguria sulla base dei dati Istat sul mercato del lavoro in Liguria riferiti al terzo trimestre 2016.
Secondo la Cgil, «per il secondo trimestre di fila cala l’occupazione che con 7 mila occupati in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si attesta a 609 mila unità. Nonostante l’occupazione maschile cresca (7 mila unità in più) il dato non compensa il crollo della componente femminile che, per il terzo trimestre consecutivo continua a perdere terreno con meno 14 mila addette (cifra che si somma alle 5 mila del primo trimestre e alle 12 mila del secondo)».
A preoccupare anche la disoccupazione che cresce del 5,8 per cento pari a 55 mila unità, (arrivando ad un tasso dell’8,3 per cento) contro l’1,2 per cento della media nazionale e soprattutto del dato del Nord Ovest dove la disoccupazione è in calo dell’1,8 per cento.
Secondo Marco De Silva responsabile dell’Ufficio Economico Cgil Liguria e autore del report nei settori “Occupazione maschile, dipendenti, turismo e costruzioni” «troviamo segni positivi e conferme di un certo recupero produttivo e occupazionale, mentre prosegue il lento calo dell’industria in senso stretto e soprattutto il forte arretramento del cuore dell’occupazione ligure: le altre attività dei servizi (porti, logistica, pubblica amministrazione, istruzione, sanità, ecc.) che perdono ben 16 mila addetti in un trimestre. Gli ultimi bagliori dell’esonero contributivo ed il continuo affermarsi dei voucher quale strumento di compenso sganciato da contratti di lavoro, sostengono ancora una dinamica del mercato del lavoro ligure che mostra sempre più segni di inequivocabile rallentamento, ridimensionamento e di ulteriore polarizzazione tra componenti di genere e di settore».
Federico Vesigna, segretario generale Cgil Liguria, sottolinea come la perdita di posti di lavoro stia disegnando una Liguria sempre piccola dove a pagare il prezzo più alto sono le donne costrette a scegliere tra la famiglia e lavori precari e mal pagati. «La situazione è difficile – sottolinea Vesigna – perché i successi del turismo si traducono in un continuo aumento dei voucher che non possono in alcun modo sopperire ai posti di lavoro persi nel manifatturiero. Nel frattempo cominciano a sentirsi i primi contraccolpi occupazionali del rallentamento dei traffici marittimi così non si può andare avanti: manca una strategia per tornare a crescere e una politica capace di disegnare un nuovo modello di sviluppo e ci auguriamo che a partire dal prossimo incontro del 10 gennaio la Regione faccia sul serio con la definizione di un nuovo piano strategico per sviluppo e crescita».